Una nuvola allo specchio – 7 febbraio 1997

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Recluso di prigione senza sbarre,

dalla finestra odo incresparsi il mare.

Le foglie mosse, in ballo si trastullano,

quasi volessero scappare via lontano.

E il vento il mio pensiero porta a lei.

M’aggiro lento per i corridoi abbuiati,

che il sol ferendo illumina in sol raggio.

Come il pensare mio,

che scosso in subitaneo lampo,

unico raggio e unico sole trova.

Disìo d’amor è ormai il mio desinare,

ché prigioniero son, se libero da lei.

Fui altro, e dopo lei altro ancora,

giacché cambiar potevo di stagione.

Primaveril pensarla, estate era in amarla.

Ma se mancava il suo respiro,

il mio era affanno e autunno in cuore.

L’amor gelava inverno.

Così una nuvola spezzò raggio di sole

e il buio mi vestì con amarezza.

Ma subito sentii dolce carezza,

quando allo specchio non me, vidi,

ma la sua bellezza.

Nacque così nuovo raggio di sole,

perché i suoi amati occhi

vidi in fondo al mio cuore.

 

Il poeta maledetto

 

Muro del pianto – 3 febbraio

 

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Affacciato a questa dannata finestra,
avvolto dall’oscurità.
Col vento gelido che pizzica
tumefatta pelle fredda, inerte.
Abbasso lo sguardo ad osservar
decine di sigarette,
morte in spasimo e precipitate.
E dall’alto di questo mio
muro del pianto, osservo,
e ascolto.
Al fragoroso chinar di chiome d’alberi,
m’arrivano voci, lamenti,
acuti di donne
e gravi di uomini.
E piangono.
Ma non di loro è il lamentarsi.
Di quest’anima mia ei si dolgono.
Ormai perduta,
maledetta per sempre.

  

Il poeta maledetto