Dattilografa – scritta il 24 febbraio 1995

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Dieci dita che scorrono veloci su di una tastiera.

Tanti tasti che vanno giù,

imprimendo su di un foglio bianco lettere e numeri.

Il ticchettio forsennato, che si spande nella stanza.

Una voce che detta una lettera,

mentre una segretaria accavalla le gambe.

La voce si zittisce, il ticchettio finisce,

un foglio vien strappato.

Un sorriso, una tazza di caffé

e riparte il ticchettio.

Una voce detta una lettera,

mentre una segretaria accavalla le gambe.

 

Il poeta maledetto

 

Eremita del cuore – 7 febbraio 2009

 

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E restar seduto qui,
una tastiera a scrivere parole,
sputate li come veleno di cobra,
in overdosi di canzoni,
perchè non possa ascoltar la vita,
che mi chiama, che mi vuole.
E’ un incontro impossibile,
al qual volto le spalle.
Io che passato ho spugna
su di un volto, il mio.
Sfregiato, immostrabile,
specchio di cuor sfuggente.
Chi mi conosce
non mi riconosce,
chi mi riconosce
non mi ha mai conosciuto.

  

Il poeta maledetto