Digito il primo numero: è otto.
Mi fermo un attimo… E se lei non c’è?
Ma no! Dev’esserci per forza.
E digito il secondo numero: due.
E se mi risponde il padre o la madre?
Inventerò una scusa.
Dirò che sono un compagno di classe,
e continuo con il terzo numero e il quarto.
Dopo c’è il sette.
Sto per premerlo ma mi fermo ancora:
e se lei non vuole ch’io la chiami a casa?
Però se non lo faccio, non lo saprò mai.
Lo premo.
Il numero dopo è il cinque,
l’ultimo è lo zero, sospiro, lo premo.
E’ fatta. Trattengo il fiato.
Squilla, risquilla;
risponde una voce: Pronto! Pronto?
Riattacco.
Era lei.
Il poeta maledetto
La telefonata – scritta il 30 aprile 1994ultima modifica: 2009-07-05T09:15:00+02:00da
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