Parole e parole.
E versi e strofe.
Poesie e racconti,
a breve romanzi.
Quante inutili parole.
Parole belle, struggenti, d’amore,
d’odio e rancore.
Che arricchiscono l’anima,
che scaldano il cuore.
Che donano passione,
speranza, gioia e stupore.
Invidia, illusione,
delusa partecipazione.
Parole che vivono in se e di se.
Trasportate dal vento,
battute dal sole,
bagnate dall’acqua,
bruciate dal fuoco.
Germogliate in terra,
come semi di primavera.
Inutili parole d’amore,
che non sanno descrivere l’anima,
e non parlano il linguaggio del cuore.
Ci provano attraverso me,
che ogni volta fallisco.
E maledetto per questo.
Perché parole son parole,
e i sentimenti sono altra cosa.
E non s’incontrano che per brevi momenti,
soltanto nel cuore di chi le ascolta.
Così son poeta per raccontare e non per scrivere.
Di emozioni provate o soltanto immaginate,
ma vissute con l’animo,
e rivissute in chi le ascolta.
E son poeta maledetto, non per me stesso.
Per chi mi ascolta.