Metamorfosi – scritta il 28 luglio 2008

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Ali di farfalla guadagnate strisciando,

o albero con frutti e fiori

guadagnato germogliando.

Natura insegna,

e regola.

Che d’un miglioramento sempre ambìto,

arrivi infine a coronare un sogno,

una vita.

Ed una nuova vita a crescere e comprendere,

che scopo ultimo era quello.

Ma d’eccezione, uomo, o donna,

al mondo esiste e innaturale.

Giacché del peggio un sogno coronare,

una vita.

Ed una nuova vita, a crescere e distruggere,

quel che di buono era rimasto.

E cedere all’inganno, oscuro fiore del male.

Che parassita di se stesso resta.

Così, lei tramutò se stessa.

E non capendo dal principio quella fine,

si ritrovò a giacere tra le spine,

albero che di fior carico, in frutto convertito,

si ritrovò poi seme, perduta terra, inaridito.

Ed ali di farfalla avea,

ma migrar da fiore a fiore fu condanna.

E ritornò a strisciar parole gravi,

maledicendo d’altri, gravi colpe.

Povera carnefice!

Di sua rovina inconsapevolmente artefice.

Parole a fiumi scorreranno,

come da taglio sangue, sgorgheranno.

Vermigli d’odio e di rancore.

Finché giaciglio pallido di luna in mare,

posa, stanca di lottare,

t’accorgerai che colpa non esterna

è da cercare.

Tu,

vittima del niente,

macellaia di vite.

Meschina fine d’ali e volo,

ritornerai alla terra a germogliare ancora.

Ma storpia pianta resta,

d’un pianto falso e di tempesta,

che modellando addosso

Ti copristi.

Giorni e mesi e anni saranno, tristi.

Perché bruco in farfalla è ben accetto.

Ma chi coprir si vuole di ragione,

fugando in altri, e colpe e torti,

solo, resta.

Ricorda, mio passato,

Mia farfalla amata:

J’accuse! Continua nel tuo canto.

Ma quando metamorfosi scorsi nel tuo pianto,

voltai le spalle.

E a vita ritornai,

lasciandoti sbiadire in un tramonto.

 

Il poeta maledetto

Luce e buio – scritta il 27 luglio 2008

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D’un’ombra mi vanto,

ad un’ombra mi stringo, nel sole.

Luce d’incanto

e disincanto rimane.

Di flebile luce mi vanto,

ad essa mi stringo, nel buio.

Vana illusione

disillusione rimane.

E tu.

A chi darò il tuo viso,

mentre il tuo viso darai a un altro?

Chi stringerò al mio fianco,

mentre sbiadisce in penombra

quel che di te rimane?

Chi mi darà vittoria,

su campo di sconfitta,

Dove perduta guerra

misera, m’attese?

D’un destino che segnato il tempo

mi scandisce la vita.

Ad un battito di cuore

ho legato un sospiro.

E lacrime ho versato,

che in terra perle ai porci ho dato.

Maledette lacrime ho versato.

Commiserando a goccia, a goccia,

la stupida follia d’aver creduto amore.

E piango,

d’una maledettissima pazzia,

quel che m’hai dato

e che per sempre m’hai tolto.

Quel che ti ho dato

e che per sempre hai perduto.

 

Il poeta maledetto

Piccola notte – 25 luglio 2008

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Imbarazzo e seduzione,

d’un incontro a pelle nuda.

Sorrisi e sguardi,

e tempo insieme,

e parole, dette, sussurrate.

Poco importanti e senza senso.

Dette soltanto per frenare la passione.

E carezze e baci,

a ricordar che l’anima pretende.

E vicini, più vicini,

ad ascoltare il battito del tuo cuore, del mio.

Ed il tuo corpo sul mio,

a ricordar che anch’egli pretende.

E resto tuo, imprigionato dai tuoi occhi,

persi nei miei a chiedere e ottenere.

Poi ti regali a me,

cedendo la tua forza al tuo concederti.

Ed io son qui,

per prender quel che m’offri,

e stringer più forte a me i tuoi fianchi,

la tua bronzea pelle.

Prigionieri liberati dall’amore di una notte.

A chiederci e pretendere altre notti,

assaporare ancora quel profumo di me e di te,

tra le lenzuola come onde

d’un mar che geme, freme, infuria e burrasca.

S’acqueta infine, soddisfatto e calmo,

degli occhi tuoi nei miei a sorridere,

come ragazzi al primo perdersi nel mondo dei grandi.

Un presente piacevole,

un futuro, dolce ricordo.

 

Il poeta maledetto

Parole maledette – scritta il 24 luglio 2008

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Parole e parole.

E versi e strofe.

Poesie e racconti,

a breve romanzi.

Quante inutili parole.

Parole belle, struggenti, d’amore,

d’odio e rancore.

Che arricchiscono l’anima,

che scaldano il cuore.

Che donano passione,

speranza, gioia e stupore.

Invidia, illusione,

delusa partecipazione.

Parole che vivono in se e di se.

Trasportate dal vento,

battute dal sole,

bagnate dall’acqua,

bruciate dal fuoco.

Germogliate in terra,

come semi di primavera.

Inutili parole d’amore,

che non sanno descrivere l’anima,

e non parlano il linguaggio del cuore.

Ci provano attraverso me,

che ogni volta fallisco.

E maledetto per questo.

Perché parole son parole,

e i sentimenti sono altra cosa.

E non s’incontrano che per brevi momenti,

soltanto nel cuore di chi le ascolta.

Così son poeta per raccontare e non per scrivere.

Di emozioni provate o soltanto immaginate,

ma vissute con l’animo,

e rivissute in chi le ascolta.

E son poeta maledetto, non per me stesso.

Per chi mi ascolta.

 
Il poeta maledetto

VITA – scritta il 19 luglio 2008

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Qual fil di cotone teso,

tra dita sottili spezzandosi.

A rimirar mi trovo le due estremità.

Una più lunga, l’altra più corta.

E dir non saprei qual già vissuta

e qual rimanente.

Questa fragile vita dedicata,

a chiunque non fosse me stesso.

Ed or mi trovo alieno nel mondo.

Come se svegliato mi fossi da un sonno profondo.

Visi e sorrisi in strada,

che non conosco e non riconosco.

Chi toccato ne ha un pezzo,

chi ne toccherà l’altro.

Io,

incastro nel tempo,

non mio.

Ma sconosciute mani attendo.

Plasmar futuro e emozioni

di chi scrivendo vive,

di fragili parol come cotone.

Solo,

unica via per lasciar traccia.

In un futuro di cocci assestati insieme,

e con rapprese mani a scrivere,

nell’istante dell’ultima carezza,

un brivido ancora mi porterà

a quel pezzo di cotone ch’è volato

e all’altro che fra le dita è restato.

E del nodo fatto e risciolto,

per una verità non detta.

Per un sorriso che si è spento,

nel cuore di un poeta maledetto.

 
Il poeta maledetto

QUALCOSA DI SPECIALE – 14 GIUGNO 2008

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Qual vento sia stato

A portarmi fin qui non so.

Ma un sussurro sibilava: fidati.

Qual foglia d’autunno

Lasciato cadere

E trasportato via, lontano.

Ch’appiglio o posa non ricorda,

Che non sia un nome,

Una parola amica.

Ed or si trova qui,

Davanti a te.

Bella e cattiva,

Ma dolce e sincera.

Lento frusciare

Uscito dal vento.

Dimentico del tempo

Ormai inutile fuggiasco,

Vinto l’appiglio, trovata la posa.

Intensa emozione.

Come chiamarla?

Amore?

 

Il poeta maledetto