Tenebra e Luce – 21 febbraio 2009

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Come giorno e notte,
di susseguirsi note senza pause,
di tediosa cantilena,
un crepuscolo infinito,
di un’eclissi eterna.
Forzato ad aiutare,
sempre, ad ogni favorevole
e non voluta occasione.
Quasi come condanna,
come una missione suicida
in cui arma del delitto io sono.
Pistola caricata a salve,
che serva a spaventare il male.
Calamita per reietti,
per chi ha qualcosa da chiedere,
per chi ha bisogno di me.
Eppure,
saranno gli occhi azzurri,
la camminata lenta,
lo sguardo sicuro,
a trarre in inganno e a far credere
che pur sen’ali io sia qui,
mandato per servire?
E intanto questa fiamma avvolge,
d’un calore che dentro mi cresce.
D’un dolore e un rancore
che come diavolo rugge.
Rimanendo un’ombra.
Io, prigioniero di me stesso,
che aspetto d’esser liberato.
Io, vittima ogni giorno
di una nuova buona azione.

 

Il poeta maledetto

Sepolto vivo – 18 febbraio 2009

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Scarnificate dita
a scavare, a cercar via di fuga.
Avvolgente tenebra, greve,
densa da togliere il respiro.
Impotenti sprazzi
d’energia e disperazione,
per aver ancora possibilità
di rivedere luce.
Ricorrente ormai quest’incubo,
giorno e ora e minuto e secondo.
Tranquillità e pace,
nel poco tempo in cui,
dopo tormento quotidiano,
chiusi gli occhi
m’addormento.

 

Il poeta maledetto

Serrate labbra – 8 febbraio 2009

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Di un’unica voce,raminga,
in sconfinati, angusti e bui corridoi.
Di solitario palazzo
con mille e più stanze vuote.
Non una porta, né finestre.
Fantasma in catene,
di piccoli anelli spezzati e persi.
Vagar non m’è che malattia.
Condanna inceder strascicando.
Ma un passo segue sempre
quel che venne per primo.
Non scorgo piedi,
né frusciar lento
di pelle su terra,
o lastricati freddi marmi
il contatto.
E l’agghiacciante grido
di un giorno nuovo,
che nasce e ch’io non posso vedere,
d’un presente in cui
futuro e passato
omozigoti sembionti m’avvincono,
batte con tutta la sua forza,
pareti che vibran ma non cedono,
tra mura,
dove trasformasi in silenzio.
Morendo al lento stillicidio,
di goccia che si perde dove mai,
potrai saper ch’essa sia nata per te,
e che per lo stesso motivo,
svanisce per sempre
in lacrime nere che verso,
su bianchi fogli tramutando in parole.
Chi mai seguir potrà
invisibili, occultate tracce,
ch’io lascio in pegno di liberazione?
Se direzione è verso colei
che carceriera condannò e eseguì,
sigillando e tramutando in prigione,
appassiti corridoi di desolato cuore.

  

Il poeta maledetto