Polvere fra le tue mani – scritta il 2 febbraio 1996

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Qual strascico di sposa

che su di petali di fiori vibra,

ondeggiando per l’aere di sentimento terso,

come affannosa corsa di cavalli

che strappa fili d’erba

al vestito della sposa del cielo;

polvere son io nelle tue mani,

polvere che sospirando,

tu nell’infinito perdi.

E son su quello strascico di sposa,

come in quell’aperta radura.

Parentesi infinitamente piccola

persa nell’infinitamente grande.

Polvere sono in ogni cosa che guardi,

soltanto del tuo soffio m’alimento

ché nei tuoi occhi non posso specchiarmi.

Ma se degno non sono nemmeno di toccarti,

sappi che è da quando sei nata,

che non smetti di respirarmi.

 

Il poeta maledetto

 

Giulietta e Romeo – scritta il 6 ottobre 1995

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Scrive d’amore il giovane pastore.

Dichiara il suo sentimento

con soave candore.

Ma senza distrarsi dal proprio lavoro,

governa il suo gregge

con un nodoso bastone.

Alla sua lavandaia pensa

che nel paese è la più bella ragazza.

E intanto sognante

una pecora accarezza.

Mia dolce Martina, mia dolce fatina,

tanto felice sarei, d’averti a me vicina.

Vorrei essere con te al fiume,

accarezzare le tue bionde chiome.

Invece son qui a dannarmi d’amore.

Per non vedermi triste

Adelaide fa festa.

Ma per quanto sia bella

sempre una pecora resta!

Solo tu mi ci vorresti,

i tuoi occhi e basta.

Tanto è perso nello scrivere

che non si accorge di chi sta per arrivare.

Dal fiume al prato attraversando il bosco,

il suo pastorello, Martina sta per incontrare.

Mio dolce Andrea, mio dolce pastorello.

Cosa c’è su quel foglio?

Cosa scrivi di bello?

Si alza di scatto, nascondendo le mani.

Niente. La tua è solo impressione.

Andrea, cosa mi nascondi?

S’avvicina Martina.

S’ode uno scartocciare:

Adelaide mastica qualcosa,

Andrea sorride.

Cos’hai tra le mani?

Dice lei avvicinandosi.

Lui la stringe forte a se.

Adesso ho te. Dice.

La distanza fra i loro visi

si fa sempre più breve.

Si baciano e promettono

di stare insieme per sempre.

Lavandaia e pastorello:

Giulietta e Romeo

di un piccolo paesello.

 

Il poeta maledetto

 

L’albero – scritta il 4 giugno 1995

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Un albero senza foglie

è sempre un albero.

Ma nessun passero vi si riposa,

né tantomeno vi pone il nido.

Il vento soffia una melodia di pace,

ma per quell’albero è un leggero tocco.

Solo un ricordar cos’è che non ha.

I rami di quell’albero son bagnati.

Chiamala come vuoi:

rugiada, pioggia, resina.

Quell’albero piange.

Giuro che le sue perdute foglie

Ei piange.

Un cuore senza amore

è sempre un cuore.

Ma nessuna gioia vi si distende,

né tantomeno vi è sentimento.

Un cuore senza il tuo amore,

è un albero senza foglie.

Aspetta che un bocciolo rinasca su un ramo

e che il vento soffi una melodia d’amore:

il tuo.

 

Il poeta maledetto

 

Prima che una lacrima scenda

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Prima che una lacrima scenda dagli occhi del poeta
e come perla s’infranga su foglio liberando mille e più parole,
mi chiudo in me stesso, al buio e ascolto voci, melodie,
che il cuore mio tinge e trasforma.
Liberare un sentimento non è facile, ma…
Tramutare una lacrima in un sorriso,
e vedere un altro cuore emozionarsi di questo;
ripaga di ogni maledetto istante d’amarezza,
confondendolo in brivido che corre da pelle a pelle,
da uno sguardo che è perso nel mio… Che è perso nel suo.

 

Il poeta maledetto

Lei – 24 aprile 2009

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Di mille e più pagine scritte mi beai.
Giacchè d’amor cantavo ed in cuor mio
d’immeritato orgoglio mi vantai
dell’esser non ineguagliabile
ma almeno insuperabile.
Io che di parole in carezza tramutai
col pensiero il cuore a sfiorare.
Di chi leggendo rapito fosse
di melodioso mio pizzicare
senza mai sentimento spezzare,
ché per tutti fosse non traguardo,
ma partenza da spiegar le ali e volare.
Io poeta sconosciuto,
del mondo, bardo ad errare,
di polverosa strada in piedi scalzi t’incontrai.
Musa.
Velata d’oro, di luminosa stella il tuo viso,
armoniosa voce regalasti.
E nulla fu più grande
del potermi inginocchiare al tuo cospetto.
Voltate spalle un attimo soltanto
a guardar negra scia che seminata avevo,
su pagine volate via,
bianche e vuote,
or che d’un tuo sorriso in un istante
cancellate per sempre le hai.
Ed or che fogli e penna non ho più,
mia musa,
come farò a scriver di te?
come saprà il mondo
che il poeta ha conosciuto il vero amore?
Ma voce non attese mia parola,
e risposta vi fu senza domanda.
Di mano tesa verso me
ripresi il passo ad incontrare.
“la parola Amore,
scrivila adesso sul mio cuore.
Suggella le tue labbra sulle mie,
perchè da dove tu la posi leggera,
non possa più scappare.”

Così diss’ella.
Così poeta fece.

Lei

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Coloro di un sorriso

il passo dei tuoi giorni,

vibrando sul tuo viso,

lambendone i contorni.

Mi perdo nei tuoi occhi

profondi come il mare.

Colei che invan cercai rispecchi:

Una ragazza semplice, da amare.

Dedicata a Lei, che mi fa battere forte il cuore.

Chi è la Lei… non ve lo dirò mai! :-p

Il poeta maledetto