Spiga di grano – scritta il 29 agosto 2008

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Natura non potea nuocere me, spiga di grano.

E vento e pioggia e fulmine e fuoco,

a tutto sopravvissi.

Maligna e delicata mano venne per recidermi,

e in lei m’abbandonai,

del tocco suo, io mi fidai.

In lei vedevo nuova vita,

illuso di falcetto e mano,

il mondo mio furon le sue dita.

E dolore e morte.

Ma chicco abbandonai

che speme fu di ritornare al sole.

Ed or mi trovo qui a raccontare,

rinato in fiume d’oro,

la mia vita nel vento abbandonare.

 

Il poeta maledetto

L’invidioso – 22 settembre 1996

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E’ un fuoco che lentamente mi consuma,

cenere resta che il vento piano porta via.

E non vivo che per la tua voce,

per un sospiro.

In ogni tuo sguardo mi perdo e cado giù.

Nel buio del mio cuore,

senza appiglio,

senza via di scampo.

Ma nulla è più dolce

di sentirti pronunciare il mio nome,

di tornare così a nuova vita.

E di restare incatenato,

intrappolato al tuo sorriso.

Vivo di tutte le tue piccole cose.

Rubo e nascondo coi miei sguardi

ogni tuo movimento.

Sogno d’esserti sempre vicino

e invidio la tua ombra

che può seguirti libera,

mentre cammini,

mentre fai l’amore col mondo.

Potessi sostituirmi a lei per una volta,

t’avvolgerei come un mantello,

riscalderei il tuo cuore,

il tuo bel viso.

Perché è di queste piccole cose che vivo.

Povero innamorato di te,

e di tutto ciò che ti è vicino.

 

Il poeta maledetto

 

Il volontario – scritta il 7 aprile 1995

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C’era un tempo un ragazzino

che giocava a far la guerra.

Occhi rossi, color del fuoco.

Per lui, no! Non era un gioco.

Crebbe insieme ai soldatini.

Crebbe in lui quel desiderio,

per gli altri strano di sparare.

E con i rami degli alberi,

si esercitò per imparare.

Quando divenne grande,

scoppiò la guerra.

E lui per giocare,

si andò ad arruolare.

Arrivò sul fronte,

con gli occhi rossi, color del fuoco.

Voleva sparare.

E quel desiderio antico,

adesso avrebbe appagato.

Ma invece di sparare,

andò al fronte

e fu sparato.

 

Il poeta maledetto

 

Fuoco – 17 dicembre 2008

 

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Innesca, vibra, infiamma,

incendia, cresce, tutto avvolge.

Brucia, distrugge,

nasconde ogni traccia,

in cenere riduce.

Quel ch’era stato

or più non v’è.

Ma immensa forza distruttrice,

creare spazio nuovo e costruire.

Lì, dove possibile non era,

Or nuova speme in cenere vi plasma.

Passato e quel ch’è stato ei s’alimenta,

ché fiamma nuova vita mai sia spenta.

 

Il poeta maledetto