L’appuntamento – scritta il 25 settembre 1995

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Corre la lancetta e non si ferma.

Guardo l’orologio senza fretta.

E’ già da tanto che aspetto.

Sotto questo portone fa freddo.

Perché lei non viene?

L’aspettavo per le otto.

Son le dieci e lei non viene,

comincia a piovere a dirotto.

Mi bagno i vestiti,

si bagnano i fiori,

sono solo e sono triste,

son le undici e sono ancora qui sotto.

E l’aspettavo per le otto.

Corre la lancetta e non si ferma.

Corre mentre intorno si fa notte.

Getto i fiori in un cestino,

gocciolando vado via.

Torno a casa, m’asciugo un pò.

Mi metto a letto. Mi sento tradito.

Squilla il telefono:

“Pronto, chi è?”

E’ lei. Mi dice:

“Ma dove sei stato fino ad ora?

Mi raccomando non dimenticarti

dell’appuntamento di domani.”

Domani?

Già! Non era oggi, era domani!

Ero così emozionato

al pensiero d’incontrarla,

che ero puntuale per l’ora,

ma avevo sbagliato giorno.

 

Il poeta maledetto

 

Il giardino profumato – scritta il 6 aprile 1995

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Avevo una donna che mi amava davvero.

Avevo una donna che coltivava il mio giardino.

I fiori profumavano come in nessun altro.

E una rosa rossa,

la più bella mai esistita,

vi sbocciò il primo giorno di primavera.

Poi lei andò via, lontano.

E nessuno coltivò il mio giardino

che non fossero le mie braccia,

il mio sudore.

Ma dopo tanti sforzi,

dopo tanto duro lavoro,

la rosa rossa,

la più bella mai esistita,

appassì e perse il suo profumo.

Avevo una donna che mi amava davvero.

Avevo un giardino con una rosa rossa.

Poi l’avevo persa.

Ed ero rimasto solo,

stanco e sudato.

Un giorno lei ritornò.

Ma io non avevo più

un giardino da farle curare.

Allora le offrii il mio cuore,

e lei lo coltivò

con tutto l’amore possibile.

Da quel terreno fertile

nacque una rosa rossa,

più bella della rosa rossa

più bella mai esistita.

Vi sbocciò un giorno di primavera,

e mai più appassì.

Perché lei, non andò più via.

 

Il poeta maledetto