La fatina della grotta azzurra – scritta 11 settembre 1996

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Era una notte come tante,

eppur speciale era la luna,

che si specchiava sul mare

e col suo argento

avvolgeva i faraglioni.

Navigante eri lontano

e lontano era il tuo cuore da tutto.

Ma più forte fu il desiderio

di avvicinarti a quelle coste.

Fu forse la melodia delle onde;

complice la tua solitudine,

che ti convinse a navigar

per quella luce ch’era li,

accanto alla grotta,

e non poteva essere una stella.

Era una donna,

ma così bella

che non poteva esser vera.

Era forse un sogno,

quello per cui

avevi sperato l’amore.

Sul suo sorriso

vedesti nascere il giorno.

la sua figura pian piano sparire.

E riprendesti navigante la tua rotta.

Felice di sapere

che anche se nessuno ti vuol bene,

è sempre li che ti protegge

guidandoti da lontano

la fatina di quella azzurra grotta.

 

Il poeta maledetto

 

Come una farfalla – 13 dicembre 1995

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Come una farfalla

che vola instancabile sui fiori

nei prati di colline verdi,

e si posa e poi rivòla libera;

vola su di me

spirito libero come sei,

allontanami dal mondo,

librami sulle tue ali amore.

Accarezza le mie labbra,

come una nuvola

che delicatamente avvolge la luna.

Oscura il cielo,

‘che a illuminare il mondo

basterà il nostro amore.

Nel silenzio era nascosto un cuore,

egli aspettava solo un nome:

il tuo.

Onde del mare in tempesta,

sbattono sulla spiaggia

dove io e te

giochiamo all’amore.

Tra sorrisi, sguardi

e dolci carezze,

al silenzio hai strappato un cuore,

hai sussurrato un nome

avvicinandoti a me;

ed ora quel cuore

batte solo per te.

Vola un palloncino

e porta con se un biglietto,

dopo giorni e dopo notti

è da te che arriverà.

Dagli un tuo sincero bacio

ed esso te lo renderà.

Mentre al mio cuore

il tuo destino legavo,

su quel biglietto

ho semplicemente scritto:

ti amo.

 

Il poeta maledetto

 

I ricordi – scritta il 5 dicembre 1995

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Vola una foglia di ciliegio,
portata dal vento lontano.
E la luna l’accarezza
ammantandola d’argento.
Dove sei amor mio?
Quell’argento era nei tuoi occhi
quando t’avevo qui
fra le mie braccia.
Ed ora stringo il vento,
stringo il nulla
e piango lacrime non mie;
ma di una pianta cui
son state strappate le foglie.
Sfioravo le tue labbra
e ti sentivo in me,
in ogni mio gesto c’eri tu.
In questa notte
lunga e senza senso,
cosa mi resta
se tu non sei con me?
Dove sei
foglia della mia pianta?
Dove sei
luce della mia vita?
A cosa serve
lo splendore della luna?
Perché illuminare
un uomo senza vita?
Cadono le lacrime
e se le porta via il vento;
mentre il mio sguardo
si perde all’infinito
dove prima c’eri tu.
L’infinito eri tu per me.
L’infinito è finito per me.
Sulle tue labbra vivevo e morivo,
per i tuoi occhi vivevo e sognavo.
E dicevo: “t’amerò!
Ti amerò per sempre!”
Vola una foglia di ciliegio,
portata dal vento lontano;
dove adesso m’abbandono ai ricordi
c’eran due lune d’argento
che io con amore guardavo:
i tuoi occhi.
 

Il poeta maledetto

 

Sogno – scritta il 12 settembre 1995

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Com’è dolce a notte fonda

sentire il canto dei grilli,

ammirare lo splendore della luna,

disteso sul letto,

il viso affondato nel cuscino.

Com’è dolce voltarsi e vederti li,

al mio fianco.

Sognare, abbandonata al regno

delle tue fantasie.

I capelli sciolti sul cuscino,

sembrano un fiume in piena

che come la passione

che mi lega a te,

ricopre tutto e prepotentemente,

ruba spazio a qualsiasi altra cosa.

Mi avvicino a quei capelli

strisciando un pò sul materasso.

Con le dita li sfioro;

poi li tocco più a fondo.

T’accarezzo il viso, le guance, le labbra.

Sussurro che t’amo,

piano piano, per non svegliarti.

Ma tu apri gli occhi

e dentro vi si riflette

la luce della luna.

Mi guardi, sorridi, mi baci.

Il tuo profumo resta su di me,

il tuo viso è davanti al mio,

radioso, splendente come la luna.

Più splendente ancora,

sicché non riesco a tenere gli occhi aperti.

Li chiudo, li riapro,

ed è giorno da tanto.

Sono solo sul letto.

Non ci sono più grilli,

né brilla la luna.

Ho ancora il tuo profumo su di me

eppure tu non sei mai stata qui.

Peccato… Ho solo sognato.

Però che bel sogno, l’averti baciata.

 

Il poeta maledetto

 

Inno alla luna – scritta il 15 maggio 1995

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In quest’or tarda della notte, luna,

la tua argentata veste

distendi leggera sul mar,

che brontolando in delicate onde, dorme.

Tutto è silente, oh luna.

Anche tu, alta lassù in cielo.

Appresti al nostro tatto

soltanto il tuo riflesso.

Lontana stai, eppur così vicina sembri.

Luna, regina misteriosa di ciò ch’è oscuro;

si dice che tra i tanti tuoi crateri

il senno degli umani custodisci.

Ma allor perché guardando il tuo splendor

divento matto?

Quel manto tuo argentato mi simiglia

a un fiume di capelli di una donna.

Di quella donna, oh luna, che col sorriso,

rubò la vita mia, il mio destino.

Ed ora canto a te questo mio inno,

cercando in te ciò che quella donna mi prese.

Luna, più ti guardo e più mi accorgo

che sorridi come sorrideva lei.

Avvolgimi con le tue vesti argentee,

fammi dimenticar di lei.

No! Luna.

Avvolgimi come faceva lei.

Si! Non so dimenticar, non voglio.

Resto a cantar la tua magnificenza.

Col mio inno alla luna,

col mio inno a lei.

 

Il poeta maledetto

 

 

Sirena – scritta il 16 febbraio 1995

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Luna ingannatrice,

non cantare, tanto non ti ascolto.

Non credo a quello che dici.

No! Non può esistere una donna così.

Sei falsa e bugiarda.

Non ci sono donne nell’acqua del mare.

E tu non rispecchi la tua luce

nei loro magici occhi.

Sono da solo qui, in mezzo al mare.

Non si sente il minimo rumore

a miglia di distanza

se non quello delle onde,

sperdute come me in quest’oceano,

in una notte di luna piena.

Poi tutto è un attimo, un guizzo veloce.

Un’onda si frange.

Un’ombra prende forma.

Due occhi mi fissano

in un eterno attimo d’amore

e scompaiono in silenzio.

Mi volgo indietro e guardo la luna.

Luna ingannatrice,

non cantare, tanto non ti ascolto.

Non credo a quello che dici.

Non esistono sirene

nei cui magici e meravigliosi occhi

rispecchi la tua luce.

Sono solo in mezzo al mare.

Sperduto come onde in un oceano,

mentre per me brillano tre lune;

una in alto nel cielo,

due in fondo al mio cuore.

 

Il poeta maledetto

 

Luna- scritta il 20 novembre 1994

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Mi son fatto venire gli occhi rossi,

a furia di guardare fuori dalla finestra

la luna che splende alta nel cielo notturno.

La sua luce mi ricorda i tuoi occhi;

lo splendere di quei due diamanti

che per te sono occhi

e per me sono vita.

E sorridi quando dico che ti amo,

e si accende nei tuoi occhi

una luce profonda;

la stessa luce che questa notte

la luna dona al mondo intero.

Eppur son triste perché vorrei,

si, vorrei un raggio di luna

tutto per me.

Vorrei che la sua luce

splendesse solo per me.

Vorrei che mi restituisse

l’immagine di colei che amo,

per fare in modo che mi stesse vicino,

senza ch’io debba perder la vista

a guardar fuori dalla finestra

ed aspettare lei, che non viene.

 

Il poeta maledetto