Luce e buio – scritta il 27 luglio 2008

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D’un’ombra mi vanto,

ad un’ombra mi stringo, nel sole.

Luce d’incanto

e disincanto rimane.

Di flebile luce mi vanto,

ad essa mi stringo, nel buio.

Vana illusione

disillusione rimane.

E tu.

A chi darò il tuo viso,

mentre il tuo viso darai a un altro?

Chi stringerò al mio fianco,

mentre sbiadisce in penombra

quel che di te rimane?

Chi mi darà vittoria,

su campo di sconfitta,

Dove perduta guerra

misera, m’attese?

D’un destino che segnato il tempo

mi scandisce la vita.

Ad un battito di cuore

ho legato un sospiro.

E lacrime ho versato,

che in terra perle ai porci ho dato.

Maledette lacrime ho versato.

Commiserando a goccia, a goccia,

la stupida follia d’aver creduto amore.

E piango,

d’una maledettissima pazzia,

quel che m’hai dato

e che per sempre m’hai tolto.

Quel che ti ho dato

e che per sempre hai perduto.

 

Il poeta maledetto

Quel ch’è gia mio – scritta il 21 marzo 1997

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Toglietemi gli occhi

ch’io non possa vederla,

che gia riflessa in me

la luce sua fa casa.

Toglietemi le gambe

ch’io non possa correr da lei,

che gia nel mio cuore

c’incontriamo e ci amiamo.

Toglietemi le mani

ch’io non possa toccarla,

che gia carezza magica

l’anima mia la sua figura,

ché mente mia piena di lei trabocca.

Toglietemi il futuro

ch’io vivo di presente,

sicché d’amor d’un attimo

la fine lui non teme.

Ma non toglietemi la voce

ch’io non possa

gridarle che l’amo.

Perché morir per lei

più vivo testimone amore vuole,

che viver senza lei

morir sussurra Morte.

Ch’io non possa dirle

che è con me per sempre,

tra le sue dita è il filo

che lento scorre,

a tesser la mia sorte.

 

Il poeta maledetto

 

Dei tuoi occhi – scritta il 9 giugno 1995

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Cos’è quella luce ch’è nei tuoi occhi?

Perché in questo silenzio fra te e me,

seduti su questa panchina,

sento il mio cuore

sussurrare il tuo nome?

Cos’è quella luce ch’è nei tuoi occhi

che offusca la luce di queste mille stelle

che su di noi respirano piano?

Un battito più forte

e il tuo nome è già sulle mie labbra.

Poi va lontano, portato via dal vento.

Ma ho bisogno ancora del tuo nome,

ho bisogno del tuo cuore

sulle mie labbra lasciate vuote.

Di quella luce ch’è nei tuoi occhi.

Di baciarti nel silenzio ch’è fra te e me,

seduti su questa panchina,

in una notte di mille stelle

che su di noi respirano piano.

 

Il poeta maledetto

 

Il tempo di un giorno – scritta il 5 marzo 1995

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Uno, due, tre, quattro, cinque.

La prima luce che nasce,

dissolvendo le ombre.

Un suono di flauto

che accompagna l’abbraccio del sole,

il suo sorriso sul mondo.

Le nuvole che fuggono nel cielo,

scivolando sull’oro

dei sogni di un bimbo.

I pensieri e i desideri degli uomini

si ritrovano in giochi d’intrecci,

formando colline fiorite.

E’ li dietro che il sole va a morire.

Mentre un alito di vento

muove le foglie degli alberi,

nel silenzio della notte,

nascosto in un cespuglio,

un folletto ripete:

“ottantaseimilatrecentonovantanove,

ottantaseimilaquattrocento,

uno, due, tre”.

la prima luce rinasce,

mentre un giorno nuovo comincia.

 

Il poeta maledetto

 

Cuore d’uomo – scritta il 21 febbraio 1995

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L’oggetto giusto, al momento sbagliato.

Sei una luce di candela

nel bagliore del giorno.

Sei occhiali da sole

in una giornata di pioggia.

Nei colori del mondo,

rappresenti l’eroe in bianco e nero.

Cavaliere dalla spada di paglia

e dalla corazza di carta.

Combattente di battaglie già perse.

Prigioniero di un sentimento profondo,

che senza di te

mancherebbe di una piccola,

piccolissima parte.

Non so perché ti sto ad ascoltare.

Cuor mio,

forse perché il tuo silenzio è vita.

 

Il poeta maledetto

 

Luce – scritta il 1 febbraio 1995

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Seme affondato nel buio.

Nascosto nel profondo di ognuno.

Di speranze ti nutri e diventi pianta.

Ed il vento ti strappa via le foglie;

ed il temporale ti spezza i rami.

Ma il pianto del cielo,

rugiada del dolore,

accarezza i tuoi fiori,

che sbocciano in un mondo di pace.

E il seme dell’uomo

ritrova la luce.

 

Il poeta maledetto

 

La luce – scritta il 30 gennaio 1995

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E fu buio su tutti noi.

Il freddo avvolse i nostri sensi.

Ci addormentammo senza sapere

se e quando ci fossimo svegliati.

L’ultima parola che ricordo

fu quella del capitano che diceva:

“ibernazione”.

Sognai di essere da solo,

e di camminare avanti.

Ma avanti c’era il nulla,

tutt’intorno era nulla,

eppur continuavo ad andare avanti,

anche se non riuscivo

a vedere le mie mani, le mie gambe.

Tremiti improvvisi

assalirono il mio corpo.

Cominciai a sudare e non avevo mani

per asciugare il sudore

e non avevo nemmeno un corpo

che avrebbe potuto sudare.

Ero li, anzi, pensavo di esser li,

ma in realtà era il nulla

e anch’io ero il nulla.

Pensai che mai più

sarei uscito da quel buio,

da quel vuoto

che il nulla mi creava intorno.

Poi finalmente nacque la luce.

Apparì piccola

come la fiamma di una candela

e s’ingrandì sempre di più

uccidendo il nulla.

E tutt’intorno fu la luce.

Il capitano sorrideva.

Il salto nello spazio

alla velocità della luce

era perfettamente riuscito.

L’astronave adesso

scivolava lenta nel cosmo

un pò più in là di Mizar.

Il ricordo del nulla spariva,

mentre negli occhi dell’equipaggio

rinasceva la luce.

 

Il poeta maledetto

 

Maledizione – scritta il 27 maggio 1994

 

Nella luce del sole

mi hai negato il tuo amore.

Tra i rumori del giorno

mi hai negato la tua voce.

Al mio abbraccio

hai negato il tuo corpo.

Ed ora che le tenebre

avvolgono il mondo,

ora che non s’ode altro rumore

che quello del pianto

di creature infernali,

a questa luna piena,

pregna di presagi nefasti

io prometto:

che la tua anima

non possa aver mai pace,

perché negandomi il tuo amore

ti sei condannata ad ottener rifiuti

per tutta la vita,

fino alla fine dei tuoi giorni

l’amore ti verrà negato.

La tua voce si leverà con rammarico,

inascoltata.

Perché tu non conosci cosa sia

la voce della verità.

Ed il tuo corpo,

non è stato mio,

non sarà di nessun altro.

Lo prometto, lo prometto alla luna.

Ed insieme al pianto

delle creature infernali,

si leverà un altro pianto: il tuo.

Perché mi hai perso una volta

e mai più mi avrai.

Ma io sarò il tarlo

che distrugge l’albero,

sarò la goccia che rode la pietra.

Sarò la tua dannazione eterna,

il tuo rimorso continuo.

Questa luna testimonierà

la sentenza che io ti infliggo:

Maledetta sarai,

senza di me per l’eternità.

Perché mi hai perso una volta

e mai più mi avrai.

 
Il poeta maledetto

Tenebra e Luce – 21 febbraio 2009

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Come giorno e notte,
di susseguirsi note senza pause,
di tediosa cantilena,
un crepuscolo infinito,
di un’eclissi eterna.
Forzato ad aiutare,
sempre, ad ogni favorevole
e non voluta occasione.
Quasi come condanna,
come una missione suicida
in cui arma del delitto io sono.
Pistola caricata a salve,
che serva a spaventare il male.
Calamita per reietti,
per chi ha qualcosa da chiedere,
per chi ha bisogno di me.
Eppure,
saranno gli occhi azzurri,
la camminata lenta,
lo sguardo sicuro,
a trarre in inganno e a far credere
che pur sen’ali io sia qui,
mandato per servire?
E intanto questa fiamma avvolge,
d’un calore che dentro mi cresce.
D’un dolore e un rancore
che come diavolo rugge.
Rimanendo un’ombra.
Io, prigioniero di me stesso,
che aspetto d’esser liberato.
Io, vittima ogni giorno
di una nuova buona azione.

 

Il poeta maledetto

Mango – Luce

Mango > Credo 2 (1998) > Luce

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Parlo di una storia che svanì
Di quei giorni che lasciano troppa sete…
Come mai… tu ritorni… e sei ancora qui?
E l’inverno sui rami già diventa estate
Sei… sei… con me…
E chissà se ti ho perso mai…
Qui… qui… perché… ?

Parlo d’amore e di un cielo che io abbandonai
E di me, di te, di noi due indifesi
Tu mi accarezzi le mani…
Ma che cosa fai?
Forse che tutto va…
Anche gli anni spesi…
Sei… qui… con me
Ti cercai… ti dimenticai
Sei… qui… con me
Ancora…
Ancora…
Ancora…
Come allora…
Luce che purifichi i miei sogni
Scendi piano dentro me…
Luce che rischiari apertamente
Non lasciarmi da solo mai… ti prego…
Mai… mai… mai… voglio amore…
Nella forza che mi dai
Nel coraggio che mi dai…
Luce che una strada sola insegni…
Uh… uh… uh…

Senti questa vita che trafigge così…
E ci porta con sé col suo passo lieve
Ma tu sei qui…
Ti cercai… ti dimenticai…
Sei… qui… con me…
Ancora…
Ancora…
Ancora…
Come allora…
Luce che purifichi i miei sogni
Scendi piano dentro me…
Luce che rischiari apertamente
Più vive in me, bruciante in me, dentro me
Luce che una strada sola insegni…
Non lasciarmi da solo mai… ti prego…
Mai… mai… mai… voglio amore…
Nella forza che mi dai
Nel coraggio che mi dai…