Quindici, ventuno e trentatre,
terno secco per Firenze.
Il poeta maledetto
Mi manchi tanto principessa.
Mi manchi e neanch’io so dire quanto.
Per ore aspetto a quel telefono,
e la speranza mia si lega al filo.
Sarai in casa o forse no?
Poi rispondi tu,
e la tua voce mi penetra in cuore.
Vorrei averti vicina,
stringo forte a me la cornetta.
Maledetto telefono, voglio vederti amor mio!
Sei lontana e di tristezza muoio.
Più stringo il filo e più mi sento solo.
Il poeta maledetto
Lo sento da lontano,
ne distinguo bene il rumore.
Quel rumore così malvagio,
che con i suoi tremendi brontolii
si avvicina.
E’ il treno che mi porterà via,
lontano da te.
E la stazione si trasforma in inferno,
nel quale ardo come paglia in incendio.
Se solo il treno fermasse la sua corsa,
o magari invertisse il suo cammino,
ed invece di allontanarmi
mi riavvicinasse a te.
Ma ciò non è possibile,
e il treno arriva,
e mi ci infilo dentro,
e muore la speranza.
Addio, addio per sempre.
Il poeta maledetto