La luce – scritta il 30 gennaio 1995

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E fu buio su tutti noi.

Il freddo avvolse i nostri sensi.

Ci addormentammo senza sapere

se e quando ci fossimo svegliati.

L’ultima parola che ricordo

fu quella del capitano che diceva:

“ibernazione”.

Sognai di essere da solo,

e di camminare avanti.

Ma avanti c’era il nulla,

tutt’intorno era nulla,

eppur continuavo ad andare avanti,

anche se non riuscivo

a vedere le mie mani, le mie gambe.

Tremiti improvvisi

assalirono il mio corpo.

Cominciai a sudare e non avevo mani

per asciugare il sudore

e non avevo nemmeno un corpo

che avrebbe potuto sudare.

Ero li, anzi, pensavo di esser li,

ma in realtà era il nulla

e anch’io ero il nulla.

Pensai che mai più

sarei uscito da quel buio,

da quel vuoto

che il nulla mi creava intorno.

Poi finalmente nacque la luce.

Apparì piccola

come la fiamma di una candela

e s’ingrandì sempre di più

uccidendo il nulla.

E tutt’intorno fu la luce.

Il capitano sorrideva.

Il salto nello spazio

alla velocità della luce

era perfettamente riuscito.

L’astronave adesso

scivolava lenta nel cosmo

un pò più in là di Mizar.

Il ricordo del nulla spariva,

mentre negli occhi dell’equipaggio

rinasceva la luce.

 

Il poeta maledetto