Lei – scritta il 30 giugno 1997

donna in riva al mare.jpg

 

Qual flutti e spuma in tempestoso mare,

m’avvidi senza speme privare la realtà.

Ma sogno assai giocoso inebriò me, bimbo,

che persi il senso, il tempo,

ogni riferimento.

Come d’istinto il naufrago,

calato il sol, l’oscuro appiglio sente

che non le stelle danno,

anche se più vicin muovessero,

l’inutile è assai utile,

quando s’è perso tutto.

Così tesi le braccia

e avvolgere e travolger mi lasciai

da quella bruna, deliziosa spuma,

che aperti gli occhi,

mi sorprese non fosse

pioggia di petali di rosa,

ma i suoi capelli neri in tempesta

a scompigliarsi e infrangersi sulla mia pelle.

Piacquemi per stavolta,

lasciar la luca e inabissar nella sua chioma

ché il sol potea sì tanto

in mezzodì nel cielo,

ma del confronto a quel che vidi,

tremante fiamma di candela similò,

che lenta spense l’ultimo respiro.

Delli coralli che scopersi intorno,

due ceppi distanziavansi dal gruppo.

Ritti, perfetti in ruolo di vedetta,

s’incaricarono a sigillo di preziosi scrigni.

Unica chiave, il nome suo in sussurro

concesse aprirli.

Diamante il suo splendore perse.

Sbiadendo sgretolò in vergogna,

per le incantevoli due perle nere

che erano i suoi profondi e misteriosi occhi.

Ma meraviglia ancor più grande

premeva d’essere svelata,

così, ripreso un pò di fiato,

m’incamminai pesando il passo,

come chi attende nella fioca, pallida,

venerea mira di madama Luna,

un attimo di tregua

all’ombra di prigione selva,

d’uscir dalla reale situazione,

sogno di libertà sostituirvi.

E ancor fortuna fu per me la guida.

Tra foglie verdi ritrovai la luna.

Danza di rami al sibilo del vento

rivolti a Lei, si mossero impetuosi.

Rossa di fuoco, di passione,

di marmellata e sangue, madre Luna;

che mi sentii gelar di mesto brivido,

scoprendo nell’antico legno

il nome mio segnato.

Ma il suo calore sciolse ogni raggelo.

I miei pensieri volti a Lei,

mi mossero impetuoso.

E con venerea e impavida passione,

trovai la libertà,

sulla sua bocca rossa.

 

Il poeta maledetto

 

Lei – Charles Aznavour

 

Ho nascosto i miei occhi nei tuoi

confondendoli di verde e d’azzurro.

Possibile tu non l’abbia mai capito?

Possibile tu l’abbia dimenticato?

I sentimenti non è possibile comprarli,

perché ostinarti a vendere i tuoi al miglior offerente?

Non avevo niente da poterti dare,

solo amore.

E’ stata questa la mia colpa.

Ma anche la tua condanna.

A lei darò quel poco che ho

e che tu non hai voluto.

A lei darò quel piccolo inutile cuore

che ha battuto anche per te,

che hai preferito cose materiali.

Chi tra le due più ricca sarà… Io non lo so.

Ma lei sarà il futuro,

quel futuro che quando credevi all’amore,

condividevi con me.

Lei sarà la cura,

per il mio male di te.

 

Il poeta maledetto

La telefonata – scritta il 30 aprile 1994

 

Digito il primo numero: è otto.

Mi fermo un attimo… E se lei non c’è?

Ma no! Dev’esserci per forza.

E digito il secondo numero: due.

E se mi risponde il padre o la madre?

Inventerò una scusa.

Dirò che sono un compagno di classe,

e continuo con il terzo numero e il quarto.

Dopo c’è il sette.

Sto per premerlo ma mi fermo ancora:

e se lei non vuole ch’io la chiami a casa?

Però se non lo faccio, non lo saprò mai.

Lo premo.

Il numero dopo è il cinque,

l’ultimo è lo zero, sospiro, lo premo.

E’ fatta. Trattengo il fiato.

Squilla, risquilla;

risponde una voce: Pronto! Pronto?

Riattacco.

Era lei.

 

Il poeta maledetto

Lei – 24 aprile 2009

EsiodoELaMusa.jpg

 

Di mille e più pagine scritte mi beai.
Giacchè d’amor cantavo ed in cuor mio
d’immeritato orgoglio mi vantai
dell’esser non ineguagliabile
ma almeno insuperabile.
Io che di parole in carezza tramutai
col pensiero il cuore a sfiorare.
Di chi leggendo rapito fosse
di melodioso mio pizzicare
senza mai sentimento spezzare,
ché per tutti fosse non traguardo,
ma partenza da spiegar le ali e volare.
Io poeta sconosciuto,
del mondo, bardo ad errare,
di polverosa strada in piedi scalzi t’incontrai.
Musa.
Velata d’oro, di luminosa stella il tuo viso,
armoniosa voce regalasti.
E nulla fu più grande
del potermi inginocchiare al tuo cospetto.
Voltate spalle un attimo soltanto
a guardar negra scia che seminata avevo,
su pagine volate via,
bianche e vuote,
or che d’un tuo sorriso in un istante
cancellate per sempre le hai.
Ed or che fogli e penna non ho più,
mia musa,
come farò a scriver di te?
come saprà il mondo
che il poeta ha conosciuto il vero amore?
Ma voce non attese mia parola,
e risposta vi fu senza domanda.
Di mano tesa verso me
ripresi il passo ad incontrare.
“la parola Amore,
scrivila adesso sul mio cuore.
Suggella le tue labbra sulle mie,
perchè da dove tu la posi leggera,
non possa più scappare.”

Così diss’ella.
Così poeta fece.

Esiste ancora il vero amore?

Radha&Krsna-(1).jpg

Sri Krsna fu molto contento di ricevere quel messaggio di Rukmini
e stringendo la mano del brahmana gli disse:
“Caro brahmana, sono molto felice di sapere con quanto ardore
Rukmini desideri sposarmi, perchè anch’io attendo con ansia questo
momento. La mia mente pensa sempre alla figlia di Bhismaka, e
pensando a lei mi capita di trascorrere la notte insonne. So bene
che suo fratello maggiore, spinto dall’odio che ha per me, ha deciso
di sposarla a Sisupala, perciò sono più che mai deciso a dare una
lezione a tutti quei principi che se la contendono, e dopo averli
battuti porterò via dalla mischia Rukmini, proprio come dalla legna
comune si estrae il fuoco benefico.”

KA2_039.jpg

I principi riuniti là, il fior fiore della cavalleria, inebriati
dalla bellezza di Rukmini, stavano quasi per cadere svenuti; ebbri
di desiderio, tutti desideravano possederla. Ma nessuno di loro
atraeva l’attenzione di Srimati Rukmini; in cuor suo lei non
aspettava altro che il momento in cui Krsna sarebbe venuto per
portarla via. A un tratto si aggiusta gli anelli della mano
sinistra e le capita di guardare verso i principi, si accorge
subito che Krsna è la in mezzo a loro. Non l’aveva mai visto prima
d’allora, ma poiché pensava sempre a lui non ha un attimo di
esitazione nel riconoscerlo. Senza badare ai principi là riuniti,
Krsna rapisce Rukmini e col suo carro, che si distinge per lo
stendardo con l’effigie di Garuda, avanza lentamente, senza paura,
portando via Rukmini come un leone che strappa un cervo alle
grinfie degli sciacalli.
Jarasandha, già tante volte sconfitto da Krsna, ruggisce:
“Com’è possibile? Krsna ci sta portando via Rukmini e nessuno
glielo impedisce? A che servono i nostri archi e il nostro
coraggio di cavalieri? Principi, guardate! La nostra reputazione
è perduta se lasciamo che uno sciacallo si porti via la preda
del leone!”

krsna8.jpg

I nemici si gettano all’inseguimento. Ma tutti vengono sconfitti.
Krsna poteva avere tutte le donne che voleva. Ma decide di volerne
una soltanto e lotta per averla contro chi brama soltanto di
possederne il corpo… Perchè?
Per insegnare agli uomini che esiste il vero amore,
che bisogna lottare per esso,
che non esiste sconfitta in esso,
e che può esistere soltanto fra due cuori.
Krsna e Rukmini si sposano
e come due stelle gemelle, illuminano le notti degli uomini.

88715889.jpg

Discorso tra Krsna e Rukmini

“Cara principessa, c’è una cosa che mi sorprende molto. Numerosi
grandi personaggi appartenenti all’ordine dei re avrebbero voluto
sposarti; sebbene non tutti fossero dei re, tutti possedevano le
ricchezze e le qualità regali, avevano tutti buone maniere, erano
eruditi, famosi, belli nel fisico e nel carattere, liberali, molto
potenti ed elevati sotto tutti gli aspetti. Tuo padre e tuo
fratello avevano già dato a Sisupala la loro parola d’onore che
avrebbe avuto la tua mano. E questo grande re ti desiderava tanto
ed era così pazzo della tua bellezza che se ti avesse sposata credo
che sarebbe rimasto sempre accanto a te come il tuo più fedele
servitore. In confronto a Sisupala e alle sue qualità io non sono
nulla. Puoi rendertene conto tu stessa. Mi sorprende che tu abbia
rifiutato lui per scegliere me, che gli sono di molto inferiore.
Non mi sento affatto degno di essere tuo sposo, tu così bella,
sobria, fedele e nobile. Posso chiederti il motivo che ti ha spinto
a preferire me? Naturalmente ora sei la mia incantevole sposa, ma
bisogna che tu sappia la mia vera posizione: io sono inferiore a
tutti quei principi che volevano sposarti.
Poichè non ho uno scopo fisso, la gente mi considera un vagabondo.
Come hai potuto scegliere come sposo un vagabondo come me?
Mia cara e bella principessa, devi sapere inoltre che io sono uno
squattrinato. Appena nacqui mi portarono, senza un soldo, a casa
di Nanda Maharaja, dove fui allevato come un pastore. Mio padre
adottivo possedeva centinaia di migliaia di mucche, ma non una mi
apparteneva. Avevo solo il compito di custodirle. Anche qui a
Dvaraka non possiedo nulla, sono sempre senza un soldo. Ma non ho
motivo di lamentarmi, perchè anche prima di arrivare qui non
possedevo nulla.
Cara figlia del re di Vidarbha, penso che tu non abbia riflettuto
abbastanza prima di sposarmi e che tu abbia fatto una cattiva
scelta. Tu sentisti parlare della mia grandezza, ma io non sono
mai stato altro che un mendicante; Che errore! Comunque meglio
tardi che mai: scegli ora uno di quei grandi principi ksatriya
e accettalo come compagno della tua vita, dopo avermi ripudiato.”

B-W%20SriSriRadha-Krsna.jpg

“Caro signore dagli occhi di loto, hai ragione di affermare che tu
e io non siamo una bella coppia. Non posso io, arrivare al tuo
livello, perchè tu sei il ricettacolo di tutte le qualità.
Come potrei essere degna di te?
Tu dici che non agisci come una persona comune con un preciso scopo
nella vita, è vero. Perfino i tuoi più grandi devoti e servitori,
che sono famosi per la loro saggezza, rimangono in una condizione
tale che nessuno può capire lo scopo della loro esistenza. La
società umana li considera pazzi e cinici, ma il fine della loro
vita rimane un mistero per l’uomo comune.
Tu, ti sei descritto come uno squattrinato, ma è povertà la tua?
Poichè nulla esiste fuori di te, che sei tutto, che bisogno
avresti di possedere qualcosa?”

Krishna.jpg

“Mia cara Rukmini, o migliore tra le regine, è chiaro che tu non
nutri alcuna ambizione materiale; il tuo unico desiderio è
servirmi, e da molto tempo lo fai con una devozione pura.
Mia cara sposa, mi hai conquistato per l’eternità e mi hai
sottomesso a te per sempre. Pensasti che nessun altro doveva
toccare il tuo meraviglioso corpo, e credendo che io non sarei
più arrivato, decidesti di toglierti la vita. Cara Rukmini, un
amore così grande e così alto, rimarrà sempre nella mia anima.
Come potrei ricambiare la tua pura devozione?”

Krishna_and_Radha_ISKCON.jpg

Ti amo come mai ho amato.
Tu sei mia, lo sei sempre stata.
Tanto quanto io sono tuo,
lo sono sempre stato.

Il poeta maledetto

Rahda-krishna.jpg
http://ilpoetamaledetto.myblog.it/media/02/00/1128550701.mp3
Sergio Cammariere – Tutto quello che un uomo

Lei

1906077061.jpg

 

Coloro di un sorriso

il passo dei tuoi giorni,

vibrando sul tuo viso,

lambendone i contorni.

Mi perdo nei tuoi occhi

profondi come il mare.

Colei che invan cercai rispecchi:

Una ragazza semplice, da amare.

Dedicata a Lei, che mi fa battere forte il cuore.

Chi è la Lei… non ve lo dirò mai! :-p

Il poeta maledetto