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Il volo di Icaro – 5 novembre 2008
Mille parole mi velai di piume
che d’ali mani tue potesser carezzare.
D’attesa d’un mattino in quella rupe
nascita in gran splendore sole mio aspettare.
Radioso ed alto punto,
origin tal di luce e di calore,
possente a fender l’aere e riscaldar mio cuore.
Coraggio volle il cavalcar d’un primo balzo
velato eppur d’indomita follia.
Più grande error caduta irrimediabile pensiero
qual mai s’avvide in terra mortal sguardo possedere.
Può essere, oppure no o sarà, chissà.
Ma ricompensa grande assai dell’esser
e corpo e mente e cuore,
dal tuo abbraccio rapito.
Che gran vittoria in fallo ripromise,
sicchè tentar non possa rimandare.
Or balzo sul di lei comando,
medesima passion del volo mio insegnante.
Medesimo obiettivo e sol lontan radiante.
E vola! Icaro vola!
Limitazione è tempo e non ardore.
Bramando labbra tue e corpo e cuore,
d’ ogni terreno appiglio m’abbandono.
D’un attimo a raggiunger mio guadagno
sarò con te per vivere,
nella caduta del tuo eterno abbraccio.
Per sempre mia,
Per sempre tuo.
– – –
A te che sai che è per te,
tu, donna mia adorata
mia passione, mia brama.
Amor più grande non v’è di quel d’anelare a
cader per sempre e sempre viver nel tuo abbraccio.
Per te, soltanto per te amore mio.
Altro non esiste che non sia tu,
o qualcosa ch’io possa farti dono.
Il poeta maledetto
E’ ora… 1 novembre 2008
Scusate, ma devo proprio andare, è ora.
Stacco il PC, ci si risente presto.
Un profondo buio, un greve silenzio,
mi son scoppiati all’improvviso nel cuore.
Che sia tristezza? Che sia gioia? Che sia rammarico per l’ignoto?
Non saprei dirvi cos’è…
So solo che vorrei piangere.
Non riesco davvero a spiegarmi perchè
il balzo su di una nuova vita,
ha il sapore di una amara sconfitta.
Vado… Ma presto ritorno.
Il poeta maledetto
Trasloco – 1 novembre 2008
Da domani pomeriggio, si chiude definitivamente un capitolo,
per aprirne uno nuovo.
Cambio di città, cambio di regione… quasi un ritorno alle origini.
Un nuovo stile di vita… una rivalsa.
Mi riprendo la mia vita.
Termina la condizione di lupo solitario in terra straniera,
in cui non conosce nessuno e ha pochissimi contatti col mondo esterno.
Si apre la gabbia, il falco pellegrino ritorna a volare.
Nuovi cieli m’aspettano, nuove esperienze e avventure.
Mai nulla è dato al caso.
Ed anche se il sentiero è stato tortuoso e quasi sempre in salita,
anche se in certi momenti mi son fermato a riflettere se
ne valeva la pena davvero continuare a salire questa ripida montagna,
sono sicuro che sto facendo la cosa giusta.
Il cambiamento non mi spaventa, non vince sui miei intendimenti.
Così, per qualche giorno staccherò la spina,
riprenderò le forze per intraprendere quel volo
che qualche mese fa avevo bruscamente interrotto:
Il volo sui pendii della mia vita.
Ritorno a sognare, ritorno a sperare…
Ritorno a vivere.
Il poeta maledetto
Mi piaci nuda – 29 ottobre 2008
Ascolto il tuo respiro, in silenzio,
mentre ancora mi dormi accanto.
Radiosa del tuo splendido viso,
nella brillante luce del mattino.
Mi piaci così, silenziosa,
persa nel mio abbraccio,
piccola, quasi un giocattolo,
perfetta in ogni singola pendenza del tuo corpo.
Mi piace guardarti or calma, semplicemente morbida,
tanto, quanto nella penombra mi piaceva,
sentirti fremere e vibrare del mio corpo.
Mi piaci così, veder rinascere due stelle,
cadute in altro cielo a illuminar la stanza,
d’un piccolo sussulto, e la tua mano a cercarmi.
Son qui vita mia, trovami tra le lenzuola che ti cingono,
come d’un manto, petalo a protegger bocciolo e frutto.
Mia dea, son qui, mentre ti volti a guardarmi.
Dammelo quel sorriso! E’ mio!
Il primo tuo di nuovo giorno.
Mi piaci così, mentre mi stringi,
perché più intensamente io ti senta abbandonata a me,
mentre le labbra tue, cercano, si protendono,
incontrano le mie.
Mi piaci così, profumata di me,
del mio sapore ancor sulla tua pelle,
del nome mio ancor tra i tuoi sospiri.
Mi piaci così, nuda.
Perch’io possa ancora una volta
vestirti di me.
– – –
Vivo dei tuoi sussurri,
I tuoi sospiri
Tutto il tuo corpo, mio.
Tremante di passione ed estasi,
Ornata di carezze e baci ti farò.
Ritrovo me stesso, soltanto quando è in te che mi perdo.
Impossibile non esser pazzo di te,
Amore mio
Di spalle – 20 ottobre 2008
In hoc signo vinces – 19 ottobre 2008
a scriver di quel che altri non può,
per scriver come nessun altro può.
Imitazione o emulazione
non li ho mai graditi.
Non son mai stato bravo a farlo.
Così mi diletto in quel che eccello.
Non sono un gran lavoratore,
non vivo in sacrifici e sudore.
Non mi cimento in convenzionali strade,
come obiettivo traguardo di profumo di carta moneta.
Non mi interessa di quel che urlando
schiavi di denaro e potere van professando.
Io vivo vita semplice e a volte misera.
Ma d’ogni gesto, ogni pensiero, ogni parola,
ogni attimo per quanto insignificante possa sembrare,
io mi diletto a tramutare in versi.
Così la vita mia te la descrivo in parole e rime,
perchè quel libro ch’ogni giorno vivo
possa esser poesia.
Perchè mi sia rielaborar l’accadimento congeniale.
A me che bravo son solo a parole.
Almeno, spero.
E di sospiro, sussurro, mite raccoglimento leggerai.
Delle piccole cose eroe.
Non troverai di grandi accadimenti narrazione
a rivoluzionare mondo e storia.
D’una partenza diversa e solo mia,
m’incaricai per esser solo.
Ma questa storia mai esistita
son io che la plasmo.
Creando me stesso ogni giorno,
e ogni giorno diverso.
Se legger vuoi del poeta maledetto,
conoscer dovrai la seminuda vita mia,
e di quel che per essa, non ho ancora scritto.
Andata e ritorno (forse) – 18/19 ottobre 2008
D’un sabato che già finito ormai domenica,
dell’ora prima quella con due zeri.
In attesa d’arrotolar lenzuola fresche
d’altre appassite in lavatrice
da stendere nel turno successivo,
di corde già pretese d’altri capi.
Di posacenere stracolmo e due pc accesi.
Bollito in pentola avanzato,
misera cena nemmeno ben voluta.
D’un blog d’aggiornare e parole da inventare e scrivere.
D’una stanchezza in corpo e d’un vuoto in cuore.
Di musica perennemente in uscita, da casse ch’a quest’ora dan fastidio.
Alla vecchina a fianco?
Nooo! A quel burbero formaggiaio del proprietario
che mi vive di fronte.
Della formosa, fresca, giovane figlia,
più d’un piccante pensiero accese.
E un libro a poche pagine alla volta letto,
impegnativo fin dal titolo,
ma di leggero e piacevole contenuto:
“La ricerca della felicità”
apotropaico? Chissà.
Consiglio chiederlo, d’altri non ve n’è
almeno in forma umana tridimensionale.
E quattro mura, tra le persiane chiuse
volger lo sguardo aspettando quattro gocce che non son cadute.
D’un grigio cielo ora mutato azzurro scuro.
Silente cittadina, d’un sabato finito.
Auto da contare sulle dita.
Giua che fende il silenzio pesto d’occhi e labbra,
socchiuse e turgide passaggio di lingua ad umettarle.
E canta lei, sensuale e dolce che “tanto non viene”
e ti sembrava strano.
Solo. Io e le mie parole.
A scriver di giornata uguale a tante,
ed opportunamente volta al termine di un nuovo inizio di nulla.
Un sorso d’acqua, quasi fosse discorso da fermare in pausa.
Un po’ di donne in vetrina, sul sito dalle foto in bella mostra,
dove ci sono anch’io, anche se son brutto.
Ma non vicino me le cerco, No…
Quelle possibili non m’interessano.
Meglio quelle dove non v’è pericolo di incontro.
Così alle venti ero a parlare, con lei che già viveva le tre del nuovo giorno.
Già. Emozionante scrivere in inglese, a quella finlandese che vive nel Giappone.
Quella dai capelli color ciliegia, vestita da cartone animato,
classica moda “Kankuro”.
Una delle poche talmente stravaganti, da cedere al fascino
di stravagante poeta straniero che mai incontrerà.
Ed or mi canta questo Keane di una beautiful life e dei cambiamenti di tutti.
Ma che mi frega, se non sto dietro ai miei?
Così la vita è strada a doppio senso e a due corsie per senso di marcia.
E mi scopro diverso se mi guardo allo specchietto dell’auto che più non ho.
Visioni. A quest’ora tutto è concesso.
E già m’aspetto di leggere un commento di amica strega
che m’appare d’improvviso negli aggiornamenti frenetici,
richiesti a questo dialer,
d’una veloce umts, ma troppo lenta per me, che pur restando fermo corro,
mille e più cose in un momento a fare.
Mescolo il calderone, che di parole ne ho versate tante.
Due foto me le appunto a queste note;
una in cima, una alla fine.
Così profondamente diverse… Eppur continuazione unica
di paragrafo parafrasato.
Il pianto mio per quel domani di ieri che è già oggi,
è stato fatto.
Ora mi tocca solo riposare… Solo.
Più tardi è un altro giorno e si vedrà il da farsi.
Per or decido di perdermi in confessioni, pentimenti,
passioni e sentimenti, gossip, canzoni o solite cazzate,
di quei nottambuli come me,
che restano ad intasar le pagine che sfortunati viandanti
leggeranno o scarteranno.
O di quelli che sol per apparire tra quelli di recente aggiornati,
Mi scrivono: “Oggi non ci sono, torno domani!”
Io è una vita che non ci sono, e chissà se torno!
Mi arrendo con me stesso.
Riprendo con qualche altro.
Sono all’incrocio e il semaforo è rosso.
Più tardi riparto.
Compromesso, mediocrità, silenzio – 17 ottobre 2008
Spingo, respingo,
mi volto guardingo.
Difendo il mio onore
cavalier d’ideale.
Combatto in mio nome
contro gente sleale.
Non esiste padrone
d’utopia irreale.
Solo schiavo d’amore
mi creai a diventare.
E da solo mi mossi
nei meandri del cuore,
perso in mille emozioni
senza avere rimorsi.
Fui sconfitto, battuto,
ma scrollata la terra,
mi rialzai da caduta.
Così torno a battaglia,
incontro a speme perduta,
che non sia creta e paglia
alta torre in salita.
Di gradino in gradino,
sangue e cuore e dolore,
tramutando in amore, in colore, in passione.
Su macerie di vita
costruito ho giardino,
miliar pietre in parole,
costellato ho cammino,
perché ancora non fosse
tempo d’esser finito.
Tribunale in dispetto
d’un nome lasciato,
ch’io mi fossi perduto,
non ha importanza.
Regale abbandono
d’una stanza il mio trono,
vivo!
Ribaltando verdetto,
non mi piego! Non cedo!
Finché luce mi brilla nel petto,
a gridar di poesia contro ingiuria,
compromesso sbranar io non smetto.
Mediocrità e silenzio nemici,
esiliati per sempre dal cuore,
di un indomito poeta maledetto.