Perle – scritta il 4 marzo 1995

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In una notte d’agosto, una stella lontana

scivolò via dal buio del cosmo

e si tuffò nel mare.

Le onde argentate si colorarono d’oro

e una luce nuova avvolse il mondo.

Ma la stella perse il suo sorriso,

la sua gioia di vivere.

E nascosta in fondo al mare

cominciò a piangere.

E le sue lacrime divennero perle.

Un marinaio le raccolse

e ne fece una collana.

La donò alla luna

in cambio dell’amore di una donna.

Ma la collana si spezzò,

e le perle ricaddero nel mare.

Un marinaio le raccolse

e ne fece una collana.

La donò ad una donna

in cambio di un sorriso.

Ma la collana si spezzò,

la donna perse il suo sorriso

e cominciò a piangere.

E le sue lacrime divennero perle

che il vento portò via

su di una stella lontana

nel buio del cosmo.

In una notte d’agosto,

il mare si riempì di perle.

 

Il poeta maledetto

 

Il vento – scritta il 27 febbraio 1995

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Un granello di polvere

che svolazza per la stanza.

Rivelato da un raggio di sole

che filtra dalla finestra.

Si ferma su di un mobile,

silenziosamente.

Resta li per giorni, per mesi,

forse per anni.

Poi basta una folata di vento

e ricomincia a volare.

Un granello di sabbia

perduto in una spiaggia.

Rivelato da un raggio di sole

del tramonto.

Avvinghiato a tanti altri

in un abbraccio silente.

Resta li per giorni, per mesi,

forse per anni.

Poi basta una folata di vento

e ritorna nel mare.

L’uomo è un granello di polvere

che svolazza in una stanza.

E’ un granello di sabbia

perduto in una spiaggia.

Rivelato da un raggio di sole

che ne illumina la via.

Si ferma a guardare avanti,

silenziosamente.

Resta li per giorni, per mesi,

per anni.

Poi basta una folata di vento,

e se lo porta via.

 

Il poeta maledetto

 

Dattilografa – scritta il 24 febbraio 1995

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Dieci dita che scorrono veloci su di una tastiera.

Tanti tasti che vanno giù,

imprimendo su di un foglio bianco lettere e numeri.

Il ticchettio forsennato, che si spande nella stanza.

Una voce che detta una lettera,

mentre una segretaria accavalla le gambe.

La voce si zittisce, il ticchettio finisce,

un foglio vien strappato.

Un sorriso, una tazza di caffé

e riparte il ticchettio.

Una voce detta una lettera,

mentre una segretaria accavalla le gambe.

 

Il poeta maledetto

 

La sposa di un altro – scritta il 23 settembre 2009

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Non ho saputo resistere,
non ho potuto
non cedere alla tentazione.
E son venuto a prendermi
quel bianco non mio
della tua anima,
da confondere all’oscura tenebra
che è nella mia.
Ed or che sconfitto,
di opaca sfida in cui,
puntato avevo sulla mia disfatta,
a riscuoter vengo
quella vincita.
Accoglimi in te,
sei mia!
Quelle bianche vesti
di dosso ti strapperò.
E della mia pelle
il tuo corpo fascerò.
Chiudi gli occhi
e abbandonati all’amore,
mentre di rosso passione
sto colorando il tuo cuore.

 

Il poeta maledetto

 

Fine di una storia – scritta il 22 febbraio 1995

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Uno sconosciuto immobile

alla fermata della metropolitana.

Con la ventiquattrore in mano,

con lo sguardo fisso sui binari.

Un fischio,

un bagliore all’entrata della galleria,

la metro si ferma.

Ma lo sconosciuto non sale.

Lo sguardo è fisso sulla sua immagine,

riflessa nel vetro della metro.

La porta si chiude, un fischio e si parte.

La metro scivola va,

davanti agli occhi di uno sconosciuto.

Una carrozza, poi un’altra,

nell’ultima, una ragazza seduta

che legge un giornale.

Capelli lunghi, occhi chiarissimi,

labbra rosse di petali di rosa.

Si volta, due sguardi s’incrociano.

Uno sconosciuto, una sconosciuta,

una metro che si perde

nel fondo buio di una galleria.

Una ventiquattrore abbandonata

alla fermata della metropolitana,

mentre s’odono i passi

di uno sconosciuto che va via,

lontano da un amore perduto.

Quello di una sconosciuta

dagli occhi chiarissimi,

dai lunghi capelli,

le labbra rosse di petali di rosa

che sapevano dire soltanto “ti amo”.

I passi di uno sconosciuto che va via

dicendo: “Addio Anna”.

Il fischio di una metro che scorre veloce,

portandosi via una ragazza

che legge un giornale bagnato di lacrime.

Mentre le labbra rosse di petali di rosa

adesso san dire soltanto “addio”.

 

Il poeta maledetto

 

Noce di cocco – scritta il 21 febbraio 1995

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Occhi di ghiaccio, viso freddo e serio.

Coperto da una corazza durissima,

che il vento non penetra;

che la pioggia non penetra;

che nessuna lama scalfisce.

Sei come una noce di cocco,

che nasconde la sua parte migliore.

Il fiore che sboccia dentro te,

appassisce e muore prima di nascere.

Occhi di ghiaccio,

quante parole non pronunciate.

Morte nel silenzio di quelle labbra.

Quanti pensieri spezzati,

consumati nel fumo di una sigaretta.

Noce di cocco fredda e muta.

Coperta da una corazza durissima,

che il vento non penetra;

che la pioggia non penetra;

che nessuna lama scalfisce.

Sei come due occhi di ghiaccio,

che nascondono la loro parte migliore.

Un sorriso sperato,

consumato nel fumo di una sigaretta.

 

Il poeta maledetto

 

Cuore d’uomo – scritta il 21 febbraio 1995

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L’oggetto giusto, al momento sbagliato.

Sei una luce di candela

nel bagliore del giorno.

Sei occhiali da sole

in una giornata di pioggia.

Nei colori del mondo,

rappresenti l’eroe in bianco e nero.

Cavaliere dalla spada di paglia

e dalla corazza di carta.

Combattente di battaglie già perse.

Prigioniero di un sentimento profondo,

che senza di te

mancherebbe di una piccola,

piccolissima parte.

Non so perché ti sto ad ascoltare.

Cuor mio,

forse perché il tuo silenzio è vita.

 

Il poeta maledetto

 

Sirena – scritta il 16 febbraio 1995

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Luna ingannatrice,

non cantare, tanto non ti ascolto.

Non credo a quello che dici.

No! Non può esistere una donna così.

Sei falsa e bugiarda.

Non ci sono donne nell’acqua del mare.

E tu non rispecchi la tua luce

nei loro magici occhi.

Sono da solo qui, in mezzo al mare.

Non si sente il minimo rumore

a miglia di distanza

se non quello delle onde,

sperdute come me in quest’oceano,

in una notte di luna piena.

Poi tutto è un attimo, un guizzo veloce.

Un’onda si frange.

Un’ombra prende forma.

Due occhi mi fissano

in un eterno attimo d’amore

e scompaiono in silenzio.

Mi volgo indietro e guardo la luna.

Luna ingannatrice,

non cantare, tanto non ti ascolto.

Non credo a quello che dici.

Non esistono sirene

nei cui magici e meravigliosi occhi

rispecchi la tua luce.

Sono solo in mezzo al mare.

Sperduto come onde in un oceano,

mentre per me brillano tre lune;

una in alto nel cielo,

due in fondo al mio cuore.

 

Il poeta maledetto

 

San Valentino – scritta il 14 febbraio 1995

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Lo so che a volte sono insopportabile.

Che faccio i capricci come un bambino cattivo,

perché tu non vuoi cullarmi fra i tuoi seni,

accarezzandomi lentamente.

Lo so che mi dai tanto

ed io vorrei tanto di più,

mentre in cambio non ti do nulla.

Lo so che quando mi dimentico

dei nostri appuntamenti,

vorresti strapparmi i capelli da testa,

e non limitarti a dire:

“Lo sapevo!”.

Lo so che mi conosci bene.

Ma forse questo non te l’aspettavi.

Una volta tanto mi sono ricordato di te.

Avvicinati, voglio dirti una cosa:

“Auguri amore”.

 

Il poeta maledetto