Ti parlerò di me – scritta il 6 settembre 2008

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Ti parlerò di me,

anche se ne so poco quanto te.

Ti parlerò di come mi sorprendo

ogni giorno a scoprirmi diverso.

Ti parlerò di me, di quel che faccio,

di quando al mattino a veder

sorgere il sole m’affaccio.

Ti parlerò di me, di quel che sento,

voci, suoni, desideri e parole in tormento,

che piano scivolano in silenzio,

portate via dal vento.

Ti parlerò di me, di quel che vedo,

riflesso nei tuoi occhi di ragazza,

quando affacciandoti nel sole,

nel silenzio di voci e suoni e parole,

contorno evanescente dei pensieri del cuore,

mi guardi.

Dei tuoi occhi profondi nei miei.

D’un sorriso e una carezza,

mentre confondo i giorni miei coi tuoi.

Ti parlerò di me,

di come ogni momento,

io parli di te.

 

Il poeta maledetto

Spiga di grano – scritta il 29 agosto 2008

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Natura non potea nuocere me, spiga di grano.

E vento e pioggia e fulmine e fuoco,

a tutto sopravvissi.

Maligna e delicata mano venne per recidermi,

e in lei m’abbandonai,

del tocco suo, io mi fidai.

In lei vedevo nuova vita,

illuso di falcetto e mano,

il mondo mio furon le sue dita.

E dolore e morte.

Ma chicco abbandonai

che speme fu di ritornare al sole.

Ed or mi trovo qui a raccontare,

rinato in fiume d’oro,

la mia vita nel vento abbandonare.

 

Il poeta maledetto

E il destino bussò alla mia porta – scritta il 28 agosto 2008

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Fu un attimo.

Limpido cielo rimirare,

caldo sole da godere,

fresca aria respirare.

Poi scura tenebra e tremare.

D’un freddo che nel cuore

prese ad albergare.

Tempesta, burrasca,

panni stesi d’improvviso a bagnare.

E indaffarate massaie correre a riparare.

Finestre battenti a chiudere,

e balconi e verande a ritirare.

Ma raggio di sole,

in su le nuvole tornò a bussare.

Così squarciata oscurità

di passo a luce ritornò a lasciare.

E fu calore e gioia

e vita da godere.

D’un caldo che un sorriso

fece ritornare.

Così bagnata via riprese a camminare,

città deserta in riparo,

tornò ad uscire, a vivere, a sognare.

Un attimo fu.

Vita qual brezza,

leggera, calda da godere,

frizzante monotonia da assaporare.

Poi scura tenebra e tremare.

D’un freddo che nel cuore

prese ad albergare.

Tempesta, burrasca,

occhi al vento d’improvviso a bagnare.

Non un sorriso ci fu a riparare,

Una carezza, una parola.

Balconi e finestre chiuse,

la vita mia nascostasi a tremare.

Di tenebra maligna, e solitudine,

rancore e odio e miseria d’animo,

senza accorgersene si prese ad ammalare.

Ma raggio di sole,

alla mia porta venne a bussare.

E avea occhi di cielo,

e spalle di colline morbide

di frutti cariche, da assaporare.

E pelle profumata di fiori di campo in distese,

su cui correre e volare.

E labbra di fuoco in fiume e rapide

da lasciarsi catturare,

e trasportare e fino al mare arrivare,

e li perdersi e naufragare.

Così parlò lei,

e melodia fu

d’usignoli al mattino

e cinciallegre a mediana.

Ma quel che disse

ripeter non saprei.

Giacche già m’ero perso

tra cielo suo e suo mare.

Poi si voltò e petali di rose

vidi ancheggiare.

E bruna pelle

accarezzata dal sole,

su fiumi d’ortensie e malva

vidi scivolare.

Piano, lento,

perché non fosse troppo breve,

il tempo per poterla eternamente ricordare.

E il suo profumo m’inonda ancora,

di mossi capelli i miei pensieri avvolge.

E fu quell’attimo a bastare

alla mia vita nuova origine dare.

E rivoluzione mi ritrovai,

di quel sole, quella luce anelare

e cominciare a girare.

Fu lei, destino mio,

un’ora fa,

Alla mia porta a bussare.

 

Il poeta maledetto

Non mi dispiace – scritta il 16 agosto 2008

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Mi hai visto piangere.

Passavo così,

lacrime agli occhi,

nel buio di quella casa

dalle persiane abbassate.

Dove solo il mio corpo avevo lasciato

a vegetare.

Mi hai visto piangere

quando ti sono passato di fianco,

trasparente nella tua indifferenza.

Senza accorgerti di me,

perso nella mia delusione,

nel mio dolore.

Annientato dall’illusione

che mi avevi messo in cuore.

E ti sei meravigliata di quel pianto,

di quando con la stessa innaturale freddezza

disumano distacco,

del predatore che divora la preda ancora viva,

ed essa con gli ultimi sprazzi di vita,

cerca ancor di reagire e divincolarsi,

ben sapendo che il suo destino è segnato,

mi dicevi che un’altra ti diceva,

che mi vedeva ancora innamorato,

a te legato.

E che saremmo tornati insieme.

E me lo dicevi per farmi star male?

o per convincerti in un mio dissenso che

la cosa era impossibile?

O semplicemente per meravigliarti di quell’insignificante uomo

e del suo stupido, inutile pianto?

Ed io piangevo.

Ma non esistevo nel tuo cuore.

Preso da un’illusione,

dimentico di tutto l’amore dato e ricevuto,

per sentirti donna,

e meno mamma.

E meno moglie.

Non mi dispiace del tuo dolore,

come a te non dispiace del mio.

Mia falsa, purtroppo sconosciuta,

compagna di vita passata.

Mi sforzerò di regalare un sorriso

ad una sconosciuta di domani,

fingendo ch’io sia ancora

capace di farlo.

 

Il poeta maledetto

Mi dispiace – scritta il 15 agosto 2008

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Ti ho vista piangere.

Passavi così,

lacrime agli occhi,

nel buio di questa via

male illuminata.

Ti ho vista piangere

quando mi sei passata di fianco

senza accorgerti di me.

Persa nel tuo dispiacere,

nel tuo dolore.

Avrei voluto asciugare quelle lacrime,

fermare quel pianto.

Dirti che mi dispiace di non conoscerti,

di non conoscere il motivo,

di non sapere che parole usare

per poterti consolare.

Mi dispiace del tuo dolore

mia triste, sconosciuta amica.

Mi sforzerò di regalare un sorriso

ad una sconosciuta domani,

fingendo che sia tu.

 

Il poeta maledetto

Notte – scritta il 12 agosto 2008

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Notte.
Notte di aliti di vento,
melodie lontane,
frasi e parole portate dal vento.
Ascolto.
Tendo l’orecchio a carpir dei segreti,
non miei e che nemmeno m’interessano.
Testa all’indietro,
sguardo al cielo.
Quante stelle, dov’è la mia?
Che bella luna,
da quando son nato m’affascina,
mi prende,
rapisce i miei sensi.
Ma adesso un pensiero,
nella mente mi rode.
Lei, dov’è? Cosa fa?
In queste notti d’estate,
ove ancor più distanza ho messo fra me e lei,
se solo tendesse l’orecchio,
sentirebbe la mia voce chiamarla.
Se solo inclinasse la testa,
sentirebbe la mia mano
Accarezzarle il collo.

 

Il poeta maledetto

Parole – scritta l’ 11 agosto 2008

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Che strano essere è il poeta.

pensa quanto tempo sprecato,

a ricercare parole e rime e frasi e sillogismi

e paragoni ed ossimori.

Per cosa? Per spiegar con le parole,

per raccontare, per ricordare, di quei silenzi.

Di quegli stessi silenzi, fra me e te.

Di quei silenzi che t’innalzano ad amore,

e con la stessa furia di un monsone,

ti precipitano in basso,

ti distruggono il cuore.

 

Il poeta maledetto

Gelsomino d’estate – scritta il 9 agosto 2008

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Mia vita,

mio sorriso.

Viaggiatore distratto di un mondo distante.

Vago su strade calde, deserte,

aspettando la fonte, da cui dissetarmi.

Aspettando frescura, un alito di vento,

dal quale respirare.

Estate di cuori,

coppie che si amano,

mano nella mano li vedo camminare,

parlare, baciarsi, viversi.

Ed io li invidio,

e m’attristisco.

La mano volgo avanti,

ad accarezzare un pensiero

delle mie notti tristi,

col solitario compagno cuscino.

Tu,

mia vita,

mio sorriso.

Ti aspetto e ti desidero,

come acqua e fonte a cui dissetarmi d’amore,

come un alito di vento, per respirare

e continuare a vivere.

Perché della tua immagine oramai,

splendida nel tuo candore,

nel tuo sorriso ingenuamente perverso,

respiro e vivo,

ed ho paura di svegliarmi,

ed infrangere un sogno.

Perché altro non esiste nel mio cuore,

che non sia tu,

che non sia il tuo nome.

 

Il poeta maledetto

Credetti di esser forte – scritta il 6 agosto 2008

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Anch’io credetti di esser forte,

e come secolare quercia crebbi.
Avevo una famiglia, una moglie, un figlio.
Più volte il fulmine colpì.

Tutte le volte resistetti.

Mai mi piegai,
mai compromessi accettai.
Ma quando marcio in tronco,

tempesta venne a regolare i conti,
seppur inespugnabile a vedersi, caddi.
E mi spezzai, in fragoroso tonfo.
Forte ero contro tutto e tutti.

Ma al tarlo non pensavo,

generato in me, dai miei affetti.
Dove tempesta e fulmine non poterono,
tarlo e tempesta fecero,
vincendo.
Ed or sconfitto resto, irrimediabilmente.
Tronco abbattuto dal dolore interno.
Imperituro esempio di qual forza non basti,
contro menzogna, inganno,

perverso tradimento.
Non ascia fu a colpirmi o colpo esterno,
ma piccolo tarlo interno a cui credevo,
avrei donato, e gli sarebbe bastata,
vitale linfa mia in eterno.

 

Il poeta maledetto

Per farti mio – 31 luglio 2008

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Sono io,

Sei tu.

Ti ricordi?

Ma certo che ti ricordi.

E come non lo potresti fare?

Ti basta sapere che io ci sono per tremare.

Come potrei io dimenticare?

Son qui per te,

La nera signora mi cede la sua falce,

Ed io ti colpirò.

Son qui per te,

E a lei ti donerò.

Ma aspetta, fammi giocare un po’.

Voglio ricordi, i tuoi ricordi

E me li prenderò.

Son qui per te,

Cosa c’è nel tuo cuore?

Vedrai, lo scoprirò.

Ti ricordi di lei?

Ma certo che ti ricordi di lei.

Son qui per te e per lei,

E non tremare.

Tra un po’ dimenticherai e dimenticherò anch’io.

Sarai parte di me

Ed io mi nutrirò di te.

E saremo uno.

E la nostra lei sarà nostra e mia.

Son qui per te,

Per darti quello che cercavi.

Disperatamente hai cercato in lei

E mi hai trovato.

Ed ora sono qui per te.

E laverò le tue colpe e le mie.

Ti prenderò e sarai mio per sempre.

Più di lei che è stata mia.

Più di lei che è stata tua.

Vieni mio nemico, abbracciami.

Son qui per perdonare,

Per farti mio,

Per darti quest’ultimo caloroso e freddo bacio.

Son qui per te

E con te me ne andrò.

E non tremare.

Ti toglierò quel ghigno squallido,

La tua meschinità, il tuo anonimato.

Crudele sarò

Con la tua crudeltà.

Ti mostrerò la via

Aiutandoti a seguirla.

Son qui per te e per me.

Tramuterò la tua menzogna

In ultimo sacrificio

E sarai libero.

Libero di morire in me.

Son qui per te.

Guardami.

Son qui per te.

 

Il poeta maledetto