Il fiume rinato – scritta l’ 8 gennaio 2001

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Qual fiume eri,

ed or che resta,

dell’acque che bruma

vantava tempesta.

Or secco torrente

re fango ti veste;

non scrivi, non pensi,

cos’è che ti basta?

Sia forse la vita?

o pur la ventura?

Sorridi la gioia,

sopporti l’infausto?

Ma quello che eri

qual briciola resta?

Sarai qui domani,

o soltanto il ricordo?

La fonte riapri,

risgorga, ti prego.

Da inerte fanghiglia

rivivi in tempesta.

Impetua, stordisci,

rivinci o perisci.

Ma ancora ti prego

non restare passato.

Sia l’oggi, il domani,

la bruma d’un tempo

che mai ho domato.

 

Il poeta maledetto

 

Imperatore dei granchi di fiume – scritta il 28 gennaio 1995

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Imperatore dei granchi di fiume.

Le tue chele avrebbero fatto invidia

a qualsiasi creatura marina.

In tutta la tua vita,

nel percorso di tanti fiumi,

mai una volta avevi assaggiato

il sapore della sconfitta

in un combattimento.

Nessuno avrebbe osato contraddirti

perché le tue chele erano gigantesche,

ma il tuo cuore lo era ancora di più.

La tua forza era grande soprattutto

nel tuo spirito di sacrificio.

Lo dimostrasti quando una rete

intrappolò un intero branco di trote.

Non avevano ancora quindici lune,

e nemmeno le avrebbero viste

se tu non fossi intervenuto.

E prima ancora che chiedessero aiuto,

le tue magnifiche chele

avevano già tagliato la rete

e liberato i tuoi sudditi.

Se non avessi avuto

chele così forti e così grandi

non avresti mai potuto liberarli,

e forse,

non saresti rimasto impigliato.

Imperatore dei granchi di fiume,

hai dato la vita per i tuoi sudditi.

E loro non ti dimenticheranno mai.

Nemmeno adesso, che ritto

su di un piatto di maccheroni al sugo,

sei l’imperatore,

della tavola di un pescatore.

 

Il poeta maledetto