Cos’era il nome suo sulle mie labbra
se non un legger volo di gabbiano?
Un brivido improvviso sulla pelle,
sole che muore dietro un velo bianco,
nuvola che va via lenta,
rapita in ciel dall’alitar del vento.
Ma al volo mio necessitai una sosta.
Ahi quanto amore può stancare.
E la scogliera feci mia dimora,
l’argento dei suoi occhi
rimirai nel mare.
Luna a metà,
ti manca come a me qualcosa.
Se non fossi sicuro che a quest’ora
nel cielo solo tu brilli sì tanto,
direi: thò, guarda quella stella.
Che strana forma ha la realtà di notte.
Lamenta e geme il cuore
nel sospirar dell’onde.
La sosta mi ha stancato,
lei chiama, vuole amore.
Città di mille scintillii,
quest’occhi t’han già visto.
un fior da poco nato,
sulla pelle di gioielli ornata.
Parla di lei la notte,
il dì, la mezzaluna,
degli occhi suoi profondi,
della sua chioma bruna.
le mani in vento
ora vorrei cangiar,
dovunque è lei,
la potrei carezzar.
Soltanto un giorno ci divide i passi.
Domani la vedrò,
col braccio cingerò i suoi fianchi.
Eppur mi sembra tanto questo tempo,
che a volte scorre lento
ed altre sfugge tra le dita.
Ma fatemi soffrir per questa notte,
domani tempo avrò solo per lei,
la mia vita.
Il poeta maledetto