La rosa – scritta il 27 dicembre 1995

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Pioggia che cadi dal cielo

fortunata sei che accarezzi il suo corpo.

Io ti invidio,

che in ogni goccia che cade

sei su di lei e i suoi pensieri tocchi.

Quale mano accarezzare può i petali suoi?

Di quella rosa che dentro me

ogni giorno sboccia?

Vederla che gran gioia è per me;

ma toccarla, averla vicina

ancor di più lo è.

Dimmi tu mio fiore,

a chi se non a me

quella mano appartiene?

Dimmi tu chi,

con un gesto fermar la pioggia può,

e far risplendere l’arcobaleno

che è nei tuoi occhi, nel tuo sorriso.

Fortunato sei, io voglio dirgli.

Tu che hai per te

colei che io sogno,

colei che nel mio cuore nascondo.

Fortunato sei tu che la stringi,

rubando a me quegli attimi

che eterni senza di lei sono.

Mi resta sol d’accarezzar la pioggia,

che questa sera su di me si posa,

così come su lei,

la mia sognata rosa.

Ci unisce e ci separa questa pioggia,

pianto di un cielo malinconico

che cerca la sua amata sposa.

 

Il poeta maledetto