La ghiaia – scritta il 3 febbraio 1996

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Sassolini di ghiaia che i suoi piedi feriste,

in un momento v’imporporaste,

e di peccato vero,

il cuore vi macchiaste.

Al ruscelletto ell’era venuta a bere,

ma subito fuggì per farsi medicare.

Foglie selvatiche le fasciaron la pelle,

il suo volto pel dolore

si coronò di stelle.

Ma non una lacrima solcò il suo bel viso,

non una smorfia mutò il suo sorriso.

Sentiv’ella la morte tenerle la mano,

aspettare il momento di portarla lontano.

Non ci furon rumori, non ci furon commenti,

mentre l’anima sua venne rapita dai venti.

Pioggia cadde dal cielo turbato.

Un temporale così, non c’era mai stato.

Impetuoso e ruggente egli lavò i sassolini,

eliminando per sempre quei riflessi corvini.

Questa è la storia di ogni cosa vivente:

nascer, crescer, morire

e poi non resta più niente.

 

Il poeta maledetto