Son quei riccioli
che ogni notte ho sognato.
Ed ogni mio incubo
dai tuoi occhi segnato.
Chissà con qual filtro
il mio cuore hai stregato,
se un pupazzo di cera
col mio nome hai firmato.
Ogni volta che chiudo i miei occhi
sento tredici brevi rintocchi.
Poi mi trovo in un prato fiorito,
che di mille e più fiori è vestito.
Ci sei tu, che seduta m’aspetti,
e sorridi come un dolce angioletto.
Ma poi ti volti
e non guardi più indietro.
Gli occhi fissi
in una sfera di vetro.
Mille strane parole pronunci
e il rituale incantato cominci:
“I tuoi occhi solo me guarderanno,
altrimenti pietra ei diverranno.
Le tue labbra solo me baceranno,
per un’altra, come sabbia saranno.
Il tuo corpo, mio soltanto sarà,
nessun’altra farlo suo potrà.”
Piangi, ridi, nella sfera ti specchi,
con una mano i tuoi riccioli tocchi.
Uno spillo nell’altra mano stringi,
un pupazzo di cera trafiggi.
Io ferito balzo in piedi di scatto,
e m’accorgo che il cuor più non mi batte.
Mi si sfoca la vista, ho l’affanno,
i miei arti più forza non hanno.
Piango, tremo, vedo solo i tuoi occhi,
sento tredici brevi rintocchi.
Ma non cado, ho soltanto sognato.
Poi il mio incubo,
con la notte è svanito.
Pregherò che presto il sole tramonti
per ancora una volta sognarti.
Così innamorato non lo sono mai stato.
Chissà con qual filtro
il mio cuore hai stregato.
Il poeta maledetto