Ale – scritta il 20 maggio 1995

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Qual rugiada di stelle,

il tuo profumo sulle mie palpebre chiuse.

Il tuo respiro dolce,

caldo sulle mie mani.

Il tuo viso nascosto sul mio petto.

I tuoi sogni me li porto via.

Li rubo tutti e scappo via.

Ma prima, lasciati guardare un pò.

Che meravigliose labbra hai.

Scappo via adesso,

o non lo faccio più.

Però prima ti rubo un bacio.

Uno solo!

Giuro che sto attento,

non ti sveglio.

Eccolo, un attimo.

Che dolcezza.

Tu sussulti,

ti giri verso di me,

sussurri: “Hai detto qualcosa?”

Ed io: “No. Dormi, che è ancora notte.”

Ti rigiri, sorridi.

Il segreto è mio e tuo.

 

Il poeta maledetto

 

Fotografia – scritta il 30 aprile 1995

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Un respiro profondo, un sospiro.

Il mare calmo, il sole rosso,

che va a sparire in quelle onde al tramonto.

A volte ho pensato di essere un sasso:

non provare emozioni;

non guardare;

non sentire;

non parlare;

non amare.

Seduto sulla riva

ad ascoltare il canto del mare

e il respiro delle stelle.

Ma sarebbe vita quella?

Raccolgo un sasso, uno qualunque,

forse reincarnazione di uno come me.

Lo scaglio contro il sole,

ma è troppo lontano.

Non lo colpisce e cade giù,

in fondo al mare.

Fuggo via,

come le rondini al primo filo di vento.

Davanti a me c’è una stradina in salita

che porta in cima a una montagna.

Corro veloce, non vedo dove vado.

I miei occhi sono ombrati

e le mie lacrime

bagnano la polvere della stradina.

Non so per quanto ho corso.

So solo che il cielo si è fatto buio,

che sono stanco.

Mi siedo, guardo in alto.

I grilli cantano,

una stella cade giù e sparisce.

Un desiderio. Ho da esprimere un desiderio:

“Quanto vorrei tu fossi qui, con me.”

Quanto vorrei stringerti tra le braccia

e sospirare:

“Non saremo più distanti.”

Ma è inutile.

Sono solo, fermo come un sasso,

sotto un cielo così gremito di stelle,

sotto un cielo così buio e vuoto.

Nasce un nuovo giorno,

con il tepore del primo raggio di sole

che m’illumina il cuore.

Abbandono la cima della montagna,

perdendomi giù per la stradina.

C’è un pittore più avanti.

Con i pennelli, i colori e una tela.

Cosa dipinge?

Mi avvicino, e i colori prendono forma.

E’ un viso.

Un dolcissimo viso che conosco.

Una donna bellissima, forse un angelo.

Il pittore si ferma un attimo,

si rivolge a me:

“Ti piace?”

“Si. E’ un sogno!”

“Hai ragione… E’ proprio un sogno.”

Sparisce la tela;

sparisce il pittore;

sparisce la stradina;

sparisce tutto dai miei occhi.

Il viso appoggiato sul cuscino.

Lo scosto via, è tardi.

E ritrovo la tela.

L’angelo bellissimo:

una tua fotografia.

Me la stringo forte al petto.

“Quanto vorrei tu fossi qui, con me.”

A volte ho pensato di essere un sasso:

non provare emozioni;

non guardare;

non sentire;

non parlare;

non amare.

Seduto sulla riva

ad ascoltare il canto del mare

e il respiro delle stelle.

Ma sarebbe vita quella?

Cosa varrebbe un sasso

se non potesse provare emozioni?

Se non potesse guardare

il tuo meraviglioso viso?

Se non potesse sentire

la tua dolce voce?

Se non potesse parlare

e dirti che tutto sarebbe nulla,

se non potesse amare

il tuo splendido sorriso?

Chissà cosa sarebbe quel sasso

senza la luce ch’è

nella tua fotografia,

quella stessa luce che da tempo

illumina la vita mia.

 

Il poeta maledetto

 

Nuvole – scritta il 5 febbraio 1995

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Batuffoli di cotone

mossi dal respiro degli angeli.

Lenti vanno chissà dove,

cambiando ad ogni attimo

l’immagine segreta che celano

nel profondo

di spesse mura trasparenti.

Il sole filtra attraverso loro,

solleticando il mondo,

col tepore di una mamma

che avvolge suo figlio

in un abbraccio d’amore.

Batuffoli di cotone

che brucano l’erba

tutt’intorno a un pastorello

che dorme disteso al sole,

con la bocca aperta

e sogna.

Di due occhi di cielo azzurro di donna.

In cui batuffoli di cotone vanno lenti

chissà dove,

soffiati via dal respiro degli angeli

e dai sogni

di un pastorello addormentato.

 

Il poeta maledetto