Recluso di prigione senza sbarre,
dalla finestra odo incresparsi il mare.
Le foglie mosse, in ballo si trastullano,
quasi volessero scappare via lontano.
E il vento il mio pensiero porta a lei.
M’aggiro lento per i corridoi abbuiati,
che il sol ferendo illumina in sol raggio.
Come il pensare mio,
che scosso in subitaneo lampo,
unico raggio e unico sole trova.
Disìo d’amor è ormai il mio desinare,
ché prigioniero son, se libero da lei.
Fui altro, e dopo lei altro ancora,
giacché cambiar potevo di stagione.
Primaveril pensarla, estate era in amarla.
Ma se mancava il suo respiro,
il mio era affanno e autunno in cuore.
L’amor gelava inverno.
Così una nuvola spezzò raggio di sole
e il buio mi vestì con amarezza.
Ma subito sentii dolce carezza,
quando allo specchio non me, vidi,
ma la sua bellezza.
Nacque così nuovo raggio di sole,
perché i suoi amati occhi
vidi in fondo al mio cuore.
Il poeta maledetto