Come la luna, il tuo sorriso;
come le stelle, i tuoi occhi;
come le onde, i tuoi capelli.
In quest’angolo di paradiso
mi addormenterei sognandoti.
E mi risveglierei
più innamorato di prima.
Il poeta maledetto
In quest’or tarda della notte, luna,
la tua argentata veste
distendi leggera sul mar,
che brontolando in delicate onde, dorme.
Tutto è silente, oh luna.
Anche tu, alta lassù in cielo.
Appresti al nostro tatto
soltanto il tuo riflesso.
Lontana stai, eppur così vicina sembri.
Luna, regina misteriosa di ciò ch’è oscuro;
si dice che tra i tanti tuoi crateri
il senno degli umani custodisci.
Ma allor perché guardando il tuo splendor
divento matto?
Quel manto tuo argentato mi simiglia
a un fiume di capelli di una donna.
Di quella donna, oh luna, che col sorriso,
rubò la vita mia, il mio destino.
Ed ora canto a te questo mio inno,
cercando in te ciò che quella donna mi prese.
Luna, più ti guardo e più mi accorgo
che sorridi come sorrideva lei.
Avvolgimi con le tue vesti argentee,
fammi dimenticar di lei.
No! Luna.
Avvolgimi come faceva lei.
Si! Non so dimenticar, non voglio.
Resto a cantar la tua magnificenza.
Col mio inno alla luna,
col mio inno a lei.
Il poeta maledetto
Un respiro profondo, un sospiro.
Il mare calmo, il sole rosso,
che va a sparire in quelle onde al tramonto.
A volte ho pensato di essere un sasso:
non provare emozioni;
non guardare;
non sentire;
non parlare;
non amare.
Seduto sulla riva
ad ascoltare il canto del mare
e il respiro delle stelle.
Ma sarebbe vita quella?
Raccolgo un sasso, uno qualunque,
forse reincarnazione di uno come me.
Lo scaglio contro il sole,
ma è troppo lontano.
Non lo colpisce e cade giù,
in fondo al mare.
Fuggo via,
come le rondini al primo filo di vento.
Davanti a me c’è una stradina in salita
che porta in cima a una montagna.
Corro veloce, non vedo dove vado.
I miei occhi sono ombrati
e le mie lacrime
bagnano la polvere della stradina.
Non so per quanto ho corso.
So solo che il cielo si è fatto buio,
che sono stanco.
Mi siedo, guardo in alto.
I grilli cantano,
una stella cade giù e sparisce.
Un desiderio. Ho da esprimere un desiderio:
“Quanto vorrei tu fossi qui, con me.”
Quanto vorrei stringerti tra le braccia
e sospirare:
“Non saremo più distanti.”
Ma è inutile.
Sono solo, fermo come un sasso,
sotto un cielo così gremito di stelle,
sotto un cielo così buio e vuoto.
Nasce un nuovo giorno,
con il tepore del primo raggio di sole
che m’illumina il cuore.
Abbandono la cima della montagna,
perdendomi giù per la stradina.
C’è un pittore più avanti.
Con i pennelli, i colori e una tela.
Cosa dipinge?
Mi avvicino, e i colori prendono forma.
E’ un viso.
Un dolcissimo viso che conosco.
Una donna bellissima, forse un angelo.
Il pittore si ferma un attimo,
si rivolge a me:
“Ti piace?”
“Si. E’ un sogno!”
“Hai ragione… E’ proprio un sogno.”
Sparisce la tela;
sparisce il pittore;
sparisce la stradina;
sparisce tutto dai miei occhi.
Il viso appoggiato sul cuscino.
Lo scosto via, è tardi.
E ritrovo la tela.
L’angelo bellissimo:
una tua fotografia.
Me la stringo forte al petto.
“Quanto vorrei tu fossi qui, con me.”
A volte ho pensato di essere un sasso:
non provare emozioni;
non guardare;
non sentire;
non parlare;
non amare.
Seduto sulla riva
ad ascoltare il canto del mare
e il respiro delle stelle.
Ma sarebbe vita quella?
Cosa varrebbe un sasso
se non potesse provare emozioni?
Se non potesse guardare
il tuo meraviglioso viso?
Se non potesse sentire
la tua dolce voce?
Se non potesse parlare
e dirti che tutto sarebbe nulla,
se non potesse amare
il tuo splendido sorriso?
Chissà cosa sarebbe quel sasso
senza la luce ch’è
nella tua fotografia,
quella stessa luce che da tempo
illumina la vita mia.
Il poeta maledetto
Bottiglia di vetro sballottolata dalle onde,
chissà cosa c’è scritto
su quel foglio che custodisci nel cuore.
Hai attraversato tutti i mari del mondo
senza mai toccare terra,
e senza mai andare a fondo.
Una stella marina ti chiese:
“Cos’hai scritto nel cuore?”
E tu rispondesti:
“Il più grande di tutti i segreti.”
Uno squalo bianco ti chiese:
“Che cos’hai scritto nel cuore?”
E tu rispondesti:
“Il più grande di tutti i segreti.”
“Dolce bottiglia di vetro,
a chi rivelerai mai il tuo segreto?”
Le disse il dio del mare.
E lei rispose:
“A chi un giorno
mi raccoglierà sulla spiaggia.”
Bottiglia di vetro perduta sulla spiaggia,
giace al tuo fianco un biglietto
con su scritto: “ama!”
Una stella cadente sorride,
guardando dal suo cielo
una bottiglia di vetro,
un biglietto di carta,
un uomo e una donna,
nascosti nel buio.
Il segreto è stato svelato.
Il poeta maledetto