Natura non potea nuocere me, spiga di grano.
E vento e pioggia e fulmine e fuoco,
a tutto sopravvissi.
Maligna e delicata mano venne per recidermi,
e in lei m’abbandonai,
del tocco suo, io mi fidai.
In lei vedevo nuova vita,
illuso di falcetto e mano,
il mondo mio furon le sue dita.
E dolore e morte.
Ma chicco abbandonai
che speme fu di ritornare al sole.
Ed or mi trovo qui a raccontare,
rinato in fiume d’oro,
la mia vita nel vento abbandonare.
Il poeta maledetto
Spiga di grano – scritta il 29 agosto 2008ultima modifica: 2010-05-24T10:30:00+02:00da
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