Il passo in volo fece – scritta il 19 gennaio 1997

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Saper volar vorrei,

veloce andar da lei.

Ma sento ancor l’affanno

e i piedi stanchi.

Ché curvo son dell’amarezza,

perduto simigliare dei suoi fianchi.

Vallata fu per me la sua bellezza

che cavalcar cavallo indomito potevo.

Non una goccia

sulla brulla terra ebbe contatto,

giacché di fiori in moltitudine coperta.

Raggio di sole,

progenie luminosa d’alba,

lenire volle,

progenie luccicosa d’ambra.

Semente triste assai

quella rugiada era,

che lentamente le velò lo sguardo.

Cresceva pianta occulta molto in fondo,

che il cuore mio volle chiamarla,

e la chiamò dolore.

Afflitto e vinto

dalla fuga che mi liberava,

gridai “Ritornerò”, rompendo il pianto.

E il trotto smisurato diventò galoppo.

Tempesta così intensa,

mai s’ebbe a parlare

che fragoroso tuono

l’ebbe ad invidiare.

Tempesta che il sol non vede

nasce in cuore.

Urla, burrasca, infuria ma non muore.

E quiete chiedo, ritrovarla spero,

nel volto di colei

che carezzò la mia criniera.

Indomito sapor di barbaro ha il mio manto,

ma nel cercarla il passo si fa lento.

Più duro il dirle addio lui volle, e fu.

Ora l’invoco, Amore,

che tramutare in Pegaso,

il passo in volo di lento cavallo può.

 

Il poeta maledetto

 

Il passo in volo fece – scritta il 19 gennaio 1997ultima modifica: 2010-03-23T10:00:00+01:00da morris_garage
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