Qual fil di cotone teso,
tra dita sottili spezzandosi.
A rimirar mi trovo le due estremità.
Una più lunga, l’altra più corta.
E dir non saprei qual già vissuta
e qual rimanente.
Questa fragile vita dedicata,
a chiunque non fosse me stesso.
Ed or mi trovo alieno nel mondo.
Come se svegliato mi fossi da un sonno profondo.
Visi e sorrisi in strada,
che non conosco e non riconosco.
Chi toccato ne ha un pezzo,
chi ne toccherà l’altro.
Io,
incastro nel tempo,
non mio.
Ma sconosciute mani attendo.
Plasmar futuro e emozioni
di chi scrivendo vive,
di fragili parol come cotone.
Solo,
unica via per lasciar traccia.
In un futuro di cocci assestati insieme,
e con rapprese mani a scrivere,
nell’istante dell’ultima carezza,
un brivido ancora mi porterà
a quel pezzo di cotone ch’è volato
e all’altro che fra le dita è restato.
E del nodo fatto e risciolto,
per una verità non detta.
Per un sorriso che si è spento,
nel cuore di un poeta maledetto.