Brillò del sol più caldo
fluttuando in seno al verde,
corse mossa dal vento
la vena d’una foglia.
Tremò, fu inerte, tremò ancor,
poi cadde.
Ma si rialzò dal muschio
con mani proprie e gambe.
Capelli aveva d’alghe,
l’odor dell’uvaspina.
Sorrise soddisfatta
pel suo neonato corpo.
Volse lo sguardo intorno
come a cercar qualcosa
e vide quello ch’io non vidi
nel fitto sottobosco.
Mosse verso di me e non scorsi,
ché ancor m’interrogavo
alla magia vissuta.
Fu sul mio corpo e dentro me,
poi fuori.
Come nell’onde calme
in fine di un naufragio.
L’umida pelle mia gridò:
“E’ realtà!”,
non era sogno.
E la rincorsi,
donna o cos’altro,
nel fondo di quel bosco.
Il fresco delle fronde
rivelò il suo passo.
Correvo eppur non la raggiunsi.
Finito il bosco cominciò la spiaggia,
e lei era lì, che m’aspettava.
Sorrise ancora,
stavolta a me.
poi mi voltò le spalle
e trasparì nel sole.
Evaporando in goccia
si riversò nel mare.
Il poeta maledetto