Esiste ancora il vero amore?

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Sri Krsna fu molto contento di ricevere quel messaggio di Rukmini
e stringendo la mano del brahmana gli disse:
“Caro brahmana, sono molto felice di sapere con quanto ardore
Rukmini desideri sposarmi, perchè anch’io attendo con ansia questo
momento. La mia mente pensa sempre alla figlia di Bhismaka, e
pensando a lei mi capita di trascorrere la notte insonne. So bene
che suo fratello maggiore, spinto dall’odio che ha per me, ha deciso
di sposarla a Sisupala, perciò sono più che mai deciso a dare una
lezione a tutti quei principi che se la contendono, e dopo averli
battuti porterò via dalla mischia Rukmini, proprio come dalla legna
comune si estrae il fuoco benefico.”

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I principi riuniti là, il fior fiore della cavalleria, inebriati
dalla bellezza di Rukmini, stavano quasi per cadere svenuti; ebbri
di desiderio, tutti desideravano possederla. Ma nessuno di loro
atraeva l’attenzione di Srimati Rukmini; in cuor suo lei non
aspettava altro che il momento in cui Krsna sarebbe venuto per
portarla via. A un tratto si aggiusta gli anelli della mano
sinistra e le capita di guardare verso i principi, si accorge
subito che Krsna è la in mezzo a loro. Non l’aveva mai visto prima
d’allora, ma poiché pensava sempre a lui non ha un attimo di
esitazione nel riconoscerlo. Senza badare ai principi là riuniti,
Krsna rapisce Rukmini e col suo carro, che si distinge per lo
stendardo con l’effigie di Garuda, avanza lentamente, senza paura,
portando via Rukmini come un leone che strappa un cervo alle
grinfie degli sciacalli.
Jarasandha, già tante volte sconfitto da Krsna, ruggisce:
“Com’è possibile? Krsna ci sta portando via Rukmini e nessuno
glielo impedisce? A che servono i nostri archi e il nostro
coraggio di cavalieri? Principi, guardate! La nostra reputazione
è perduta se lasciamo che uno sciacallo si porti via la preda
del leone!”

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I nemici si gettano all’inseguimento. Ma tutti vengono sconfitti.
Krsna poteva avere tutte le donne che voleva. Ma decide di volerne
una soltanto e lotta per averla contro chi brama soltanto di
possederne il corpo… Perchè?
Per insegnare agli uomini che esiste il vero amore,
che bisogna lottare per esso,
che non esiste sconfitta in esso,
e che può esistere soltanto fra due cuori.
Krsna e Rukmini si sposano
e come due stelle gemelle, illuminano le notti degli uomini.

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Discorso tra Krsna e Rukmini

“Cara principessa, c’è una cosa che mi sorprende molto. Numerosi
grandi personaggi appartenenti all’ordine dei re avrebbero voluto
sposarti; sebbene non tutti fossero dei re, tutti possedevano le
ricchezze e le qualità regali, avevano tutti buone maniere, erano
eruditi, famosi, belli nel fisico e nel carattere, liberali, molto
potenti ed elevati sotto tutti gli aspetti. Tuo padre e tuo
fratello avevano già dato a Sisupala la loro parola d’onore che
avrebbe avuto la tua mano. E questo grande re ti desiderava tanto
ed era così pazzo della tua bellezza che se ti avesse sposata credo
che sarebbe rimasto sempre accanto a te come il tuo più fedele
servitore. In confronto a Sisupala e alle sue qualità io non sono
nulla. Puoi rendertene conto tu stessa. Mi sorprende che tu abbia
rifiutato lui per scegliere me, che gli sono di molto inferiore.
Non mi sento affatto degno di essere tuo sposo, tu così bella,
sobria, fedele e nobile. Posso chiederti il motivo che ti ha spinto
a preferire me? Naturalmente ora sei la mia incantevole sposa, ma
bisogna che tu sappia la mia vera posizione: io sono inferiore a
tutti quei principi che volevano sposarti.
Poichè non ho uno scopo fisso, la gente mi considera un vagabondo.
Come hai potuto scegliere come sposo un vagabondo come me?
Mia cara e bella principessa, devi sapere inoltre che io sono uno
squattrinato. Appena nacqui mi portarono, senza un soldo, a casa
di Nanda Maharaja, dove fui allevato come un pastore. Mio padre
adottivo possedeva centinaia di migliaia di mucche, ma non una mi
apparteneva. Avevo solo il compito di custodirle. Anche qui a
Dvaraka non possiedo nulla, sono sempre senza un soldo. Ma non ho
motivo di lamentarmi, perchè anche prima di arrivare qui non
possedevo nulla.
Cara figlia del re di Vidarbha, penso che tu non abbia riflettuto
abbastanza prima di sposarmi e che tu abbia fatto una cattiva
scelta. Tu sentisti parlare della mia grandezza, ma io non sono
mai stato altro che un mendicante; Che errore! Comunque meglio
tardi che mai: scegli ora uno di quei grandi principi ksatriya
e accettalo come compagno della tua vita, dopo avermi ripudiato.”

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“Caro signore dagli occhi di loto, hai ragione di affermare che tu
e io non siamo una bella coppia. Non posso io, arrivare al tuo
livello, perchè tu sei il ricettacolo di tutte le qualità.
Come potrei essere degna di te?
Tu dici che non agisci come una persona comune con un preciso scopo
nella vita, è vero. Perfino i tuoi più grandi devoti e servitori,
che sono famosi per la loro saggezza, rimangono in una condizione
tale che nessuno può capire lo scopo della loro esistenza. La
società umana li considera pazzi e cinici, ma il fine della loro
vita rimane un mistero per l’uomo comune.
Tu, ti sei descritto come uno squattrinato, ma è povertà la tua?
Poichè nulla esiste fuori di te, che sei tutto, che bisogno
avresti di possedere qualcosa?”

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“Mia cara Rukmini, o migliore tra le regine, è chiaro che tu non
nutri alcuna ambizione materiale; il tuo unico desiderio è
servirmi, e da molto tempo lo fai con una devozione pura.
Mia cara sposa, mi hai conquistato per l’eternità e mi hai
sottomesso a te per sempre. Pensasti che nessun altro doveva
toccare il tuo meraviglioso corpo, e credendo che io non sarei
più arrivato, decidesti di toglierti la vita. Cara Rukmini, un
amore così grande e così alto, rimarrà sempre nella mia anima.
Come potrei ricambiare la tua pura devozione?”

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Ti amo come mai ho amato.
Tu sei mia, lo sei sempre stata.
Tanto quanto io sono tuo,
lo sono sempre stato.

Il poeta maledetto

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Sergio Cammariere – Tutto quello che un uomo

Solo Si!

Come scritto in un commento ad un post:

Quanta magia in una semplice parola, quanto da dire e quanto da dare solo con un si.
Un dì mi fu negato. E non potetti dare nè più avere.
Ed or ti chiedo donna, dimmi di si, ch’io possa dirti si.
E cominciamo dove lei,
lasciandomi da solo, abbandonò il mio abbraccio,
andando via lontano con un ghigno.
Io sono qui e ti guardo, e t’ammiro.
Perchè di forza in te ce n’è tanta, che basterebbe anche per me.
Creami, plasmami di nuovo.
Ed io nuovo sarò per te.
E quando stanca, ad occhi chiusi, a me rivolgendoti
le tue labbra diranno: “Amore”
Un’ unica risposta ti darò. E sarà: “Si!”

Il poeta maledetto

La sua notte

Piccola premessa: Questo componimento, dodicesimo capitolo di un mio libro ancora incompiuto, fu scritto pensando alla mia donna ideale. Leggendolo vi accorgerete di quanto io La senta vicina, di quanta passione mi ispiri e di quanta voglia ci sia di perdermi ed annullarmi nel suo amore, a creare una stella (se mai si possa) ancora più lucente.

 

LA SUA NOTTE

E la burrasca imperversa,
sicché di lampi e saette
la notte s’è tersa.
Cade la pioggia a bagnar la sua pelle,
di spruzzi e di spuma dell’onde s’imperla.
Di sotto, poi sopra
la prora s’impenna.
Poi freme, si scuote;
l’affondo già teme.
Ma dolce carezza, languida arriva.
La tocca, la prende,
ed or più non trema.
Continua la furia, la rotta mantiene.
Combatte, soccombe,
ma ancor non s’arrende.
Poi stelle, la luna;
la speranza s’accende.
S’acqueta la furia,
ritorna dormiente.
Si fermano i lampi,
sbiadisce anche il vento.
Beccheggia, poi rolla,
si calma ed attende,
la via della luna
sull’onde risplende.
Sospira, si tende,
vittoriosa s’arrende,
e l’oblio della notte
dolcemente la prende.
Così anche in tempesta
quella notte fu tersa.
Non di lampi, ma d’ombre,
fu il ballo dell’onde.
Perle e non gocce,
sulla sua pelle
non fu pioggia.
Ed io ero lì fra bionde alghe
a perdermi nel vento.
Di sotto, poi sopra,
m’avvilupparon l’onde.
Mi scossi, Lei fremette,
il male mio temette.
Ma calma e dolce
mano mia si tese,
a fender l’oscuro
e i suoi tormenti spense.
Non più tremò, tremai, mi prese.
Fu l’ultimo sostegno mio, poi caddi,
ma una speme s’accese.
Due stelle, la luna,
e la furia s’arrese.
Sbiaditosi il lume
un sussurro fu il vento,
la danza dell’ombre
si fece silente.
Poi calma apparente
sopra e sotto la pelle.
Osservai vicine le sponde
al chiaror delle stelle.
Le sfiorai, accarezzai,
per un poco esitai.
Mi baciò, mi sorrise,
con la mano, la mano mi prese,
e la coperta ancora in onde si mosse,
fu su di me poi si calmò ed attese.
E gli occhi miei negli occhi suoi in riflesso,
come cadente stella
s’infiammò e si perse.
Sospirò, si tese,
vittoriosa s’arrese;
sospirai, mi tesi,
vittorioso m’arresi.
E l’oblio della notte,
dolcemente ci prese.

 Il poeta maledetto