Un finale da colpo di scena – 29 luglio 2008

Tutti i pensieri che sono nella mia mente non riesco a scriverli.

Ma uno più di tutti mi preme.

Stanco di ripetermi che smette e non smette.

Stanco del bilico, stanco della storia che nell’ombra scrivo.

Di me, del mio dolore, del mio rancore, del mio essere solo ed invisibile.

Nell’indifferenza che mi circonda.

E come una scia di maledetta inquietudine,

mi sento addosso questo pensiero che non molla.

Muore Sansone con tutti i Filistei.

Ho un finale.

Un finale da colpo di scena.

Che presto in molti conosceranno.

Che mi consacrerà a maledetto cui sono.

Dubbio – 29 luglio 2008

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Sorriso amaro.

Sorriso falso.

Ma che m’importa

oramai.

Cancellata traccia

dimenticata vita.

Immutabile passato

indicibile futuro.

Distanza, distacco.

Quel che è mio è mio

ed io son forte.

Son solo e maledettamente forte.

Nulla mi tocca, nulla mi…

Lacrime amare.

Lacrime vere.

Perché dimenticar non posso, perché?

Immutabile passato

invincibile futuro.

Distanza presi

e la mia mente, mente:

quel che mi fu tolto resta.

Forte davvero sono?

Se di un ricordo schiavo,

maledettamente vinto resto?

Ma nulla mi tocca, nulla mi

farà stare ancora male.

Ma tu…

 

Le tre verita – Lucio Battisti

 Mi permetto l’onore di una piccola nota, un piccolo pensiero per questo grande brano, di questo grande artista.

La canzone ed il testo sono meravigliosi, semplicemente stupendi. La struggente verità delle parole usate, lo scandire del ritmo, i toni, creano sensazioni ed emozioni che chi non ha provato, può solo immaginare. Ma chi si è trovato in questa maledetta vita ad affrontare queste tre verità, sa quanto la scelta delle parole sia appropriata. Ad ogni voce posso dare un volto, e mi son trovato ad ascoltare le stesse, identiche e maledettamente false parole; parole vissute, che più volte hanno ispirato sfoghi o poesie, che troverete in questo blog (primo fra tutti: “è colpa mia!” , sfogo ispirato dalla frase: “Se l’ho fatto… E’ colpa tua!” che mi son sentito dire nel momento in cui il mio mondo, la mia realtà crollava. Nel momento in cui il mio cuore si spappolava). Vi lascio all’ascolto… E l’ascolterò anch’io con voi, rivivendo come apotropaico quei momenti. Sperando, col tempo, di non versare più lacrime amare, per un amore che era diventato soltanto un’illusione.

il poeta maledetto 

Artista: Lucio Battisti

Album:  Lucio Battisti Vol.4

Le tre verità

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Colpa sua
colpa sua,
credimi
non c’eri tu, non c’eri tu a difendermi
e la sua forza è stata ancor più forte della mia volontà
e un’innocente e un’innocente pagherà
io so che
non crederai,
non mi crederai,
ma è colpa sua,
è colpa tua.

Non mi interessa se tu
delle false lacrime ora berrai.
Ti posso dire sono salate le ho già bevute oramai
comunque, tutto quello che dice lei
non è verità
la sua dolcezza è stata ancor più forte della mia onestà
ed ora
le crederai,
le crederai.
Povero amico ingenuo, io lo so,
le crederai.Ehh…

Io non so
io non so più
a chi credere
so solo che,
so solo che di tutti e tre
soltanto uno, uno soltanto morirà
lei era mia,
non è più mia, ora di chi è chi lo sa?
Andate via,
andate via
via….

Nota da wikipedia:

Le tre verità, composta nel 1971, è probabilmente uno tra i brani meno conosciuti nati dalla collaborazione fra Mogol e Lucio Battisti, dove l’amore di semplicità di quest’ultimo si esprime in una forma francamente strana a prima vista ma che nell’introduzione di chitarra anticipa di trent’anni netti caratteristiche proprie dello stoner e di un certo post rock ora molto attuale.

La canzone, come si può forse intuire dal titolo, parla del classico triangolo amoroso. Una prima peculiarità consiste nel fatto che Battisti canta la stessa melodia in tre differenti registri vocali: la prima volta in falsetto (interpretando la parte della donna), la seconda volta (l’altro) all’ottava inferiore, mentre la terza strofa (lui) viene eseguita nella stessa ottava della prima, ma in voce piena. Il primo esempio di questi cambi di ottava che può venire in mente è Father and son di Cat Stevens, ma andando indietro nel tempo si può anche ricordare Bandiera Gialla (The Pied Piper), nella quale Gianni Pettenati già nel 1966 esplorava questa idea.

La ben nota frugalità battistiana, oltre che nell’utilizzare per tutto il brano un unico giro di accordi (ancorché molto elaborato) si nota anche nella melodia, che fa frequente uso di note ribattute.

Metamorfosi – 28 luglio 2008

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Ali di farfalla guadagnate strisciando,

o albero con frutti e fiori

guadagnato germogliando.

Natura insegna,

e regola.

Che d’un miglioramento sempre ambìto,

arrivi infine a coronare un sogno,

una vita.

Ed una nuova vita a crescere e comprendere,

che scopo ultimo era quello.

Ma d’eccezione, uomo, o donna,

al mondo esiste e innaturale.

Giacché del peggio un sogno coronare,

una vita.

Ed una nuova vita, a crescere e distruggere,

quel che di buono era rimasto.

E cedere all’inganno, oscuro fiore del male.

Che parassita di se stesso resta.

Così, lei tramutò se stessa.

E non capendo dal principio quella fine,

si ritrovò a giacere tra le spine,

albero che di fior carico, in frutto convertito,

si ritrovò poi seme, perduta terra, inaridito.

Ed ali di farfalla avea,

ma migrar da fiore a fiore fu condanna.

E ritornò a strisciar parole gravi,

maledicendo d’altri, gravi colpe.

Povera carnefice!

Di sua rovina inconsapevolmente artefice.

Parole a fiumi scorreranno,

come da taglio sangue, sgorgheranno.

Vermigli d’odio e di rancore.

Finché giaciglio pallido di luna in mare,

posa, stanca di lottare,

t’accorgerai che colpa non esterna

è da cercare.

Tu,

vittima del niente,

macellaia di vite.

Meschina fine d’ali e volo,

ritornerai alla terra a germogliare ancora.

Ma storpia pianta resta,

d’un pianto falso e di tempesta,

che modellando addosso

Ti copristi.

Giorni e mesi e anni saranno, tristi.

Perché bruco in farfalla è ben accetto.

Ma chi coprir si vuole di ragione,

fugando in altri, e colpe e torti,

solo, resta.

Ricorda, mio passato,

Mia farfalla amata:

J’accuse! Continua nel tuo canto.

Ma quando metamorfosi scorsi nel tuo pianto,

voltai le spalle.

E a vita ritornai,

lasciandoti sbiadire in un tramonto.

Luce e buio – 27 luglio 2008

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D’un’ombra mi vanto,

ad un’ombra mi stringo, nel sole.

Luce d’incanto

e disincanto rimane.

Di flebile luce mi vanto,

ad essa mi stringo, nel buio.

Vana illusione

disillusione rimane.

E tu.

A chi darò il tuo viso,

mentre il tuo viso darai a un altro?

Chi stringerò al mio fianco,

mentre sbiadisce in penombra

quel che di te rimane?

Chi mi darà vittoria,

su campo di sconfitta,

Dove perduta guerra

misera, m’attese?

D’un destino che segnato il tempo

mi scandisce la vita.

Ad un battito di cuore

ho legato un sospiro.

E lacrime ho versato,

che in terra perle ai porci ho dato.

Maledette lacrime ho versato.

Commiserando a goccia, a goccia,

la stupida follia d’aver creduto amore.

E piango,

d’una maledettissima pazzia,

quel che m’hai dato

e che per sempre m’hai tolto.

Quel che ti ho dato

e che per sempre hai perduto.

Gigi Finizio – Lo specchio dei pensieri

Gigi Finizio > Solo Finizio (1999) > Lo Specchio Dei Pensieri


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Seduta sulla riva di questa mia coscienza
La malinconia fa il conto dei miei giorni
Comprese le esperienze di questa vita mia
Somiglia ad un gabbiano con le ali aperte lungo l’orizzonte
Abbraccia il cielo che e’ sopra di me
che affonda dentro lo scenario di un tramonto
Io che leggevo sempre ali di farfalla dentro gli occhi tuoi
Nutrivo la speranza che la tua pelle fosse solamente mia
Tu invece programmavi un’avventura un’altra storia senza me
E il tuo profumo non mi va piu’ via dalle lenzuola
Il mare aperto di un ricordo
Io senza di te fotografia di chi va via
nello specchio dei pensieri miei ti vedo ma non ti raggiungo mai
Faccio a pezzi la mia rabbia,
prendo a calci questa sabbia,
se sapessi amare un’altra ti cancellerei da tempo
Io senza di te seguo una via di periferia
Il cielo sta piangendo su di noi chissa’ se sta bagnando gli occhi tuoi
Io ti cerco come un fiato che si perde contro un vetro
Sulla tela di un pittore che dipinge quello che non c’e’
L’amore ci abbandona e il vortice del tempo non ci avvolge piu’
Sperduti in quella sfera di un mondo capovolto che ci spinge giù
Si perde la speranza di ritrovarti ancora nella vita mia
Forse eri solo la fotografia abbandonata nell’armadio dei ricordi
Io senza di te fotografia di chi va via
il cielo sta piangendo su di noi
Chissà se sta bagnando gli occhi tuoi
Io ti cerco come un fiato che si perde contro un vetro
Sulla tela di un pittore che dipinge quello che non c’e’.
No, no, no, no, no, no
amore mio ti cercherò.
Ti cerco e ti perdo
Io senza di te.

Le parole – Umberto Tozzi

Umberto Tozzi > Solo Palabras (2005) > Le Parole

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Le parole contano dille piano tante volte rimangono
e fanno male anche se dette per rabbia
si ricordano, si ricordano.
Le parole quante volte rimangono

 le parole feriscono le parole ti cambiano.
Ti bastava anche un filo di voce per dirmi ti amo
ma quante volte mi hai urlato sul viso che valevo poco.
Mi sentivo un bambino immaturo e magari ero un uomo
ti credevo una donna importante eri donna a metà.


Dimmi che rimane di noi due dimmi chi ci riavvicinerà
a te sembrava un gioco bello se dura poco
era una cena fredda da consumarsi in fretta.
A te sembrava un gioco bello se dura poco
era una cena fredda che hai consumato in fretta.

Le parole fanno danni invisibili sono note che aiutano, che la notte confortano
quante volte leggere e preziose me le hai sussurrate
ma altre volte mi hai dato del pazzo se di te morivo.

Dimmi che rimane di noi due dimmi chi ci riavvicinerà
a te sembrava un gioco bello se dura poco
era una cena fredda da consumarsi in fretta.
A te sembrava un gioco bello se dura poco
era una cena fredda che hai consumato in fretta.

A te sembrava un gioco bello se dura poco
era una cena fredda che hai consumato in fretta.