Vagabondo – scritta il 4 febbraio 1995

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Ho vagabondato per il mondo

per dimenticarti,

sogno magnifico e irrealizzabile.

Ho camminato di giorno e di notte

su strade di pietra e di fango.

Ho valicato monti

lisci come lame di coltelli,

affondando a volte

nella neve fino alle anche.

Ho guadato fiumi

le cui acque vorticose

avrebbero impensierito

perfino le loro stesse creature.

Ho attraversato il deserto sconfinato,

andando avanti per giorni e giorni

sperando che quella fiammella

si estinguesse nel profondo dei miei occhi.

Infine ho solcato l’oceano

in tutta la sua lunghezza,

immergendomi nel più profondo degli abissi,

per dimenticarti.

E quando finalmente vi ero riuscito,

ho ricordato il tuo sorriso

ed il mondo, m’ha gridato il tuo nome.

 

Il poeta maledetto

 

Notte d’agosto – scritta il 21 agosto 1994

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V’è tenebra, ovunque il mio sguardo possa arrivare.

Le stelle immobili, guardano la crudele punizione

che s’infligge una falena

innamorata di un lampione.

Non v’è battito d’ali, quando lugubre,

si alza da questa desolata terra,

il canto della civetta.

La radio suona a basso volume,

mentre guardo davanti a me

pensando a qualcuna che non è con me.

L’orologio segna le quattro,

cani abbaiano da chissà qual luogo lontano,

la falena muore con la testa fracassata.

Il poeta senza musa,

alla luce di una lampada da notte,

scrive poesie sperando che il tempo passi in fretta,

come se fosse il tempo a dividere i loro cuori.

E intanto è silenzio; è una notte d’agosto;

è una notte senza te.

 

Il poeta maledetto

 

Mezzanotte – scritta il 10 agosto 1994

 

Al fresco della sera ho guardato il cielo,

e nella notte ho visto risplendere

meravigliosamente due stelle gemelle.

Mentre una dolce brezza mi accarezzava il corpo,

sentivo i tuoni di temporali lontani.

Poi ti sei avvicinata e ho capito.

Le due stelle gemelle erano i tuoi occhi.

La dolce brezza, il tuo respiro affannoso.

E i tuoni, i tuoni erano i battiti del tuo cuore,

che avrebbe voluto squarciarti il petto,

uscir fuori e gridarmi che mi ami.

Son riuscito a sentirlo quando a mezzanotte,

nel magico momento in cui, con un bacio,

la tenebra cede alla luce il dominio del mondo,

ti sei avvicinata e mi hai sussurrato: “ciao”.

Ed io gli ho risposto: “anch’io ti amo”.

 

Il poeta maledetto

Notte infuocata – scritta il 6 giugno 1994

 

E’ notte fonda,

ma un bagliore strano

illumina la stanza.

Apro gli occhi,

viene dalla finestra,

mi affaccio.

Uno spettacolo meraviglioso,

un cielo gremito di stelle.

Di qualsiasi grandezza

e di qualsiasi intensità luminosa,

brillano in un’aria imbalsamata,

dove tutto è fermo.

Poi scorgo la fonte del bagliore.

Leggermente più a destra

dell’orsa maggiore

vi è una stella che sta bruciando.

E si consuma piano

nel suo crudele gioco di fiamme.

Come fare per salvarla?

Come spegnere l’incendio

su quella stella lontana?

Giro lo sguardo, torno a dormire,

chiudo gli occhi.

Non vedo più fiamme,

non v’è più bagliore.

Ho spento l’incendio,

la stella non brucia più.

 

Il poeta maledetto

Tenebra e Luce – 21 febbraio 2009

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Come giorno e notte,
di susseguirsi note senza pause,
di tediosa cantilena,
un crepuscolo infinito,
di un’eclissi eterna.
Forzato ad aiutare,
sempre, ad ogni favorevole
e non voluta occasione.
Quasi come condanna,
come una missione suicida
in cui arma del delitto io sono.
Pistola caricata a salve,
che serva a spaventare il male.
Calamita per reietti,
per chi ha qualcosa da chiedere,
per chi ha bisogno di me.
Eppure,
saranno gli occhi azzurri,
la camminata lenta,
lo sguardo sicuro,
a trarre in inganno e a far credere
che pur sen’ali io sia qui,
mandato per servire?
E intanto questa fiamma avvolge,
d’un calore che dentro mi cresce.
D’un dolore e un rancore
che come diavolo rugge.
Rimanendo un’ombra.
Io, prigioniero di me stesso,
che aspetto d’esser liberato.
Io, vittima ogni giorno
di una nuova buona azione.

 

Il poeta maledetto