L’antifata – scritta il 25 gennaio 1996

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Nasce un nuovo giorno

e i raggi del sole

riscaldano i petali dei fiori

intorpiditi dalla notte.

Nascosti tra le spighe dei campi

rivivono il vento,

danzando nella luce.

Volteggia una farfalla

su questo specchio dorato.

E non su un fiore a riposarsi va,

ma su di un dito

che dalle spighe

ad indicare il cielo sta.

Capelli sciolti sull’erba

ancora di rugiada intrisa.

Tra quei capelli ho dormito,

respirando il profumo della sua pelle

che ancora addosso mi sento,

e che non vuole andar via.

Adesso è là, la mia Antifata,

a rimirar le nuvole

che cambian forma

e come un velo

passan nei suoi occhi

azzurri come il cielo.

Piange ma non è triste,

è solo stanca d’amare.

Ora vuole essere amata

e non solo per un giorno

per poi essere dimenticata.

Quel dito puntato al cielo

adesso è sulle sue labbra,

invoca il silenzio

e il ritornar dell’ombra.

Qualcuno aspetta,

che le faccia compagnia.

Quel qualcuno

vorrei tanto essere io,

ma son lontano e non trovo la strada.

Vorrei abbracciare ancor la mia Antifata.

Dormire ancora

accarezzando la sua pelle.

Vorrei guardarla e raccontarle l’amore,

in questo campo d’oro

che al tramonto cambia colore.

 

Il poeta maledetto

 

L’antifata – scritta il 25 gennaio 1996ultima modifica: 2010-02-01T10:00:00+01:00da morris_garage
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