Parole – scritta l’ 11 agosto 2008

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Che strano essere è il poeta.

pensa quanto tempo sprecato,

a ricercare parole e rime e frasi e sillogismi

e paragoni ed ossimori.

Per cosa? Per spiegar con le parole,

per raccontare, per ricordare, di quei silenzi.

Di quegli stessi silenzi, fra me e te.

Di quei silenzi che t’innalzano ad amore,

e con la stessa furia di un monsone,

ti precipitano in basso,

ti distruggono il cuore.

 

Il poeta maledetto

Avviso ai lettori – scritta il 14 agosto 2003

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Troppo a lungo ho atteso,

troppo tempo è passato

ch’io destassi la mente;

se d’un fragore impetuoso,

tra stretti greti s’infrange,

come pluvial tempesta mi rugge.

Piange il mio cielo,

alimentando tempesta.

M’acqueterò al mare

che un dì, sbocco vedrò.

Ma d’ora in avanti,

dammi atempore musa la grinta,

la rabbia di scotere gli animi.

E trascinar nel volger delle mie passioni,

chi sventurato s’affacciasse

a rimirar le mie parole.

 

Il poeta maledetto

 

Bellezza d’angelo – scritta il 26 marzo 2000

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D’un tempo che mai fu

e il cuore mio volle inventare,

naufrago m’avvidi,

negli occhi tuoi profondi come il mare.

L’argento su quell’onde della sera

dalle tue chiome battuto fu in splendore.

M’innamorai del bello e ciò è normale,

solo adorare posso te, così speciale.

Terrena non può essere, lo so, la tua bellezza;

un angelo tu sei, non vi è incertezza.

La luce del tuo viso è così pura,

che al fianco tuo svanisce ogni paura.

Ricambia il cuore mio quel tuo candore,

giurandoti infinito, eterno amore.

 

Il poeta maledetto

 

Che strano è il cuore – scritta il 6 gennaio 1998

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Che strano è il cuore,

ancora non mi spiego

come del tempo possa farsi gioco,

come l’amor possa invertirgli il corso.

Ti vedo ancor

dal velo del ricordo avvolta,

come la piccola mia donna,

qualche anno addietro.

Scorrono i giorni come pioggia e vento,

vanno veloci: lampo e turbamento.

Non se ne cura però eterno amore,

l’andato tempo ancor più giovane

lo fa apparire.

Sicché ai miei occhi

la beltà tua brilla

ed in sospiro

dico addio alla donna che fosti

mentre bambina

al mio cuore or ti culli.

 

Il poeta maledetto

 

La chitarra – scritta il 25 novembre 1995

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Dita che corron veloci

sulle corde di una chitarra,

accarezzano il suono

e la melodia del tempo.

Sono tristi i ricordi,

com’è triste il tuo cuore.

Sei rimasta sola,

con la tua amica,

dolce chitarra.

Dita che corron veloci

sulle corde della chitarra.

Batte il mio cuore,

ti prego, rispondi al telefono.

Sono io mio amore,

or non sei più sola.

Suoniamo insieme all’amore

che quando sei con me

non esiste più il dolore.

Dita che corron veloci

sulle corde di un innamorato cuore.

 

Il poeta maledetto

 

Il volontario – scritta il 7 aprile 1995

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C’era un tempo un ragazzino

che giocava a far la guerra.

Occhi rossi, color del fuoco.

Per lui, no! Non era un gioco.

Crebbe insieme ai soldatini.

Crebbe in lui quel desiderio,

per gli altri strano di sparare.

E con i rami degli alberi,

si esercitò per imparare.

Quando divenne grande,

scoppiò la guerra.

E lui per giocare,

si andò ad arruolare.

Arrivò sul fronte,

con gli occhi rossi, color del fuoco.

Voleva sparare.

E quel desiderio antico,

adesso avrebbe appagato.

Ma invece di sparare,

andò al fronte

e fu sparato.

 

Il poeta maledetto

 

Il tempo di un giorno – scritta il 5 marzo 1995

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Uno, due, tre, quattro, cinque.

La prima luce che nasce,

dissolvendo le ombre.

Un suono di flauto

che accompagna l’abbraccio del sole,

il suo sorriso sul mondo.

Le nuvole che fuggono nel cielo,

scivolando sull’oro

dei sogni di un bimbo.

I pensieri e i desideri degli uomini

si ritrovano in giochi d’intrecci,

formando colline fiorite.

E’ li dietro che il sole va a morire.

Mentre un alito di vento

muove le foglie degli alberi,

nel silenzio della notte,

nascosto in un cespuglio,

un folletto ripete:

“ottantaseimilatrecentonovantanove,

ottantaseimilaquattrocento,

uno, due, tre”.

la prima luce rinasce,

mentre un giorno nuovo comincia.

 

Il poeta maledetto

 

Primavera – scritta il 10 febbraio 1995

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Fiorellino di primavera,

nascesti quando ancora faceva freddo,

ma tenesti duro, e non ti lasciasti andare.

E il bel tempo è venuto,

e il tuo cuore è sbocciato.

Dal tuo corpo è nato un frutto

che da acerbo è diventato maturo.

Ed ora fiorellino, dammi il tuo frutto maturo.

Fiorellino mio, fatti baciare.

 

Il poeta maledetto

 

Castello – scritta il 28 gennaio 1995

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Castello in cui un tempo fremeva la vita.

Dove un tempo i bimbi giocavano

mentre le madri,

li vigilavano amorevolmente.

E correvano, e ridevano i bambini.

Insieme a loro sarebbe cresciuto un re,

e avrebbe posto il suo sigillo

fuori dalle tue mura.

Le tue torri avrebbero simboleggiato

la sua potenza,

e i tuoi cannoni la sua forza.

Sarebbe stato grande fra tutti gli uomini,

sorretto dal braccio di suo padre, il re,

fino a quando non avrebbe

imparato a camminare.

In una notte di temporale

la regina l’avrebbe fatto nascere.

Suo padre attendeva

ch’egli s’affacciasse alla vita,

seduto fuori da una stanza.

La pioggia cadeva sulle tue torri,

ed ogni goccia scivolava giù,

portata via nel fango.

Mentre il cielo urlava, il re aspettava.

Ma da quella stanza non uscirono

né il nuovo re, né la regina.

Al pianto del cielo

si unì quello di un uomo.

E se la collera del temporale passò,

quella dell’uomo non ti risparmiò.

Da castello che eri, diventasti rudere.

Un tempo in te nacque la vita,

adesso ella ti sfugge.

Sui gradini di ciò che resta delle tue torri,

dove ora le erbacce ti solleticano,

avrebbe potuto crescere un re,

figlio di re.

Antico castello, cullavi la gioia,

custodendola tra le tue mura.

Ora che non hai più porte,

né più finestre;

ora che sei un rudere

e non hai gioia da custodire,

in te regna la desolazione,

seduta su di un trono vuoto.

Al tramonto, nel brontolio del vento,

tra le mura del tuo scheletro s’ode,

unito al fruscìo delle erbacce,

l’antica disperazione di un uomo,

e il pianto

di un bimbo mai nato.

 

Il poeta maledetto

 

Quando e perché – scritta il 11 giugno 1994

 

Quando la vita ti muore tra le mani.

Quando il tempo vola via

e vorresti fermarlo e non ci riesci.

Quando le parole che dici

si uniscono in un unico filo

e si perdono nel silenzio.

Quando le forze ti abbandonano

e hai voglia soltanto di dormire.

Quando i tuoi sogni crollano,

e la speranza ti abbandona.

Quando questi quando

ti martellano il cervello,

istante dopo istante;

è allora

che stai sprecando la tua esistenza.

Perché il tempo

puoi plasmarlo a tuo piacimento;

perché le parole che non dirai

non andranno mai perdute;

perché le forze dell’immaginazione

non ti abbandonano mai;

perché dai sogni che crollano,

nascono sempre nuovi sogni

e la speranza è come la tua ombra.

A volte puoi non vederla,

ma sai che c’è,

ci dev’essere da qualche parte.

E se la vita ti muore tra le mani,

se assapori l’essenza della morte,

diventerai un grande maestro.

Ogni tuo gesto sarà seguito

dagli sguardi di migliaia di persone.

Un tuo grido farà sussultare il mondo.

Il tuo sguardo penetrerà il pensiero

e ti porterà in un’altra dimensione

in cui sarai tu, la vita e la morte.

Dormici sopra,

domani guarderai il mondo

con gli occhi di un maestro di vita.

Domani guarderai il mondo

con i miei occhi.

 
Il poeta maledetto