Ti parlerò di me – scritta il 6 settembre 2008

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Ti parlerò di me,

anche se ne so poco quanto te.

Ti parlerò di come mi sorprendo

ogni giorno a scoprirmi diverso.

Ti parlerò di me, di quel che faccio,

di quando al mattino a veder

sorgere il sole m’affaccio.

Ti parlerò di me, di quel che sento,

voci, suoni, desideri e parole in tormento,

che piano scivolano in silenzio,

portate via dal vento.

Ti parlerò di me, di quel che vedo,

riflesso nei tuoi occhi di ragazza,

quando affacciandoti nel sole,

nel silenzio di voci e suoni e parole,

contorno evanescente dei pensieri del cuore,

mi guardi.

Dei tuoi occhi profondi nei miei.

D’un sorriso e una carezza,

mentre confondo i giorni miei coi tuoi.

Ti parlerò di me,

di come ogni momento,

io parli di te.

 

Il poeta maledetto

La mummia – scritta il 1 novembre 1995

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M’hanno chiuso qui dentro

e non posso più uscire.

Sto sdraiato sul letto,

ma non voglio dormire.

Giro un poco qui intorno

finché non si fa giorno.

Giro, rigiro,

tutt’intorno è un casino.

Le mie cose per terra:

il mio trono. i miei averi;

i miei numerosi gioielli.

Luccicano alla luce della fiamma

di una torcia che pian piano si spegne.

Se non avessi avuto queste bende,

adesso sarei rimasto al buio.

Quanto vorrei la mia mamma

e magari una cesta di prugne.

Sono solo e ho una fame tremenda.

In questa piramide

prima o poi ci muoio.

 

Il poeta maledetto

 

Sole di mezzanotte – scritta il 13 marzo 1995

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Sole di mezzanotte,

d’illuminare il giorno già ti vergogni;

così crudele, così malvagio.

Preferisci stare qui,

farti vedere nel silenzio della notte

tra le calotte polari.

Dove non c’è il freddo

che è nel cuore degli uomini.

Dove il ghiaccio copre il mondo,

proteggendolo dal bene e dal male.

Sole di mezzanotte,

l’aurora fa da cornice

a un quadro che non esiste.

Un orso annusa l’aria

che non porta profumi.

E tu risplendi sul nulla di qualcosa,

che è molto più grande di te.

Ma è davvero per vergogna

che qui vieni a nasconderti?

Il cervo non volle crederci

e di nascosto ti seguì.

La tigre che tanto ti stimò

a lui si unì.

Ad uno ad uno,

tutti gli amici tuoi più cari,

ti seguirono fino al polo.

Ed è li che ti trovarono;

tra due montagne di ghiaccio,

intento a scaldare

un dolce fiorellino.

Infine stremato dalla fatica

il sole morì.

E il mondo cadde

nelle tenebre più cupe.

non per molto però,

perché per il sacrificio del sole,

il fiorellino sbocciò,

liberando un nuovo sole

che si alzò alto nel cielo.

Quella notte gli animali

videro la luce della vita

del sole di mezzanotte.

 

Il poeta maledetto

 

Il tempo di un giorno – scritta il 5 marzo 1995

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Uno, due, tre, quattro, cinque.

La prima luce che nasce,

dissolvendo le ombre.

Un suono di flauto

che accompagna l’abbraccio del sole,

il suo sorriso sul mondo.

Le nuvole che fuggono nel cielo,

scivolando sull’oro

dei sogni di un bimbo.

I pensieri e i desideri degli uomini

si ritrovano in giochi d’intrecci,

formando colline fiorite.

E’ li dietro che il sole va a morire.

Mentre un alito di vento

muove le foglie degli alberi,

nel silenzio della notte,

nascosto in un cespuglio,

un folletto ripete:

“ottantaseimilatrecentonovantanove,

ottantaseimilaquattrocento,

uno, due, tre”.

la prima luce rinasce,

mentre un giorno nuovo comincia.

 

Il poeta maledetto

 

Vagabondo – scritta il 4 febbraio 1995

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Ho vagabondato per il mondo

per dimenticarti,

sogno magnifico e irrealizzabile.

Ho camminato di giorno e di notte

su strade di pietra e di fango.

Ho valicato monti

lisci come lame di coltelli,

affondando a volte

nella neve fino alle anche.

Ho guadato fiumi

le cui acque vorticose

avrebbero impensierito

perfino le loro stesse creature.

Ho attraversato il deserto sconfinato,

andando avanti per giorni e giorni

sperando che quella fiammella

si estinguesse nel profondo dei miei occhi.

Infine ho solcato l’oceano

in tutta la sua lunghezza,

immergendomi nel più profondo degli abissi,

per dimenticarti.

E quando finalmente vi ero riuscito,

ho ricordato il tuo sorriso

ed il mondo, m’ha gridato il tuo nome.

 

Il poeta maledetto

 

L’attesa – scritta il 1 luglio 1994

 

T’ha detto che un giorno sarebbe tornato,

e lo stai ancora aspettando.

E ricordi le corse sulla spiaggia,

e arrampicarsi sugli scogli,

e quel vascello nella baia

che un giorno l’avrebbe portato via.

Ma Akinu, giovane e bella indigena,

sperava che il suo uomo

non l’avrebbe mai lasciata,

che il vascello,

non fosse più salpato da quell’isola.

E quella sera sulla spiaggia

non hai potuto dirgli no;

e mentre lui ti accarezzava

tu già piangevi la sua lontananza.

E il giorno è venuto,

e il vascello è andato via,

portandosi con se, il tuo marinaio.

E lui t’ha detto che un giorno sarebbe tornato,

e lo stai ancora aspettando.

E il tuo bambino gioca sulla spiaggia

con un granchio e una conchiglia,

mentre il tuo sguardo punta all’orizzonte

per cercare quel vascello che non torna.

Ma tu, lo stai ancora aspettando.

 

Il poeta maledetto

Maledizione – scritta il 27 maggio 1994

 

Nella luce del sole

mi hai negato il tuo amore.

Tra i rumori del giorno

mi hai negato la tua voce.

Al mio abbraccio

hai negato il tuo corpo.

Ed ora che le tenebre

avvolgono il mondo,

ora che non s’ode altro rumore

che quello del pianto

di creature infernali,

a questa luna piena,

pregna di presagi nefasti

io prometto:

che la tua anima

non possa aver mai pace,

perché negandomi il tuo amore

ti sei condannata ad ottener rifiuti

per tutta la vita,

fino alla fine dei tuoi giorni

l’amore ti verrà negato.

La tua voce si leverà con rammarico,

inascoltata.

Perché tu non conosci cosa sia

la voce della verità.

Ed il tuo corpo,

non è stato mio,

non sarà di nessun altro.

Lo prometto, lo prometto alla luna.

Ed insieme al pianto

delle creature infernali,

si leverà un altro pianto: il tuo.

Perché mi hai perso una volta

e mai più mi avrai.

Ma io sarò il tarlo

che distrugge l’albero,

sarò la goccia che rode la pietra.

Sarò la tua dannazione eterna,

il tuo rimorso continuo.

Questa luna testimonierà

la sentenza che io ti infliggo:

Maledetta sarai,

senza di me per l’eternità.

Perché mi hai perso una volta

e mai più mi avrai.

 
Il poeta maledetto

Tenebra e Luce – 21 febbraio 2009

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Come giorno e notte,
di susseguirsi note senza pause,
di tediosa cantilena,
un crepuscolo infinito,
di un’eclissi eterna.
Forzato ad aiutare,
sempre, ad ogni favorevole
e non voluta occasione.
Quasi come condanna,
come una missione suicida
in cui arma del delitto io sono.
Pistola caricata a salve,
che serva a spaventare il male.
Calamita per reietti,
per chi ha qualcosa da chiedere,
per chi ha bisogno di me.
Eppure,
saranno gli occhi azzurri,
la camminata lenta,
lo sguardo sicuro,
a trarre in inganno e a far credere
che pur sen’ali io sia qui,
mandato per servire?
E intanto questa fiamma avvolge,
d’un calore che dentro mi cresce.
D’un dolore e un rancore
che come diavolo rugge.
Rimanendo un’ombra.
Io, prigioniero di me stesso,
che aspetto d’esser liberato.
Io, vittima ogni giorno
di una nuova buona azione.

 

Il poeta maledetto