Nasce un nuovo giorno
e i raggi del sole
riscaldano i petali dei fiori
intorpiditi dalla notte.
Nascosti tra le spighe dei campi
rivivono il vento,
danzando nella luce.
Volteggia una farfalla
su questo specchio dorato.
E non su un fiore a riposarsi va,
ma su di un dito
che dalle spighe
ad indicare il cielo sta.
Capelli sciolti sull’erba
ancora di rugiada intrisa.
Tra quei capelli ho dormito,
respirando il profumo della sua pelle
che ancora addosso mi sento,
e che non vuole andar via.
Adesso è là, la mia Antifata,
a rimirar le nuvole
che cambian forma
e come un velo
passan nei suoi occhi
azzurri come il cielo.
Piange ma non è triste,
è solo stanca d’amare.
Ora vuole essere amata
e non solo per un giorno
per poi essere dimenticata.
Quel dito puntato al cielo
adesso è sulle sue labbra,
invoca il silenzio
e il ritornar dell’ombra.
Qualcuno aspetta,
che le faccia compagnia.
Quel qualcuno
vorrei tanto essere io,
ma son lontano e non trovo la strada.
Vorrei abbracciare ancor la mia Antifata.
Dormire ancora
accarezzando la sua pelle.
Vorrei guardarla e raccontarle l’amore,
in questo campo d’oro
che al tramonto cambia colore.
Il poeta maledetto