Giusy Ferreri – Non ti scordar mai di me

Dedicata alla donna

che ha saputo

graffiarmi il cuore.

A te,

mia

“occhi di cielo”

 

Il poeta maledetto

 

 

 

 Se fossi qui con me questa sera
Sarei felice e tu lo sai.
Starebbe meglio anche la luna,
ora piu’ piccola che mai.
Farei anche a meno della nostalgia
Che da lontano
Torna a portarmi via
Del nostro amore solo una scia
Che il tempo poi cancellera’
E nulla sopravvivera’.

Non ti scordar mai di me,
di ogni mia abitudine,
in fondo siamo stati insieme
e non e’ solo un piccolo particolare.
Non ti scordar mai di me,
della piu’ incantevole fiaba
che abbia mai scritto,
un lieto fine era previsto e assai gradito.

Forse e’ anche stata un po’ colpa mia
Credere fosse per l’eternita’.
A volte tutto un po’ si consuma,
senza preavviso se ne va.

Non ti scordar mai di me,
di ogni mia abitudine,
in fondo siamo stati insieme
e non e’ solo un piccolo particolare.
Non ti scordar mai di me,
della piu’ incantevole fiaba
che abbia mai scritto,
un lieto fine era previsto e assai gradito.

Non ti scordar…
Non ti scordar…

Non ti scordar mai di me,
di ogni mia abitudine,
in fondo siamo stati insieme
e non e’ solo un piccolo particolare.
Non ti scordar mai di me,
della piu’ incantevole fiaba
che abbia mai scritto,
un lieto fine era previsto e assai gradito.

Amore segreto – scritta il 21 maggio 1994

 

Ti amo tanto, l’ho capito e te lo dico.

Prima lo sapevo solo io,

ora lo sai anche tu.

Ma non dovrà saperlo nessun altro.

Dovremo essere soltanto io e te

a crogiolarci in una passione

unicamente nostra.

Un amore segreto e forte,

silenzioso e nascosto,

le cui parole e le cui promesse

vengano sussurrate e abbiano

come testimoni soltanto io, te,

e sei miliardi di altre persone.

 

Il poeta maledetto

L’ultima corsa – scritta il 30 aprile 1994

 

Ti vedo affacciata al balcone,

ti saluto e mi avvicino.

Ti invito a scendere, tu non vuoi.

Volevo dirti che ti amo,

ma tu non scendi.

Mi sale la temperatura,

comincia l’agitazione.

Ho bisogno di una corsa in moto.

Incontro un amico, gli offro un giro con me.

Mentre lui mi fa compagnia, gli parlo di te.

Mi libero un pò da quel nodo

che mi stringeva forte la gola.

Devo comprare l’olio per la moto.

Arrivo dal meccanico ma è chiuso.

Torno indietro e ripenso a te.

Rivedo il tuo viso che mi muove piano,

mentre mi dici di no.

E risento una lama lunga, fredda,

che implacabile mi trafigge l stomaco.

Vedo un’auto sulla corsia opposta,

che arriva a velocità sostenuta.

Penso che se mi ci scontrassi

dopo un attimo sarei morto,

e finirebbe tutto.

Accelero, accelero sempre di più.

L’auto si avvicina,

e il mio amico dietro: “rallenta!”

Cambio traiettoria,

la strada adesso è libera davanti a me.

Vuota.

Il mio amico domanda: “Ma tu stai piangendo?”

Ed io: “si. Colpa del vento e dell’alta velocità.”

Ma più in basso, anche il mio cuore sta piangendo.

E lui non sente né vento, né alta velocità.

 

Il poeta maledetto

Cara amica ti scrivo.

Cara amica ti scrivo,
e lo faccio qui.
In quest’angolo di mondo solo mio,
dove ogni lettera che forma parole e frasi,
permea il mio animo,
senza interruzioni, né disturbi.
Dove sono sicuro di poter scrivere
quello che realmente provo,
e non quello che ho dovuto fare e dire,
per poterti allontanare da me.

Questo vuoto che ho dentro,
e che mi attanaglia il cuore,
mi ricorda quanto sei stata e sei
importante per me.
A te ho dedicato parte della mia vita,
rendendoti protagonista in ogni scena.
Un ruolo inferiore, non sarebbe stato a te adatto.

Mille pensieri volteggiano su ricordi,
ricordi di te, di me, di noi insieme.
Ed ogni attimo di silenzio,
ormai da tanti giorni, troppi,
così tanti che non riesco più a contarli,
mi distrugge.
Ho un animo che vorrebbe ruggire, gridare,
ma incatenato ad un destino in cui
mi hai profondamente deluso,
s’incatena a parole che non ti dirà mai,
ammutolito.
Pensando a quante bugie mi hai detto,
forse perché non volevi perdermi,
forse perché volevi che questo rapporto
maturasse ancora.

Ma io non ho la pazienza del pescatore,
in attesa di una preda al suo amo per ore.
Tutto e subito, io sono così,
prendere o lasciare.
Non accetto compromessi, né mezze misure.
Così è stata la mia vita,
così resterà fino alla morte.
Così è l’amore di cui canto,
l’amore che desidero e ricerco.
Quello con la A maiuscola,
quello dalle mille e più follie,
quello in cui si fa qualcosa
senza pensarci troppo su,
quello per cui gli altri ti guardano
e ti invidiano, dicendo:
“Guarda! E’ incredibile quanto si amano!”

E la mia mente da artista genera disegni,
a volte a colori, a volte in bianco e nero.
Negli ultimi mesi son stati solo
di capelli d’oro e occhi di cielo.
Ma sogno non è realtà.
E la realtà non era quel sogno.

Mia cara Annalisa,
ho lasciato in te mille tracce di me,
minima parte di quelle che hai lasciato in me,
e che ora bruciano come ferite non rimarginabili,
come lame che fendono il cuore.
Ti ho lasciato ricordi,
parole, gesti, azioni, carezze, baci.
Il fare l’amore ogni volta speciale,
ogni volta l’emozione della prima volta.
E una sigaretta fumata in due,
tra un litigio e fare pace.

Volevi darmi un angolino del tuo cuore,
uno spazio tra l’uno e l’altro.
Ma io non mi accontento mai,
sono fatto così.
Io che per te,
avevo creato uno spazio più grande,
perché il mio cuore già traboccava di te,
chiedevo solo di essere amato.
Forse facile a dirsi,
meno facile da farsi.
Anche se per me è stato così facile
innamorarmi di te alla follia.

Dovevo dirti addio.
Ho provato e riprovato.
Non ricordo se sono più le volte
che ti ho detto “ti amo”
o quelle in cui ti ho detto “addio”.
Ma ogni volta ritornavo.
Era più forte di me,
come una malattia, una dipendenza.
Già.
Malato d’amore per te.
Non bastava dirti addio.
Dovevi dirmelo anche tu.
Dovevo trovare il modo
di trasformare quel flebile
rantolo di emozione,
che una volta hai definito con:
“ti amo un pò”
in qualcosa di più forte.
E se non può essere amore,
che sia almeno odio.

E così ho fatto quel che ho fatto,
per strapparti un “addio” o un “ti odio”.
Ma non era passata che un’alba,
quando mi hai scritto: “io non ti odio”.
Dovevo mettere la firma sotto questo
capitolo finale.

E più che a te,
superficialmente presa da una situazione
in cui io avevo paragrafi miei
con limiti ben fissati;
lo dovevo a me,
che quel sogno/illusione
potesse sparire per sempre.
Non si può amare chi non ti ama.
Farai del male a te stesso.
Ci vuole tanto coraggio a dire basta.
Ci sono voluti mesi per trovarlo.
Ed ora ci vorranno anni,
forse una vita intera non basterà,
a dimenticare quell’amore vero,
nato e cresciuto soltanto nel mio cuore.

Quel che ho fatto,
l’ho fatto perché volevo.
Non me ne vanto, ma non me ne pento.
Ho voluto tradire la tua fiducia,
non meno di quanto tu abbia tradito la mia.

Ma ora non pensarci troppo su.
Dai a me tutte le colpe
e odiami. Odiami, ti prego!
Fallo per tutto l’amore che ti ho dato.
Fallo per tutto l’amore che ancora provo per te.
Fallo perché io possa preservare
quel minimo di orgoglio che ancora mi è rimasto.
E non cedere definitivamente ad una donna,
soltanto per la grandezza di un amore solo mio.

Cara amica ti ho scritto,
l’ho fatto ancora e l’ho fatto qui.
Solo perchè volevo che tu leggessi senza rispondere,
e non per le minacce di cambiare numero.
O quelle in cui volei denunciarmi…
denunciarmi di averti costretta ad esser qui,
per poterti avere un’ultima volta fra le mie braccia,
per avere la possibilità di amarti un’ultima volta,
di potermi fare ancora del male.

Potevi essere il mio riscatto,
la ricompensa di tutto il male che ho subìto,
la donna dell’amore unico e vero;
la musa occhi di cielo,
di un pazzo poeta
che da sempre era innamorato di te.

Odiami.
Davide

 


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