Pensieri di una vita ❤ ♋︎ ✺ ♌︎ ♛ ⚝ (aka il poeta maledetto)

Lettera alla mamma (scritta da un bimbo di due anni)

Tra le lacrime e con un nodo alla gola, ho scritto questa lettera, come se fosse stata scritta da mio figlio. Un bimbo di meno di due anni. Un bimbo come tanti (purtroppo!), che subisce separazione e divorzio dei genitori. Solo per un capriccio, un abbaglio di un momento, di colei che:

“Volevo sentirmi donna!” – e ha dimenticato di essere mamma e moglie. E ha chiuso gli occhi per non guardare dove stava andando da sola,

e ha tappato le orecchie, per non sentire la voce e la vocina di chi rimanendo indietro, la chiamava, vedendola allontanarsi da sola, sempre più distante.

 Il poeta maledetto, un papà.

 

Cara mamma ti scrivo.

Lo so che sono piccolino, fra un mese compirò due anni,

e che quindi sembra strano che io ti scriva una lettera.

Ma quello che devo dirti è così importante,

che ho chiesto ad un angioletto di darmi una mano.

Così ti scrivo, e voglio parlarti di me, di te e di papà.

Oggi al parco, quando ho giocato con gli altri bimbi,

ne ho visto uno inciampare e cadere,

e poi chiedere le coccole ed andare in braccio,

prima alla mamma e poi al papà.

Io ho solo te vicino. Ti ringrazio per esserlo,

ma mi manca l’abbraccio di papà.

Poi ho visto che quando gli altri bimbi tornavano a casa,

davano una manina alla mamma e una al papà.

Io in una stringevo la tua, ma l’altra era vuota.

E mi manca la mano grande di papà.

E ti ricordi quando per andare al lavoro

tornavi sempre tardi la notte?

Io ero ancora più piccino, e non ce la facevo ad aspettarti.

Così mi addormentavo nel letto, stretto forte a papà,

tanto stretto per sentire il suo calore

che mi faceva sentire protetto.

Ora la sera mi stringo stretto stretto a te,

e ti ringrazio per questo.

Ma mi manca il calore di papà.

E mi sento triste e vorrei piangere,

quando penso che papà non viene,

nemmeno mentre sto dormendo.

Poi mi ricordo quando al pomeriggio tu andavi via,

per andare al lavoro. Ed io piangevo.

Perché volevo che tu restassi con me.

Ma poi papà mi consolava.

Mi metteva sulle sue ginocchia,

e mi faceva giocare con il computer.

Ed io battevo forte sui tasti.

Una volta gliene ho strappato uno di tasto,

ma mi raccomando: non dirglielo.

E mi ricordo di quando sono stato male,

e papà non andava al lavoro

per stare con me la mattina, il pomeriggio, la sera e la notte.

E’ stato con me due settimane.

Ed io, pure se stavo male e non volevo mettere la supposta,

ero contento.

Perché papà era tutto il giorno con me, e poi,

quando non eri al lavoro, c’eri anche tu.

Ricordo quei giorni, anche se ero più piccino di ora.

E ricordo che eravamo insieme, io, tu e papà.

Ma ora?

Ora io e te siamo qui dai nonni.

E sono contento perché sono con te,

e sono insieme ai nonni, a cui voglio molto bene.

Ma penso a papà…

Lui ora è lontano, da solo.

E se la notte ha freddo?

Se sta male?

O se semplicemente si sente solo?

Come faccio a saperlo ed abbracciarlo?

E dargli il bacetto e farmi prendere in braccio e consolarlo?

E se gli angioletti sono tutti impegnati?

Come farà papà?

A volte vi ho visti litigare e alzare la voce.

E’ colpa mia?

Se è colpa mia, mamma,

ti prego! Picchiami forte forte sul culetto,

non darmi la pappa,

non farmi giocare,

non voglio andare al parco con gli altri bimbi,

non voglio guardare la televisione,

non voglio la cioccolata,

non voglio giocare a palla in casa.

Voglio solo papà!

Ti prego perdonami!

Non averlo con me

è una punizione troppo grande,

per questo cuore piccino piccino.

Tuo, e anche di papà,

Alessandro

Lettera alla mamma (scritta da un bimbo di due anni)ultima modifica: 2008-09-13T20:01:14+02:00da
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