Credetti di esser forte – scritta il 6 agosto 2008

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Anch’io credetti di esser forte,

e come secolare quercia crebbi.
Avevo una famiglia, una moglie, un figlio.
Più volte il fulmine colpì.

Tutte le volte resistetti.

Mai mi piegai,
mai compromessi accettai.
Ma quando marcio in tronco,

tempesta venne a regolare i conti,
seppur inespugnabile a vedersi, caddi.
E mi spezzai, in fragoroso tonfo.
Forte ero contro tutto e tutti.

Ma al tarlo non pensavo,

generato in me, dai miei affetti.
Dove tempesta e fulmine non poterono,
tarlo e tempesta fecero,
vincendo.
Ed or sconfitto resto, irrimediabilmente.
Tronco abbattuto dal dolore interno.
Imperituro esempio di qual forza non basti,
contro menzogna, inganno,

perverso tradimento.
Non ascia fu a colpirmi o colpo esterno,
ma piccolo tarlo interno a cui credevo,
avrei donato, e gli sarebbe bastata,
vitale linfa mia in eterno.

 

Il poeta maledetto