Qual strascico di sposa
che su di petali di fiori vibra,
ondeggiando per l’aere di sentimento terso,
come affannosa corsa di cavalli
che strappa fili d’erba
al vestito della sposa del cielo;
polvere son io nelle tue mani,
polvere che sospirando,
tu nell’infinito perdi.
E son su quello strascico di sposa,
come in quell’aperta radura.
Parentesi infinitamente piccola
persa nell’infinitamente grande.
Polvere sono in ogni cosa che guardi,
soltanto del tuo soffio m’alimento
ché nei tuoi occhi non posso specchiarmi.
Ma se degno non sono nemmeno di toccarti,
sappi che è da quando sei nata,
che non smetti di respirarmi.
Il poeta maledetto