L’autunno del cuore – scritta il 5 agosto 2003

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Tal foglia d’autunno che,

caduca perse la presa el suo peso;

m’avvidi in agosto che il tempo passava.

E scorsi il passato d’un buco profondo

ch’avvolto dall’ombra si cela alla vista,

ma sol per chi ne ignora l’anfratto.

Sicché io sapevo del buio che

senza toccar con mano vedevo.

Da quel tempo venivo, da li ero passato.

Passato al presente, passato al futuro;

passato anche quello, ed or passato presente.

Ed ebbi paura di ciò che sapevo,

perché non sapevo a che m’avrebbe portato.

E piansi al non saper quale folata aspettare,

di non esser pronto quando fosse arrivata.

E cieco sembravo, nel lento turbarmi.

Ma cieco davvero ero al non pensar,

che foglia non decide se è tempo o no di cadere.

Così aspettai il futuro, come mai avevo fatto in passato.

E la mia anima perse presa e peso,

liberandomi dall’autunno del cuore.

 

Il poeta maledetto

 

La poesia è…

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Cuore e parole son come madre e figlio,
uniti d’indissolubile legame.
Ma sempre l’una genera l’altro,
e mai viceversa.
Un figlio può conquistarsi un sorriso di madre,
ma mai crear quel sorriso a sua volta.
Così mille parole,
possono conquistarsi un brivido al cuore.
Ma solo un battito di cuore,
potrà generare mille di mille
di mille parole nuove.
Questa è la poesia:
il tremito di un cuore,
che vibrando,
colora un foglio,
animando parole.
 
Il poeta maledetto

Amore tu – scritta il 26 dicembre 1995

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Un attimo basta

a perdersi nel tuo sguardo.

Nell’infinito buio di un cuore

che non ti può avere.

Dolcissime labbra

che strappaste all’anima mia il ricordo

di un’età in cui cercavo l’amore

e non trovavo che me;

ora che ti ho davanti e ti guardo

mi accorgo di aver trovato l’amore

e di perderlo.

Ti stringerei fra le mie braccia amore

ma inutile sarebbe prolungare questi attimi.

Ti prego va via.

Prima che il mio dolore si esprima.

Lasciami affondare in una lacrima.

Lasciami solo a ricordare

di quando tu non c’eri.

Ma poi dov’eri?

Perché non ci conosciamo da sempre?

Tu sei nata mia,

sei dentro di me

e adesso vai via.

Un bacio ti prego

per dire addio a un cuore

e all’anima mia.

 

Il poeta maledetto

 

Il filo del telefono – scritta il 5 settembre 1995

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Mi manchi tanto principessa.

Mi manchi e neanch’io so dire quanto.

Per ore aspetto a quel telefono,

e la speranza mia si lega al filo.

Sarai in casa o forse no?

Poi rispondi tu,

e la tua voce mi penetra in cuore.

Vorrei averti vicina,

stringo forte a me la cornetta.

Maledetto telefono, voglio vederti amor mio!

Sei lontana e di tristezza muoio.

Più stringo il filo e più mi sento solo.

 

Il poeta maledetto

 

Dei tuoi occhi – scritta il 9 giugno 1995

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Cos’è quella luce ch’è nei tuoi occhi?

Perché in questo silenzio fra te e me,

seduti su questa panchina,

sento il mio cuore

sussurrare il tuo nome?

Cos’è quella luce ch’è nei tuoi occhi

che offusca la luce di queste mille stelle

che su di noi respirano piano?

Un battito più forte

e il tuo nome è già sulle mie labbra.

Poi va lontano, portato via dal vento.

Ma ho bisogno ancora del tuo nome,

ho bisogno del tuo cuore

sulle mie labbra lasciate vuote.

Di quella luce ch’è nei tuoi occhi.

Di baciarti nel silenzio ch’è fra te e me,

seduti su questa panchina,

in una notte di mille stelle

che su di noi respirano piano.

 

Il poeta maledetto

 

La Paura – scritta il 7 giugno 1995

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Un rumore improvviso

un istante

poi tutto scompare.

Un minuto, un rumore.

Il cuore mi batte

più forte di un tuono

più veloce di un lampo.

Mi giro di scatto,

il viso stravolto.

E’ soltanto caduta una sedia.

Ve n’è ancora l’ombra in terra.

Il rumore è passato:

è soltanto un ricordo.

Però che paura

in quell’istante già vuoto.

 

Il poeta maledetto

 

L’albero – scritta il 4 giugno 1995

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Un albero senza foglie

è sempre un albero.

Ma nessun passero vi si riposa,

né tantomeno vi pone il nido.

Il vento soffia una melodia di pace,

ma per quell’albero è un leggero tocco.

Solo un ricordar cos’è che non ha.

I rami di quell’albero son bagnati.

Chiamala come vuoi:

rugiada, pioggia, resina.

Quell’albero piange.

Giuro che le sue perdute foglie

Ei piange.

Un cuore senza amore

è sempre un cuore.

Ma nessuna gioia vi si distende,

né tantomeno vi è sentimento.

Un cuore senza il tuo amore,

è un albero senza foglie.

Aspetta che un bocciolo rinasca su un ramo

e che il vento soffi una melodia d’amore:

il tuo.

 

Il poeta maledetto

 

Risveglio – scritta il 5 marzo 1995

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Negli occhi chiusi le tenebre stavano.

Il cuore sordo, l’animo muto.

Le coperte per separarsi dal mondo,

un cantuccio per nascondere le mani.

Il respiro regolare sognando di ombre.

Ombre che danzano in lampi di luce,

nel sordomuto buio

delle tenebre della notte.

Poi il sogno finiva e la luce veniva.

Riflessa negli occhi non più chiusi,

dove prima le tenebre stavano.

Le coperte scostate, il cuscino vuoto:

il dormiente è sveglio.

Il giorno è venuto.

 

Il poeta maledetto