Andata e ritorno (forse) – 18/19 ottobre 2008

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D’un sabato che già finito ormai domenica,

dell’ora prima quella con due zeri.

In attesa d’arrotolar lenzuola fresche

d’altre appassite in lavatrice

da stendere nel turno successivo,

di corde già pretese d’altri capi.

Di posacenere stracolmo e due pc accesi.

Bollito in pentola avanzato,

misera cena nemmeno ben voluta.

D’un blog d’aggiornare e parole da inventare e scrivere.

D’una stanchezza in corpo e d’un vuoto in cuore.

Di musica perennemente in uscita, da casse ch’a quest’ora dan fastidio.

Alla vecchina a fianco?

Nooo! A quel burbero formaggiaio del proprietario

che mi vive di fronte.

Della formosa, fresca, giovane figlia,

più d’un piccante pensiero accese.

E un libro a poche pagine alla volta letto,

impegnativo fin dal titolo,

ma di leggero e piacevole contenuto:

“La ricerca della felicità”

apotropaico? Chissà.

Consiglio chiederlo, d’altri non ve n’è

almeno in forma umana tridimensionale.

E quattro mura, tra le persiane chiuse

volger lo sguardo aspettando quattro gocce che non son cadute.

D’un grigio cielo ora mutato azzurro scuro.

Silente cittadina, d’un sabato finito.

Auto da contare sulle dita.

Giua che fende il silenzio pesto d’occhi e labbra,

socchiuse e turgide passaggio di lingua ad umettarle.

E canta lei, sensuale e dolce che “tanto non viene”

e ti sembrava strano.

Solo. Io e le mie parole.

A scriver di giornata uguale a tante,

ed opportunamente volta al termine di un nuovo inizio di nulla.

Un sorso d’acqua, quasi fosse discorso da fermare in pausa.

Un po’ di donne in vetrina, sul sito dalle foto in bella mostra,

dove ci sono anch’io, anche se son brutto.

Ma non vicino me le cerco, No…

Quelle possibili non m’interessano.

Meglio quelle dove non v’è pericolo di incontro.

Così alle venti ero a parlare, con lei che già viveva le tre del nuovo giorno.

Già. Emozionante scrivere in inglese, a quella finlandese che vive nel Giappone.

Quella dai capelli color ciliegia, vestita da cartone animato,

classica moda “Kankuro”.

Una delle poche talmente stravaganti, da cedere al fascino

di stravagante poeta straniero che mai incontrerà.

Ed or mi canta questo Keane di una beautiful life e dei cambiamenti di tutti.

Ma che mi frega, se non sto dietro ai miei?

Così la vita è strada a doppio senso e a due corsie per senso di marcia.

E mi scopro diverso se mi guardo allo specchietto dell’auto che più non ho.

Visioni. A quest’ora tutto è concesso.

E già m’aspetto di leggere un commento di amica strega

che m’appare d’improvviso negli aggiornamenti frenetici,

richiesti a questo dialer,

d’una veloce umts, ma troppo lenta per me, che pur restando fermo corro,

mille e più cose in un momento a fare.

Mescolo il calderone, che di parole ne ho versate tante.

Due foto me le appunto a queste note;

una in cima, una alla fine.

Così profondamente diverse… Eppur continuazione unica

di paragrafo parafrasato.

Il pianto mio per quel domani di ieri che è già oggi,

è stato fatto.

Ora mi tocca solo riposare… Solo.

Più tardi è un altro giorno e si vedrà il da farsi.

Per or decido di perdermi in confessioni, pentimenti,

passioni e sentimenti, gossip, canzoni o solite cazzate,

di quei nottambuli come me,

che restano ad intasar le pagine che sfortunati viandanti

leggeranno o scarteranno.

O di quelli che sol per apparire tra quelli di recente aggiornati,

Mi scrivono: “Oggi non ci sono, torno domani!”

Io è una vita che non ci sono, e chissà se torno!

Mi arrendo con me stesso.

Riprendo con qualche altro.

Sono all’incrocio e il semaforo è rosso.

Più tardi riparto.

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Il poeta maledetto