Profondo cuore di malto.
Una brocca per vestito
e un’acconciatura di schiuma bianca.
Un sorriso di mille bollicine.
Uno sguardo, un amore.
Birra.
La vita di un sorso;
un sorso di vita.
Il poeta maledetto
In una notte d’agosto, una stella lontana
scivolò via dal buio del cosmo
e si tuffò nel mare.
Le onde argentate si colorarono d’oro
e una luce nuova avvolse il mondo.
Ma la stella perse il suo sorriso,
la sua gioia di vivere.
E nascosta in fondo al mare
cominciò a piangere.
E le sue lacrime divennero perle.
Un marinaio le raccolse
e ne fece una collana.
La donò alla luna
in cambio dell’amore di una donna.
Ma la collana si spezzò,
e le perle ricaddero nel mare.
Un marinaio le raccolse
e ne fece una collana.
La donò ad una donna
in cambio di un sorriso.
Ma la collana si spezzò,
la donna perse il suo sorriso
e cominciò a piangere.
E le sue lacrime divennero perle
che il vento portò via
su di una stella lontana
nel buio del cosmo.
In una notte d’agosto,
il mare si riempì di perle.
Il poeta maledetto
Un granello di polvere
che svolazza per la stanza.
Rivelato da un raggio di sole
che filtra dalla finestra.
Si ferma su di un mobile,
silenziosamente.
Resta li per giorni, per mesi,
forse per anni.
Poi basta una folata di vento
e ricomincia a volare.
Un granello di sabbia
perduto in una spiaggia.
Rivelato da un raggio di sole
del tramonto.
Avvinghiato a tanti altri
in un abbraccio silente.
Resta li per giorni, per mesi,
forse per anni.
Poi basta una folata di vento
e ritorna nel mare.
L’uomo è un granello di polvere
che svolazza in una stanza.
E’ un granello di sabbia
perduto in una spiaggia.
Rivelato da un raggio di sole
che ne illumina la via.
Si ferma a guardare avanti,
silenziosamente.
Resta li per giorni, per mesi,
per anni.
Poi basta una folata di vento,
e se lo porta via.
Il poeta maledetto
Dieci dita che scorrono veloci su di una tastiera.
Tanti tasti che vanno giù,
imprimendo su di un foglio bianco lettere e numeri.
Il ticchettio forsennato, che si spande nella stanza.
Una voce che detta una lettera,
mentre una segretaria accavalla le gambe.
La voce si zittisce, il ticchettio finisce,
un foglio vien strappato.
Un sorriso, una tazza di caffé
e riparte il ticchettio.
Una voce detta una lettera,
mentre una segretaria accavalla le gambe.
Il poeta maledetto
Non ho saputo resistere,
non ho potuto
non cedere alla tentazione.
E son venuto a prendermi
quel bianco non mio
della tua anima,
da confondere all’oscura tenebra
che è nella mia.
Ed or che sconfitto,
di opaca sfida in cui,
puntato avevo sulla mia disfatta,
a riscuoter vengo
quella vincita.
Accoglimi in te,
sei mia!
Quelle bianche vesti
di dosso ti strapperò.
E della mia pelle
il tuo corpo fascerò.
Chiudi gli occhi
e abbandonati all’amore,
mentre di rosso passione
sto colorando il tuo cuore.
Il poeta maledetto
Uno sconosciuto immobile
alla fermata della metropolitana.
Con la ventiquattrore in mano,
con lo sguardo fisso sui binari.
Un fischio,
un bagliore all’entrata della galleria,
la metro si ferma.
Ma lo sconosciuto non sale.
Lo sguardo è fisso sulla sua immagine,
riflessa nel vetro della metro.
La porta si chiude, un fischio e si parte.
La metro scivola va,
davanti agli occhi di uno sconosciuto.
Una carrozza, poi un’altra,
nell’ultima, una ragazza seduta
che legge un giornale.
Capelli lunghi, occhi chiarissimi,
labbra rosse di petali di rosa.
Si volta, due sguardi s’incrociano.
Uno sconosciuto, una sconosciuta,
una metro che si perde
nel fondo buio di una galleria.
Una ventiquattrore abbandonata
alla fermata della metropolitana,
mentre s’odono i passi
di uno sconosciuto che va via,
lontano da un amore perduto.
Quello di una sconosciuta
dagli occhi chiarissimi,
dai lunghi capelli,
le labbra rosse di petali di rosa
che sapevano dire soltanto “ti amo”.
I passi di uno sconosciuto che va via
dicendo: “Addio Anna”.
Il fischio di una metro che scorre veloce,
portandosi via una ragazza
che legge un giornale bagnato di lacrime.
Mentre le labbra rosse di petali di rosa
adesso san dire soltanto “addio”.
Il poeta maledetto
Occhi di ghiaccio, viso freddo e serio.
Coperto da una corazza durissima,
che il vento non penetra;
che la pioggia non penetra;
che nessuna lama scalfisce.
Sei come una noce di cocco,
che nasconde la sua parte migliore.
Il fiore che sboccia dentro te,
appassisce e muore prima di nascere.
Occhi di ghiaccio,
quante parole non pronunciate.
Morte nel silenzio di quelle labbra.
Quanti pensieri spezzati,
consumati nel fumo di una sigaretta.
Noce di cocco fredda e muta.
Coperta da una corazza durissima,
che il vento non penetra;
che la pioggia non penetra;
che nessuna lama scalfisce.
Sei come due occhi di ghiaccio,
che nascondono la loro parte migliore.
Un sorriso sperato,
consumato nel fumo di una sigaretta.
Il poeta maledetto
L’oggetto giusto, al momento sbagliato.
Sei una luce di candela
nel bagliore del giorno.
Sei occhiali da sole
in una giornata di pioggia.
Nei colori del mondo,
rappresenti l’eroe in bianco e nero.
Cavaliere dalla spada di paglia
e dalla corazza di carta.
Combattente di battaglie già perse.
Prigioniero di un sentimento profondo,
che senza di te
mancherebbe di una piccola,
piccolissima parte.
Non so perché ti sto ad ascoltare.
Cuor mio,
forse perché il tuo silenzio è vita.
Il poeta maledetto
Luna ingannatrice,
non cantare, tanto non ti ascolto.
Non credo a quello che dici.
No! Non può esistere una donna così.
Sei falsa e bugiarda.
Non ci sono donne nell’acqua del mare.
E tu non rispecchi la tua luce
nei loro magici occhi.
Sono da solo qui, in mezzo al mare.
Non si sente il minimo rumore
a miglia di distanza
se non quello delle onde,
sperdute come me in quest’oceano,
in una notte di luna piena.
Poi tutto è un attimo, un guizzo veloce.
Un’onda si frange.
Un’ombra prende forma.
Due occhi mi fissano
in un eterno attimo d’amore
e scompaiono in silenzio.
Mi volgo indietro e guardo la luna.
Luna ingannatrice,
non cantare, tanto non ti ascolto.
Non credo a quello che dici.
Non esistono sirene
nei cui magici e meravigliosi occhi
rispecchi la tua luce.
Sono solo in mezzo al mare.
Sperduto come onde in un oceano,
mentre per me brillano tre lune;
una in alto nel cielo,
due in fondo al mio cuore.
Il poeta maledetto
Lo so che a volte sono insopportabile.
Che faccio i capricci come un bambino cattivo,
perché tu non vuoi cullarmi fra i tuoi seni,
accarezzandomi lentamente.
Lo so che mi dai tanto
ed io vorrei tanto di più,
mentre in cambio non ti do nulla.
Lo so che quando mi dimentico
dei nostri appuntamenti,
vorresti strapparmi i capelli da testa,
e non limitarti a dire:
“Lo sapevo!”.
Lo so che mi conosci bene.
Ma forse questo non te l’aspettavi.
Una volta tanto mi sono ricordato di te.
Avvicinati, voglio dirti una cosa:
“Auguri amore”.
Il poeta maledetto