Vortice – 15 dicembre 2008

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Vortice,
vortice che assorbe tutto
e frulla, confonde, mescola,
passato, presente, futuro.
Mi guardo intorno,
ma tutto è come prima,
eppur tutto è cambiato.
Non una cosa mantiene
il suo colore.
Sbadito, appassito tempo
che fugge in un vortice fermandosi.
Come di foto in bianco e nero,
fissa su di un attimo
che ad eterno si vota.
Quel che riman di vita mia
ormai è foto.
Scattata nel momento
di follia più assurda.
Ed or più nulla smuove
questa perduta corsa
ch’un inizio aveva,
ma più traguardo non vede.
Sterile, appassito,
incolume guerrier s’aggira
tra morti ed ossa e strazio
in campo di battaglia.
A vivere d’una sconfitta
inutile e crudele.
Di cui non leva via le macchie,
sangue nemico e amico indossa.
Sole che sorge,
sole tramonta.
Stelle e luna
di notti inquiete.
Confonde, mescola, frulla, assorbe,
dal cuor diparte,
così ch’io possa dir d’aver qualcosa
ancora, lì.
Dove d’un tempo fiorito campo
a perdersi e trovare.
Un vortice.
Distrugge, sradica, uccide.
Ma ti lascia vivo e…
incolume.
Aspettando che tu continui
dov’esso s’è fermato.

Per farti mia – 11 ottobre 2008

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Ramingo pensiero di selva in preghiera,

avvinto a licheni e muschio

e sapor di sottobosco.

In penombra, nell’albeggiar di nuovo giorno,

attesa, come di preda in arrivo.

Assaporar quel gusto,

e carne e sangue

e corpo e anima

da rendere tutt’uno.

Chi persa l’esistenza, recuperar parole,

silente forza in speranza,

cibarsi d’amore ancora.

Così in agguato resto

ancor su questa scia,

potenza e scatto latenti.

Per farti mia.

Il poeta maledetto

Urlo di guerra – 5 ottobre 2008

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Mi verrebbe da gridare.

Un urlo di guerra, io

armato di tutto punto,

pronto a lottare contro la vita.

A questa uggiosa esistenza

infliggere mortale colpo.

Ad un lavoro che mi stringe al collo

una camicia di due taglie in meno;

ad una stanza-casa che m’opprime

avvicinando mura e tetto e pavimento

come trappola per topi;

una città tremendamente vuota,

con le sue strade, formichine avanti e indietro

a sopravvivere d’un pezzo di pane;

alla compagna amica mia ideale,

così lontana da non sentire un disperato

languido guizzo di voluttuosa richiesta;

scudo di sole avvolto in flebile manto

di nuvole squarciate da raggio,

d’una mattina come tante,

in cui le mie parole fendono monotonia

ancora una volta.

Di me ribelle che non sopravvivo,

vivo!

Il poeta maledetto

Cammino

E cammino in strade desolate,
leggero, come se i miei piedi non toccassero terra.
Un senso di distacco da quel mondo in cui,
non molto tempo fa ero perso.
Or vivo come soffio di vento,
senza posa, senza tregua.
E mi sento estraneo fra estranei.
Come se il mondo non mi appartenesse,
come se non appartenessi al mondo.

Il poeta maledetto

Deserto – 27 settembre 2008

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Chiuso nella mia prigione,

vincitore e vinto di me stesso contro me stesso.

Anima tra quattro mura,

indecisa, stanca, afflitta, invinta, convinta,

in pena, avanti e indietro camminando,

lasciando scorrere il tempo,

come rugiada fra mani

in un risveglio d’agosto.

Qual sentimento in cuore,

stretto, fra quattro mura in prigione.

Attende l’ignoto,

che figurar non voglia il noto.

Che novità riporti in noia,

di solitudine come di polverosa via,

contare in polvere granelli,

passo di donna attendendo

che come pioggia riporti l’amore.

Nel deserto del mio cuore attendo.

Il poeta maledetto

Un sole spento – 26 settembre 2008

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Vorrei poterlo non fare, ma non ci riesco.
E ogni volta m’assalgono i pensieri,
come pugnalate mi trafiggono i ricordi.
E la mia anima si perde in quello che mi hai fatto,
alla persona che più di ogni altra ti abbia mai amato.
Brividi percorrono il mio corpo,
mentre la lama fredda scuote, infierisce,
affonda più forte.
La cura del tempo non ha effetto,
per questo sole
che si è spento nel mio cuore.
Il poeta maledetto

Ho bisogno di voi

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Chiunque sia entrato qui,
chiunque abbia visitato il mio blog,
per non parlare di chi poi abbia lasciato
traccia del suo passaggio,
con un commento, un pensiero,
una critica, un conforto;
Ebbene, ognuno di voi,
è entrato nella mia vita.
Ho creato questo blog in un momento non facile,
anzi, forse il peggiore della mia vita.
E in esso ho riversato ansie, gioie, dubbi, dolori,
certezze, infelicità, successi, tristezza, rancore,
voglia di riprendere, voglia d’affetto e amicizia,
cose queste ultime, che puntualmente ho trovato in voi.
E non mi riferisco solo a quelli segnati tra gli amici.
Ma a tutti.
A quelli che mi sono perso per strada,
incontrati magari in momenti in cui,
non riuscivo nemmeno a ritrovar me stesso.
A voi tutti dedico il mio blog,
e con esso la mia vita.
Per quello che avete saputo darmi,
in tutto questo periodo in cui,
da solo, cercavo e trovavo nelle vostre parole.
Miei confidenti, miei amici.
Siete stati la spalla su cui piangere.
Ed io vi stimo per questo.
Domani ho un impegno.
Un impegno di quelli che
non mi hanno fatto dormire per una settimana.
Sono a Milano, in tribunale, a tirare le somme.
A valutare quanto ho perso,
e quanto ancora dovrò perdere.
A rincontrar colei che senza cuore,
ha permesso che tutto ciò accadesse,
colei che mi ha fatto tutto quel male,
per il quale or non riconosco la mia vita,
né me stesso, quando mi guardo allo specchio.
Colei che senza cuore ha permesso,
ch’io rimanessi lontano da mio figlio.
Assegnandomi colpe,
prima fra tutte quella di aver permesso le sue azioni
(ovvero: lei l’ha fatto, ma la colpa è mia!).
Colei che irremovibile nella sua decisione,
mi ha negato anche il sacrificio di riaverla,
solo per riavere mio figlio.
Domani decideranno per me,
del mio passato, del mio presente, del mio futuro.
Finchè glielo permetterò.
Perchè il poeta è stato ingenuo, stupido, a tratti sciocco,
si è fidato troppo, di chi non meritava fiducia; troppo buono,
troppo sincero, troppo comprensivo;
ma il poeta è forte. Lo è sempre stato.
Altrimenti non sarebbe qui oggi, a scrivere ancora.
Tuttavia il passo è grande, l’azione è gigantesca.
E la vivo come qualcosa di cui, ho timore.
Ho timore per il futuro di quell’angioletto,
non per me: quel che di peggio poteva accadere è accaduto.
Ma un grande favore vi chiedo:
Voi, amici miei tutti,
statemi vicino, col cuore.
Voi che non mi avete tradito.
Voi che siete sempre qui.
Voi unico conforto dei miei giorni bui.
Ho tanto vuoto nel cuore e mi sento solo.
Donatemi un sorriso,
ora più che mai.
Perchè ne ho davvero bisogno.
Grazie

Il poeta maledetto
Davide

Ascolto – 19 settembre 2008

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Sono ancora qui.
Flebile voce in attesa di recidere
ultimo legame con realtà.
Evanescente forma che sol raggio di luna sa svelare.
Non parlo, ascolto;
chi come te ad inseguir la luna spera,
un giorno di poterla conquistare.
Aspetto e di parol mi nutro,
sentimenti ch’abbandonati furono perduti.
Son qui, rimango,
ancora non sbiadisco
in fulgida apparenza e giorni senza fine.
Di notte permeo l’aria,
di quel silenzio che mi è proprio.
E col silenzio ascolto,
chi come te mi grida,
ch’è stufo di parole
di chi ascoltare più non vuole.

Il poeta maledetto