Il tempo di un giorno – scritta il 5 marzo 1995

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Uno, due, tre, quattro, cinque.

La prima luce che nasce,

dissolvendo le ombre.

Un suono di flauto

che accompagna l’abbraccio del sole,

il suo sorriso sul mondo.

Le nuvole che fuggono nel cielo,

scivolando sull’oro

dei sogni di un bimbo.

I pensieri e i desideri degli uomini

si ritrovano in giochi d’intrecci,

formando colline fiorite.

E’ li dietro che il sole va a morire.

Mentre un alito di vento

muove le foglie degli alberi,

nel silenzio della notte,

nascosto in un cespuglio,

un folletto ripete:

“ottantaseimilatrecentonovantanove,

ottantaseimilaquattrocento,

uno, due, tre”.

la prima luce rinasce,

mentre un giorno nuovo comincia.

 

Il poeta maledetto

 

La sposa di un altro – scritta il 23 settembre 2009

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Non ho saputo resistere,
non ho potuto
non cedere alla tentazione.
E son venuto a prendermi
quel bianco non mio
della tua anima,
da confondere all’oscura tenebra
che è nella mia.
Ed or che sconfitto,
di opaca sfida in cui,
puntato avevo sulla mia disfatta,
a riscuoter vengo
quella vincita.
Accoglimi in te,
sei mia!
Quelle bianche vesti
di dosso ti strapperò.
E della mia pelle
il tuo corpo fascerò.
Chiudi gli occhi
e abbandonati all’amore,
mentre di rosso passione
sto colorando il tuo cuore.

 

Il poeta maledetto

 

Fine di una storia – scritta il 22 febbraio 1995

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Uno sconosciuto immobile

alla fermata della metropolitana.

Con la ventiquattrore in mano,

con lo sguardo fisso sui binari.

Un fischio,

un bagliore all’entrata della galleria,

la metro si ferma.

Ma lo sconosciuto non sale.

Lo sguardo è fisso sulla sua immagine,

riflessa nel vetro della metro.

La porta si chiude, un fischio e si parte.

La metro scivola va,

davanti agli occhi di uno sconosciuto.

Una carrozza, poi un’altra,

nell’ultima, una ragazza seduta

che legge un giornale.

Capelli lunghi, occhi chiarissimi,

labbra rosse di petali di rosa.

Si volta, due sguardi s’incrociano.

Uno sconosciuto, una sconosciuta,

una metro che si perde

nel fondo buio di una galleria.

Una ventiquattrore abbandonata

alla fermata della metropolitana,

mentre s’odono i passi

di uno sconosciuto che va via,

lontano da un amore perduto.

Quello di una sconosciuta

dagli occhi chiarissimi,

dai lunghi capelli,

le labbra rosse di petali di rosa

che sapevano dire soltanto “ti amo”.

I passi di uno sconosciuto che va via

dicendo: “Addio Anna”.

Il fischio di una metro che scorre veloce,

portandosi via una ragazza

che legge un giornale bagnato di lacrime.

Mentre le labbra rosse di petali di rosa

adesso san dire soltanto “addio”.

 

Il poeta maledetto

 

Prova di lampi – scritta il 5 novembre 1994

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Sguardo imbambolato,

una via di mezzo

tra lo stare attenti e l’addormentarsi;

e quella cassetta incomincia a pulsare.

Sierra, delta, lima, juliette.

Le gocce di sudore rigano

le facce stravolte degli allievi,

mentre nella sala regna il silenzio,

rotto soltanto

dal lieve fruscio dei fogli di carta

e dal tonfo della penna

mentre lascia il segno del suo passaggio.

Il cuore batte forte, la tensione è alta;

c’è chi inizia a muoversi nervosamente,

mentre qualcun altro si chiede:

“Ma quando finiscono questi gruppi?”

Un nodo si stringe sempre più forte alla gola,

fino a quando non arriva l’atteso segnale di BT.

La prova è finita;

c’è chi sorride soddisfatto

e chi invece, perplesso, resta in silenzio.

Ritti. Attenti.

Si abbandona l’aula lasciandovi

la speranza di prendere un bel voto,

e lasciandovi la puzza di sudore.

 

Il poeta maledetto

 

Giusy Ferreri – Non ti scordar mai di me

Dedicata alla donna

che ha saputo

graffiarmi il cuore.

A te,

mia

“occhi di cielo”

 

Il poeta maledetto

 

 

 

 Se fossi qui con me questa sera
Sarei felice e tu lo sai.
Starebbe meglio anche la luna,
ora piu’ piccola che mai.
Farei anche a meno della nostalgia
Che da lontano
Torna a portarmi via
Del nostro amore solo una scia
Che il tempo poi cancellera’
E nulla sopravvivera’.

Non ti scordar mai di me,
di ogni mia abitudine,
in fondo siamo stati insieme
e non e’ solo un piccolo particolare.
Non ti scordar mai di me,
della piu’ incantevole fiaba
che abbia mai scritto,
un lieto fine era previsto e assai gradito.

Forse e’ anche stata un po’ colpa mia
Credere fosse per l’eternita’.
A volte tutto un po’ si consuma,
senza preavviso se ne va.

Non ti scordar mai di me,
di ogni mia abitudine,
in fondo siamo stati insieme
e non e’ solo un piccolo particolare.
Non ti scordar mai di me,
della piu’ incantevole fiaba
che abbia mai scritto,
un lieto fine era previsto e assai gradito.

Non ti scordar…
Non ti scordar…

Non ti scordar mai di me,
di ogni mia abitudine,
in fondo siamo stati insieme
e non e’ solo un piccolo particolare.
Non ti scordar mai di me,
della piu’ incantevole fiaba
che abbia mai scritto,
un lieto fine era previsto e assai gradito.

Amor parla di te – 7 marzo 2009

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Tramonti fuggir lontano vedo

Indeciso se rincorrerli o meno.

Amor negato fu di tatto e vista

Ma nuova speme inverno vinse in cuore

Or che fiorir di primavera resta.

Tutto è cambiato.

Amor che muto angelo volando cadde

Mormora un nome, il tuo,

Al sussultante cuore mio ch’in esso brama.

Radice d’ogni mio desio mosso all’averti

Amor lo scrisse in cuore mio in passato.

Soltanto oggi l’ho letto

Evanescente, flebile,

Illeggibile quasi, dimentico di quel che fu.

Lunghe notti buie ho trascorso solo.

Aspettando quel segno che perduto avevo.

Mai avrei pensato così vicino ritrovarlo…

In me, celato custode di tutto punto armato.

Alzata lama a riappropriarsi libertà voluta.

Vivo finalmente!

In suo respiro il mio, unica voce vibra.

Tutto mi parla d’amore in te.

Amor parla di te, mio tutto.

 

Il poeta maledetto