Ascolto – 19 settembre 2008

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Sono ancora qui.
Flebile voce in attesa di recidere
ultimo legame con realtà.
Evanescente forma che sol raggio di luna sa svelare.
Non parlo, ascolto;
chi come te ad inseguir la luna spera,
un giorno di poterla conquistare.
Aspetto e di parol mi nutro,
sentimenti ch’abbandonati furono perduti.
Son qui, rimango,
ancora non sbiadisco
in fulgida apparenza e giorni senza fine.
Di notte permeo l’aria,
di quel silenzio che mi è proprio.
E col silenzio ascolto,
chi come te mi grida,
ch’è stufo di parole
di chi ascoltare più non vuole.

 

Il poeta maledetto

Il filo del telefono – scritta il 5 settembre 1995

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Mi manchi tanto principessa.

Mi manchi e neanch’io so dire quanto.

Per ore aspetto a quel telefono,

e la speranza mia si lega al filo.

Sarai in casa o forse no?

Poi rispondi tu,

e la tua voce mi penetra in cuore.

Vorrei averti vicina,

stringo forte a me la cornetta.

Maledetto telefono, voglio vederti amor mio!

Sei lontana e di tristezza muoio.

Più stringo il filo e più mi sento solo.

 

Il poeta maledetto

 

Cenerentola cercasi – scritta il 10 luglio 1994

 

Non ricordo più il tuo viso,

non ricordo più la tua voce,

non ricordo più i tuoi baci,

non ricordo più se ti amavo.

Il mio cuore ora ha un battito leggero,

non v’è più peso che lo aggravi.

Son sicuro di vivere in un sogno,

forse anche bello,

ma non riesco a svegliarmi.

Ho bisogno di te.

Sono il principe azzurro che dorme,

aspettando il bacio di Cenerentola

che lo riporterà alla realtà.

Non tardare, non addormentarti anche tu.

Vieni! E’ il tuo destino!

 
Il poeta maledetto

Maledizione – scritta il 27 maggio 1994

 

Nella luce del sole

mi hai negato il tuo amore.

Tra i rumori del giorno

mi hai negato la tua voce.

Al mio abbraccio

hai negato il tuo corpo.

Ed ora che le tenebre

avvolgono il mondo,

ora che non s’ode altro rumore

che quello del pianto

di creature infernali,

a questa luna piena,

pregna di presagi nefasti

io prometto:

che la tua anima

non possa aver mai pace,

perché negandomi il tuo amore

ti sei condannata ad ottener rifiuti

per tutta la vita,

fino alla fine dei tuoi giorni

l’amore ti verrà negato.

La tua voce si leverà con rammarico,

inascoltata.

Perché tu non conosci cosa sia

la voce della verità.

Ed il tuo corpo,

non è stato mio,

non sarà di nessun altro.

Lo prometto, lo prometto alla luna.

Ed insieme al pianto

delle creature infernali,

si leverà un altro pianto: il tuo.

Perché mi hai perso una volta

e mai più mi avrai.

Ma io sarò il tarlo

che distrugge l’albero,

sarò la goccia che rode la pietra.

Sarò la tua dannazione eterna,

il tuo rimorso continuo.

Questa luna testimonierà

la sentenza che io ti infliggo:

Maledetta sarai,

senza di me per l’eternità.

Perché mi hai perso una volta

e mai più mi avrai.

 
Il poeta maledetto

Serrate labbra – 8 febbraio 2009

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Di un’unica voce,raminga,
in sconfinati, angusti e bui corridoi.
Di solitario palazzo
con mille e più stanze vuote.
Non una porta, né finestre.
Fantasma in catene,
di piccoli anelli spezzati e persi.
Vagar non m’è che malattia.
Condanna inceder strascicando.
Ma un passo segue sempre
quel che venne per primo.
Non scorgo piedi,
né frusciar lento
di pelle su terra,
o lastricati freddi marmi
il contatto.
E l’agghiacciante grido
di un giorno nuovo,
che nasce e ch’io non posso vedere,
d’un presente in cui
futuro e passato
omozigoti sembionti m’avvincono,
batte con tutta la sua forza,
pareti che vibran ma non cedono,
tra mura,
dove trasformasi in silenzio.
Morendo al lento stillicidio,
di goccia che si perde dove mai,
potrai saper ch’essa sia nata per te,
e che per lo stesso motivo,
svanisce per sempre
in lacrime nere che verso,
su bianchi fogli tramutando in parole.
Chi mai seguir potrà
invisibili, occultate tracce,
ch’io lascio in pegno di liberazione?
Se direzione è verso colei
che carceriera condannò e eseguì,
sigillando e tramutando in prigione,
appassiti corridoi di desolato cuore.

  

Il poeta maledetto