Dei tuoi occhi – scritta il 9 giugno 1995

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Cos’è quella luce ch’è nei tuoi occhi?

Perché in questo silenzio fra te e me,

seduti su questa panchina,

sento il mio cuore

sussurrare il tuo nome?

Cos’è quella luce ch’è nei tuoi occhi

che offusca la luce di queste mille stelle

che su di noi respirano piano?

Un battito più forte

e il tuo nome è già sulle mie labbra.

Poi va lontano, portato via dal vento.

Ma ho bisogno ancora del tuo nome,

ho bisogno del tuo cuore

sulle mie labbra lasciate vuote.

Di quella luce ch’è nei tuoi occhi.

Di baciarti nel silenzio ch’è fra te e me,

seduti su questa panchina,

in una notte di mille stelle

che su di noi respirano piano.

 

Il poeta maledetto

 

Sole di mezzanotte – scritta il 13 marzo 1995

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Sole di mezzanotte,

d’illuminare il giorno già ti vergogni;

così crudele, così malvagio.

Preferisci stare qui,

farti vedere nel silenzio della notte

tra le calotte polari.

Dove non c’è il freddo

che è nel cuore degli uomini.

Dove il ghiaccio copre il mondo,

proteggendolo dal bene e dal male.

Sole di mezzanotte,

l’aurora fa da cornice

a un quadro che non esiste.

Un orso annusa l’aria

che non porta profumi.

E tu risplendi sul nulla di qualcosa,

che è molto più grande di te.

Ma è davvero per vergogna

che qui vieni a nasconderti?

Il cervo non volle crederci

e di nascosto ti seguì.

La tigre che tanto ti stimò

a lui si unì.

Ad uno ad uno,

tutti gli amici tuoi più cari,

ti seguirono fino al polo.

Ed è li che ti trovarono;

tra due montagne di ghiaccio,

intento a scaldare

un dolce fiorellino.

Infine stremato dalla fatica

il sole morì.

E il mondo cadde

nelle tenebre più cupe.

non per molto però,

perché per il sacrificio del sole,

il fiorellino sbocciò,

liberando un nuovo sole

che si alzò alto nel cielo.

Quella notte gli animali

videro la luce della vita

del sole di mezzanotte.

 

Il poeta maledetto

 

Compromesso, mediocrità, silenzio – 17 ottobre 2008

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Spingo, respingo,

mi volto guardingo.

Difendo il mio onore

cavalier d’ideale.

Combatto in mio nome

contro gente sleale.

Non esiste padrone

d’utopia irreale.

Solo schiavo d’amore

mi creai a diventare.

E da solo mi mossi

nei meandri del cuore,

perso in mille emozioni

senza avere rimorsi.

Fui sconfitto, battuto,

ma scrollata la terra,

mi rialzai da caduta.

Così torno a battaglia,

incontro a speme perduta,

che non sia creta e paglia

alta torre in salita.

Di gradino in gradino,

sangue e cuore e dolore,

tramutando in amore, in colore, in passione.

Su macerie di vita

costruito ho giardino,

miliar pietre in parole,

costellato ho cammino,

perché ancora non fosse

tempo d’esser finito.

Tribunale in dispetto

d’un nome lasciato,

ch’io mi fossi perduto,

non ha importanza.

Regale abbandono

d’una stanza il mio trono,

vivo!

Ribaltando verdetto,

non mi piego! Non cedo!

Finché luce mi brilla nel petto,

a gridar di poesia contro ingiuria,

compromesso sbranar io non smetto.

Mediocrità e silenzio nemici,

esiliati per sempre dal cuore,

di un indomito poeta maledetto.