Deserto – 24 gennaio 2009

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Soffoca,

stringendo arcigna dita al collo.

Vince,

segnata ormai la lotta per la vita.

Batte,

scandendo ad ogni sussulto un punto.

Esanime lasciando

spoglie abbandonate a putrescenza.

Eppur…

Qual organismo ch’or giace ai piedi tuoi,

oramai in ricordo flebile mutato,

hai ucciso?

Le tue mani or tremano,

sbiadendo al chiaror dell’alba,

mentre con occhi vitrei osservi,

che con l’ultimo tuo rantolo di vita,

con l’ultime forze, anziché rialzar la fronte

a rimirar un futuro tramontare e risorgere,

te stessa hai ucciso.

Ed or non basta in rivalsa

che a pianger siano occhi e cuore.

Da quando anima, amore, esiliasti

perdendoti in una tomba

e merda e oro in impasto.

Or carne morta rimani.

Che gli avvoltoi finiscano,

quel che agli sciacalli in vita concedesti.

   

Il poeta maledetto

Deserto – 27 settembre 2008

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Chiuso nella mia prigione,

vincitore e vinto di me stesso contro me stesso.

Anima tra quattro mura,

indecisa, stanca, afflitta, invinta, convinta,

in pena, avanti e indietro camminando,

lasciando scorrere il tempo,

come rugiada fra mani

in un risveglio d’agosto.

Qual sentimento in cuore,

stretto, fra quattro mura in prigione.

Attende l’ignoto,

che figurar non voglia il noto.

Che novità riporti in noia,

di solitudine come di polverosa via,

contare in polvere granelli,

passo di donna attendendo

che come pioggia riporti l’amore.

Nel deserto del mio cuore attendo.

Il poeta maledetto