Spingo, respingo,
mi volto guardingo.
Difendo il mio onore
cavalier d’ideale.
Combatto in mio nome
contro gente sleale.
Non esiste padrone
d’utopia irreale.
Solo schiavo d’amore
mi creai a diventare.
E da solo mi mossi
nei meandri del cuore,
perso in mille emozioni
senza avere rimorsi.
Fui sconfitto, battuto,
ma scrollata la terra,
mi rialzai da caduta.
Così torno a battaglia,
incontro a speme perduta,
che non sia creta e paglia
alta torre in salita.
Di gradino in gradino,
sangue e cuore e dolore,
tramutando in amore, in colore, in passione.
Su macerie di vita
costruito ho giardino,
miliar pietre in parole,
costellato ho cammino,
perché ancora non fosse
tempo d’esser finito.
Tribunale in dispetto
d’un nome lasciato,
ch’io mi fossi perduto,
non ha importanza.
Regale abbandono
d’una stanza il mio trono,
vivo!
Ribaltando verdetto,
non mi piego! Non cedo!
Finché luce mi brilla nel petto,
a gridar di poesia contro ingiuria,
compromesso sbranar io non smetto.
Mediocrità e silenzio nemici,
esiliati per sempre dal cuore,
di un indomito poeta maledetto.