premessa: anche questa poesia è stata scritta a Genova, il 5 agosto 2003
Tal foglia d’autunno che,
caduca perse la presa el suo peso;
m’avvidi in agosto che il tempo passava.
E scorsi il passato d’un buco profondo
ch’avvolto dall’ombra si cela alla vista,
ma sol per chi ne ignora l’anfratto.
Sicché io sapevo del buio che
senza toccar con mano vedevo.
Da quel tempo venivo, da li ero passato.
Passato al presente, passato al futuro;
passato anche quello, ed or passato presente.
Ed ebbi paura di ciò che sapevo,
perché non sapevo a che m’avrebbe portato.
E piansi al non saper quale folata aspettare,
di non esser pronto quando fosse arrivata.
E cieco sembravo, nel lento turbarmi.
Ma cieco davvero ero al non pensar,
che foglia non decide se è tempo o no di cadere.
Così aspettai il futuro, come mai avevo fatto in passato.
E la mia anima perse presa e peso,
liberandomi dall’autunno del cuore.
Il poeta maledetto
Caro Poeta, bello il tuo nick..ma mi sa che sei arrivato in ritardo
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Il Messia
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Caro “Unto”, scrivo poesie da quando avevo 12 anni, ora ne ho 33. Ne ho scritte oltre 400. Alcune (le ultime), le ho postate qui sul blog, e puoi leggerle. Credi che io possa preoccuparmi di un “uomo senza volto” perchè “c’è forse prima di me”?
E cosa significa questa infelice affermazione?
E’ arrivato prima di me in che cosa? O dove?
Senza indicazioni precise dovrei andare a spanne per poter rispondere in maniera probabilmente inappropriata ad una accusa(?) di cui ignoro il motivo.
Posso però, sinceramente dirti, e senza modestia (non è stato mai il mio forte!) che non temo rivali o paragoni. Perchè sono convinto che non esista un rivale (ma poi in che cosa?) contemporaneo.
Quindi rilassati… Lettura consigliata: Gabriele D’Annunzio – Il fuoco.