Promessa diversa – scritta il 25 gennaio 1997

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Com’è dolce ogni parola

se un’origine in te trova,

se la breve vibrazione

generata dal tuo nome,

urla in me battendo il tuono,

sigillando eterno amore.

Non ti canterò promesse,

parole belle… Ma sempre le stesse.

Farò casa nel tuo cuore,

entrerò per mai più uscire.

E se mi vorrai cercare un giorno,

senza parole,

girati intorno.

E urla in silenzio,

chiamandomi amore.

 

Il poeta maledetto

 

 

Prove tecniche di trasmissione – scritta il 1 novembre 1995

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Dolce pensare

di stare a dormire,

dolcemente sognare

dolci cose da fare:

Parlare, partire, mangiare,

giocare, baciare, abbracciare,

sposare, creare, inventare,

gestire, comprare, salutare,

viaggiare, toccare, illuminare.

In questo dolce passare del tempo,

dolce e prezioso come l’oro;

con tutti questi “dolce”

mi si è alzato il colesterolo.

 

Il poeta maledetto

 

Sogno – scritta il 12 settembre 1995

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Com’è dolce a notte fonda

sentire il canto dei grilli,

ammirare lo splendore della luna,

disteso sul letto,

il viso affondato nel cuscino.

Com’è dolce voltarsi e vederti li,

al mio fianco.

Sognare, abbandonata al regno

delle tue fantasie.

I capelli sciolti sul cuscino,

sembrano un fiume in piena

che come la passione

che mi lega a te,

ricopre tutto e prepotentemente,

ruba spazio a qualsiasi altra cosa.

Mi avvicino a quei capelli

strisciando un pò sul materasso.

Con le dita li sfioro;

poi li tocco più a fondo.

T’accarezzo il viso, le guance, le labbra.

Sussurro che t’amo,

piano piano, per non svegliarti.

Ma tu apri gli occhi

e dentro vi si riflette

la luce della luna.

Mi guardi, sorridi, mi baci.

Il tuo profumo resta su di me,

il tuo viso è davanti al mio,

radioso, splendente come la luna.

Più splendente ancora,

sicché non riesco a tenere gli occhi aperti.

Li chiudo, li riapro,

ed è giorno da tanto.

Sono solo sul letto.

Non ci sono più grilli,

né brilla la luna.

Ho ancora il tuo profumo su di me

eppure tu non sei mai stata qui.

Peccato… Ho solo sognato.

Però che bel sogno, l’averti baciata.

 

Il poeta maledetto

 

L’anellino – scritta il 30 giugno 1995

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Ho comprato un anellino.

A lei lo voglio regalare.

Luccicante di oro fino,

più del sole che muore in mare.

Non è che un dolce pensierino,

simbolo di qualcosa

troppo grande da immaginare.

A lei lo voglio regalare,

per dimostrarle l’amore che provo.

Ché possa spiegarle col suo luccichio,

quel che vorrei dirle e le parole non trovo.

Qual gioia ho in cuor,

nell’immaginarmi il suo viso, i suoi occhi;

le sue dita sfiorare questo splendido anellino.

La sua mano nasconderlo dietro la mia schiena,

quando avvicinandosi,

in un abbraccio m’avvolge.

I suoi occhi riflessi nei miei, mi bacia, sorride;

sussurra “ti amo”;

ed io “sei bella”, rispondo incantato.

E’ ciò che m’aspetto da questo anellino:

che a lei riveli la mia voglia d’amare.

Non so aspettare, la vado a cercare.

La trovo in un vicolo, passeggia distratta.

La saluto, sorrido, m’avvicino sicuro.

Le bacio la mano sfiorandola appena,

ma cos’è quella cosa che luccica là?

“Mi sono sposata. E’ stato ier l’altro.”

Ah, davvero? E con chi?

No aspetta! Non voglio saperlo.

Volevo dirti una cosa,

non importa, non fa niente.

Sii felice amica mia.

Sii felice più di me.

Ho comprato un anellino.

A lei volevo regalarlo.

Ma per il suo posto c’era già un anello.

Più grande, più grosso e molto più bello.

C’è una chiesa un pò più avanti.

C’è una bimba sulle sue scale.

Da quella bimba di dieci anni

vado spesso a chiacchierare.

Coi vestiti logori,

sta li seduta a vender margherite.

“Ciao signore, come stai?”

Le sorrido, m’avvicino sicuro.

Ho comprato un anellino

te lo voglio regalare.

Qual gioia nel suo viso, nei suoi occhi;

vedere le sue dita sfiorare

quello splendido anellino.

La sua mano nasconderlo dietro la mia schiena,

quando avvicinandosi,

in un abbraccio m’avvolge.

I suoi occhi riflessi nei miei,

mi bacia la guancia, sorride.

Sussurra:

“Grazie signore, anch’io voglio regalarti qualcosa”;

così dicendo mi porge tutte le sue margherite.

La saluto, vado via con i fiori.

La notte scende in ogni luogo,

ed il buio confonde

ciò che poco prima era chiaro.

Lo nasconde, gli da mistero.

Sulle scale di una chiesa brilla come una stella,

un anellino ad un dito,

quasi fosse una lucciola.

Una di quelle tante lucciole

che volano intorno al ponte diroccato

alla periferia del paese.

Sotto quel ponte scorre lento un fiume.

Sulle rive di quel fiume,

incastrate tra le fronde bagnate

stanno tante margherite, strappate,

schiacciate, buttate via.

Tra i loro petali dorme la luna,

riflessa sull’acqua.

Tra i loro petali dorme per sempre

il ricordo di parole mai dette.

Di un uomo che ha amato tanto

e che adesso è sparito per sempre.

 

Il poeta maledetto

 

Male in cuore – scritta il 22 giugno 1995

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Potessi esser la tua ombra,

mia dolce bambina,

ti seguirei ovunque,

non per costrizione.

Non sai come felice sarei

di viver eternamente al tuo fianco.

Se tu non fossi di un altro,

potrei esser la luce

a illuminarti la strada

e non un’ombra,

a tormentarti il cuore.

Potrei con la mia mano

accarezzarti il viso,

scivolar giù sul collo.

Tremare e sentirti tremare,

al tocco della tua vellutata pelle.

Stringere forte le tue mani,

quelle tue piccolissime

e delicate mani.

Guardarti negli occhi e baciarti.

Baciare si, dapprima il tuo nasino,

poi sfiorarti la guancia

e lentamente avvolger le tue labbra.

Cosa farei di quel ciuffo

che ti copre la fronte?

Probabilmente gli direi:

“Non interporti fra me e lei,

non esser geloso.

A lei appartieni

come d’altronde anch’io.

Come tu l’ami, anch’io l’amo.”

E son sicuro che

se tu non fossi di un altro,

quel ciuffo tanto mi ringrazierebbe

per l’amore che regalo.

Ma così non è;

il ciuffo lo sa e anch’io lo so.

“Dimentica i tuoi affanni” m’ha suggerito.

“Le labbra tue comandale a un altro ciuffo,

giacché questo cuore te non aspetta,

ma vola via da un altro in tutta fretta.”

A queste sue parole cosa faccio?

Perduto che m’abbia,

a ritrovar la strada provo.

Ma non vi riesco in nessun modo.

E prigioniero resto di una foto

che uscita senza uscita

è pel mio sguardo.

Se tu non fossi di un altro,

in quella foto non vedrei la mia disfatta.

Quel ciuffo maledetto,

bagnato dalle lacrime mie cadute,

non l’odierei com’ora

ché amarlo di più non so.

Quell’ombra che è dietro il tuo faccino

strazio di gelosia non mi procurerebbe.

Non bacerei quest’immagine

nuda di movimento,

spoglia di sentimento;

se il sentimento fosse per me,

non per un altro.

Cosa vuoi che ti dica,

mia dolce bambina.

Ad acquetar le lacrime

non basta il tuo ricordo;

quando sorridi e mi chiami “amico mio”.

Se spero di toccare il cielo,

salendo su di un monte altissimo;

se raccolgo un cumuletto di fango

non più alto di un palmo di mano;

salendoci su, ho solo da guardare il cielo

e ripetermi: “non ci arrivo”.

E’ triste il rassegnarsi,

ammetter la sconfitta.

Bambina mia di un altro,

posso solo andar via.

Mi perdo nelle ombre,

illumino una foto.

In quei delineati quattro bordi,

chiudo e nascondo tutto ciò che ho amato.

Bambina mia dolce,

se tu non fossi di un altro,

direi che ti amo.

Cuoricino mio,

tu appartieni a un altro.

 

Il poeta maledetto

 

La promessa – scritta il 17 giugno 1995

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Non per scherzo scrivo qui tra queste righe.

Ma a ricordare sto di una bambina dolce e piccola,

che tanto m’allietò in un dì di festa.

A ricordare sto di una promessa che le feci,

ma non per quel motivo scrivo adesso.

Mi raccontò di un posto splendido di sole e pace;

di un paradiso tutto suo, dove nascondere se stessa.

Una luce così intensa e soave

brillò nei suoi profondi occhi,

quando parlando mi si rivolse,

che subito me ne innamorai.

Qual desiderio mi preme in cuor

di correr sulla spiaggia di quel luogo;

di ritrovare lei, soltanto lei.

Per dimostrare a quella bimba

che non ho dimenticato.

E con un bacio suggellar la mia promessa.

 

Il poeta maledetto

 

Ale – scritta il 20 maggio 1995

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Qual rugiada di stelle,

il tuo profumo sulle mie palpebre chiuse.

Il tuo respiro dolce,

caldo sulle mie mani.

Il tuo viso nascosto sul mio petto.

I tuoi sogni me li porto via.

Li rubo tutti e scappo via.

Ma prima, lasciati guardare un pò.

Che meravigliose labbra hai.

Scappo via adesso,

o non lo faccio più.

Però prima ti rubo un bacio.

Uno solo!

Giuro che sto attento,

non ti sveglio.

Eccolo, un attimo.

Che dolcezza.

Tu sussulti,

ti giri verso di me,

sussurri: “Hai detto qualcosa?”

Ed io: “No. Dormi, che è ancora notte.”

Ti rigiri, sorridi.

Il segreto è mio e tuo.

 

Il poeta maledetto

 

La giostra – scritta il 6 aprile 1995

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Il tuo sorriso dolce,

il tuo profondo sguardo,

le tue bellissime gambe,

le tue stupende mani,

il tuo meraviglioso corpo,

i tuoi lunghissimi capelli

che mi sfiorano il viso;

mentre in un dolcissimo gioco

giri intorno al mio esistere.

Non fermarti amore,

continua a girare.

Il mondo è confuso:

sei tu, l’unica certezza.

Sorriso dolce,

profondo sguardo,

bellissime gambe,

stupende mani,

meraviglioso corpo,

lunghissimi capelli,

gira e non fermarti.

Che in questa confusa giostra,

la certezza, è solo nostra.

 

Il poeta maledetto

 

Angelo in maschera – scritta il 23 gennaio 1995

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Dolce serata con ballo in maschera.

Tra la confusione brilla una stella.

Colombina vestita di bianco, ride,

e affascinante cela con una maschera

il suo splendido volto.

Pulcinella nascosto in un angolo

non riesce a staccarle gli occhi di dosso.

Lei è un angelo che confonde i suoi pensieri.

E’ un angelo che non riesce a volare

perché ha perso le ali.

E’ un angelo che ha perso… Un guanto.

“Signorina, mi permetta.”

S’avvicina pulcinella.

“Signorina, ha perso un guanto.”

Colombina sorride e ringrazia con un inchino.

“Io sono pulcinella,

ma il mio nome è Antonio;

e lei signorina?”

“Io mi chiamo Angelo.”

E il sorriso si trasforma in stupore.

Colombina era un vero angelo, anzi,

un Angelo vero.

 

Il poeta maledetto