Gelsomino d’estate – scritta il 9 agosto 2008

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Mia vita,

mio sorriso.

Viaggiatore distratto di un mondo distante.

Vago su strade calde, deserte,

aspettando la fonte, da cui dissetarmi.

Aspettando frescura, un alito di vento,

dal quale respirare.

Estate di cuori,

coppie che si amano,

mano nella mano li vedo camminare,

parlare, baciarsi, viversi.

Ed io li invidio,

e m’attristisco.

La mano volgo avanti,

ad accarezzare un pensiero

delle mie notti tristi,

col solitario compagno cuscino.

Tu,

mia vita,

mio sorriso.

Ti aspetto e ti desidero,

come acqua e fonte a cui dissetarmi d’amore,

come un alito di vento, per respirare

e continuare a vivere.

Perché della tua immagine oramai,

splendida nel tuo candore,

nel tuo sorriso ingenuamente perverso,

respiro e vivo,

ed ho paura di svegliarmi,

ed infrangere un sogno.

Perché altro non esiste nel mio cuore,

che non sia tu,

che non sia il tuo nome.

 

Il poeta maledetto

Dubbio – 29 luglio 2008

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Sorriso amaro.

Sorriso falso.

Ma che m’importa

oramai.

Cancellata traccia

dimenticata vita.

Immutabile passato

indicibile futuro.

Distanza, distacco.

Quel che è mio è mio

ed io son forte.

Son solo e maledettamente forte.

Nulla mi tocca, nulla mi…

Lacrime amare.

Lacrime vere.

Perché dimenticar non posso, perché?

Immutabile passato

invincibile futuro.

Distanza presi

e la mia mente, mente:

quel che mi fu tolto resta.

Forte davvero sono?

Se di un ricordo schiavo,

maledettamente vinto resto?

Ma nulla mi tocca, nulla mi

farà stare ancora male.

Ma tu…

 

Il poeta maledetto

VITA – scritta il 19 luglio 2008

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Qual fil di cotone teso,

tra dita sottili spezzandosi.

A rimirar mi trovo le due estremità.

Una più lunga, l’altra più corta.

E dir non saprei qual già vissuta

e qual rimanente.

Questa fragile vita dedicata,

a chiunque non fosse me stesso.

Ed or mi trovo alieno nel mondo.

Come se svegliato mi fossi da un sonno profondo.

Visi e sorrisi in strada,

che non conosco e non riconosco.

Chi toccato ne ha un pezzo,

chi ne toccherà l’altro.

Io,

incastro nel tempo,

non mio.

Ma sconosciute mani attendo.

Plasmar futuro e emozioni

di chi scrivendo vive,

di fragili parol come cotone.

Solo,

unica via per lasciar traccia.

In un futuro di cocci assestati insieme,

e con rapprese mani a scrivere,

nell’istante dell’ultima carezza,

un brivido ancora mi porterà

a quel pezzo di cotone ch’è volato

e all’altro che fra le dita è restato.

E del nodo fatto e risciolto,

per una verità non detta.

Per un sorriso che si è spento,

nel cuore di un poeta maledetto.

 
Il poeta maledetto

Imperatore dei granchi di fiume – scritta il 28 gennaio 1995

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Imperatore dei granchi di fiume.

Le tue chele avrebbero fatto invidia

a qualsiasi creatura marina.

In tutta la tua vita,

nel percorso di tanti fiumi,

mai una volta avevi assaggiato

il sapore della sconfitta

in un combattimento.

Nessuno avrebbe osato contraddirti

perché le tue chele erano gigantesche,

ma il tuo cuore lo era ancora di più.

La tua forza era grande soprattutto

nel tuo spirito di sacrificio.

Lo dimostrasti quando una rete

intrappolò un intero branco di trote.

Non avevano ancora quindici lune,

e nemmeno le avrebbero viste

se tu non fossi intervenuto.

E prima ancora che chiedessero aiuto,

le tue magnifiche chele

avevano già tagliato la rete

e liberato i tuoi sudditi.

Se non avessi avuto

chele così forti e così grandi

non avresti mai potuto liberarli,

e forse,

non saresti rimasto impigliato.

Imperatore dei granchi di fiume,

hai dato la vita per i tuoi sudditi.

E loro non ti dimenticheranno mai.

Nemmeno adesso, che ritto

su di un piatto di maccheroni al sugo,

sei l’imperatore,

della tavola di un pescatore.

 

Il poeta maledetto

 

Mamma – scritta il 28 gennaio 1995

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In ogni attimo della mia vita

hai fatto qualcosa per me.

In ogni tuo gesto,

in ogni cosa che hai fatto,

il tuo primo pensiero sono stato io.

Quello che nessun altro avrebbe potuto darmi,

me l’hai donato con gioia

in tua profonda sofferenza.

Mi hai dato la vita,

e mi hai chiesto in cambio

qualcosa che molte volte

ho dimenticato di dirti.

Qualcosa che adesso

non ti negherò mai più.

E che continuerò a ripetere

ogni volta che sussurrerai il mio nome:

“Mamma, ti voglio bene.”

 

Il poeta maledetto

 

Castello – scritta il 28 gennaio 1995

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Castello in cui un tempo fremeva la vita.

Dove un tempo i bimbi giocavano

mentre le madri,

li vigilavano amorevolmente.

E correvano, e ridevano i bambini.

Insieme a loro sarebbe cresciuto un re,

e avrebbe posto il suo sigillo

fuori dalle tue mura.

Le tue torri avrebbero simboleggiato

la sua potenza,

e i tuoi cannoni la sua forza.

Sarebbe stato grande fra tutti gli uomini,

sorretto dal braccio di suo padre, il re,

fino a quando non avrebbe

imparato a camminare.

In una notte di temporale

la regina l’avrebbe fatto nascere.

Suo padre attendeva

ch’egli s’affacciasse alla vita,

seduto fuori da una stanza.

La pioggia cadeva sulle tue torri,

ed ogni goccia scivolava giù,

portata via nel fango.

Mentre il cielo urlava, il re aspettava.

Ma da quella stanza non uscirono

né il nuovo re, né la regina.

Al pianto del cielo

si unì quello di un uomo.

E se la collera del temporale passò,

quella dell’uomo non ti risparmiò.

Da castello che eri, diventasti rudere.

Un tempo in te nacque la vita,

adesso ella ti sfugge.

Sui gradini di ciò che resta delle tue torri,

dove ora le erbacce ti solleticano,

avrebbe potuto crescere un re,

figlio di re.

Antico castello, cullavi la gioia,

custodendola tra le tue mura.

Ora che non hai più porte,

né più finestre;

ora che sei un rudere

e non hai gioia da custodire,

in te regna la desolazione,

seduta su di un trono vuoto.

Al tramonto, nel brontolio del vento,

tra le mura del tuo scheletro s’ode,

unito al fruscìo delle erbacce,

l’antica disperazione di un uomo,

e il pianto

di un bimbo mai nato.

 

Il poeta maledetto

 

Quando e perché – scritta il 11 giugno 1994

 

Quando la vita ti muore tra le mani.

Quando il tempo vola via

e vorresti fermarlo e non ci riesci.

Quando le parole che dici

si uniscono in un unico filo

e si perdono nel silenzio.

Quando le forze ti abbandonano

e hai voglia soltanto di dormire.

Quando i tuoi sogni crollano,

e la speranza ti abbandona.

Quando questi quando

ti martellano il cervello,

istante dopo istante;

è allora

che stai sprecando la tua esistenza.

Perché il tempo

puoi plasmarlo a tuo piacimento;

perché le parole che non dirai

non andranno mai perdute;

perché le forze dell’immaginazione

non ti abbandonano mai;

perché dai sogni che crollano,

nascono sempre nuovi sogni

e la speranza è come la tua ombra.

A volte puoi non vederla,

ma sai che c’è,

ci dev’essere da qualche parte.

E se la vita ti muore tra le mani,

se assapori l’essenza della morte,

diventerai un grande maestro.

Ogni tuo gesto sarà seguito

dagli sguardi di migliaia di persone.

Un tuo grido farà sussultare il mondo.

Il tuo sguardo penetrerà il pensiero

e ti porterà in un’altra dimensione

in cui sarai tu, la vita e la morte.

Dormici sopra,

domani guarderai il mondo

con gli occhi di un maestro di vita.

Domani guarderai il mondo

con i miei occhi.

 
Il poeta maledetto

The shadow – scritta il 30 maggio 1994

 

Non abbiamo mai vissuto, mai.

Perché la vita non è

l’attendere che passi un momento.

Non è una sequenza di eventi

che ci scorrono via tra le mani.

La vita non è meccanica,

la vita non è comprensibile

e non ci appartiene.

La vita è di un ubriaco,

la vita è di un pazzo,

la vita è di qualcuno

che non ha ancora vissuto.

Io non sono vivo,

tu non sei viva,

il mondo non è vivo.

Ma allora perché siam qui?

Perché esistiamo?

E le tue domande

mi fanno comprendere

quanto diversi siamo,

quanto tu non riesca a comprendere.

Sono un cieco in un mondo di persone

che guardano sempre più lontano

di quanto riescano realmente a vedere

E sono l’unico che vede questa luce,

la luce della vita.

E vivo scacciato, invidiato, assassinato,

da chi non è cieco,

da chi vede e quindi non vede,

da chi non vive,

da chi non ha capito

che non si può esser vivi,

perché si deve soltanto esser vita.

Io sono la vita, tu sei la vita,

eppure non capisci.

Non guardare davanti al tuo viso,

non è quella la luce.

Chiudi gli occhi, non pensare,

non ascoltare.

Eccola. Ora puoi vedere la luce.

Sei tu. La luce sei tu.

Adesso che non riesci più a comprendere

hai capito.

Adesso che non riesci più a vedere

hai visto.

Adesso che non riesci più a vivere

sei la vita.

Ed io divento un’ombra,

la vita della vita,

il grande segreto che nessuno mai saprà,

nemmeno tu.

Adesso tu mi appartieni,

ed io non appartengo a te.

Light and Shadow,

Shadow and Light.

 

Il poeta maledetto

Trasferimento

Cari amici e amiche,

è giunta l’ora per il poeta maledetto di trasferirsi di nuovo.

Quando tornai al sud,

speravo che le cose andassero diversamente.

Così non è stato.

E dopo un periodo di pochi mesi, nei quali è successo di tutto e di più.

L’unica soluzione possibile, dopo che le persone più strette,

si sono rivelate una delusione immane,

lasciandosi abbindolare da loschi individui, egoisti e vigliacchi;

è andarmene.

Riprendermi quella vita che comunque avevo già.

E’ duro e triste ammetterlo,

ma ogni volta che pensi di fare qualcosa per qualcuno,

il risultato sarà sempre qualcosa di catastroficamente negativo…

Per te.


Ritorno al nord.

Entro fine mese, (cacciato) devo andarmene.

I primi tempi saranno duri.

Visto che per il momento sto cercando di racimolare i soldi necessari ad un alloggio e al biglietto del treno.

Per mangiare Dio provvederà.


Almeno mi libero da questo inferno quotidiano in cui

convivo con individui che mi rinfacciano di esser venuto qui a sfruttare la situazione.

Io che da 15 anni su 34, ho sempre contato sulle mie sole forze, in giro per il mondo, tra tempeste di flutti,

ed altre poco piacevoli situazioni, dove bastava davvero poco per… passare a miglior vita.


Mi sento deluso, afflitto, sconfitto.

Ma almeno ho due consolazioni.

La prima: comunque vada, posso solo migliorare;

la seconda: ho il sorriso di una donna nel cuore.

Troverò la mia via. Non ho mai smesso di cercarla.


A presto

Il poeta maledetto

Il mio mondo – 31 marzo 2009

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D’una carezza, d’un bacio,

di mille parole non dette.

Saperti mia,

saper di due cuori

che battono all’unisono,

d’una sola travolgente passione.

Di mille perchè

e d’una sola certezza.

Che fatto fui per esserti accanto

che fatta fosti per essere mia.

D’un cammino tortuoso,

mare in flutti impetuoso,

Perduto in onde straniere,

su malevoli scogli sbattuto.

Fu così che approdai su quel viso,

dorati lidi a incorniciar quel sorriso.

Occhi tuoi sian per me nascondiglio,

sia il tuo abbraccio prigionia di emozioni.

Sulle tue labbra lasciami morire

in un unico eterno attimo d’amore.

Perchè altro non esiste

che non t’appartenga.

Perchè vita non esiste

se non sia nel tuo cuore.

 

Il poeta maledetto